L’Ater chiede a 437 famiglie arretrati per 500mila euro

Ricalcolati gli affitti agli inquilini che dai controlli risultano proprietari di immobili Cgil e Sunia insorgono: «È un’ingiustizia sociale, c’è chi non potrà pagare»

PESCARA. A Pescara 437 famiglie assegnatarie di alloggi popolari, al posto degli auguri di Natale, hanno ricevuto delle ingiunzioni di pagamento dall’Ater con importi da versare in media di 5mila euro. Sono gli affitti che gli inquilini avrebbero dovuto pagare negli ultimi dieci anni, sulla base del loro reddito effettivo. Reddito ricalcolato ora dall’azienda che gestisce le case di edilizia residenziale pubblica, perché si è accorta che questi inquilini hanno delle piccole proprietà e non sono, quindi, nullatenenti come avevano fatto credere.

Questa operazione ha gettato nel panico decine di famiglie che ora non sarebbero in grado di soddisfare il loro debito. Cgil e il sindacato degli inquilini Sunia parlano addirittura di «ingiustizia sociale» e sollecitano la giunta regionale a prevedere, nella stesura del prossimo bilancio, adeguate risorse economiche per affrontare i casi di emergenza per le politiche abitative.

La vicenda. Il caso è stato segnalato dal segretario della Camera del lavoro Emilia Di Nicola e dal segretario provinciale del Sunia Eugenio Di Cesare. I due sindacalisti hanno raccontato così questa vicenda. «Alcune famiglie negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, durante il boom edilizio della città di Pescara», hanno scritto in una nota, «si trasferirono nell’entroterra per trovare lavoro, soprattutto nell’edilizia. Fecero domanda per le case popolari e lasciarono le loro famiglie di origine nei paesi di provenienza. Successivamente alla morte dei genitori, queste persone hanno ereditato una porzione di orticello o di rudere nei loro paesi di origine con valori catastali irrisori o pari a zero».

«Ora, l’Ater», hanno proseguito i due sindacalisti, «con un’interpretazione assurda e arbitraria dell’articolo 25 della legge 96, del 1996, ha ritenuto che questi assegnatari, in virtù del fatto di essere diventati proprietari e quindi non più nullatenenti, avrebbero dovuto pagare anziché il canone sociale, un canone di affitto fortemente maggiorato rispetto al reddito effettivo». Così, l’Ater ha ricalcolato la differenza di canone dalla data di assegnazione, con la richiesta degli arretrati.

Stangata da 5mila euro. Quanto dovranno pagare questi inquilini? Secondo la Cgil e il Sunia, gli importi che l’Ater avrebbe mandato a chiedere vanno da 5-6mila euro, fino a 12mila euro. «Cifre», hanno fatto notare i sindacati, «che hanno gettato nel panico le famiglie interessate».

L’azienda ha proposto rateazioni fino a 48 rate, ma decine di inquilini non sarebbero in grado di onorare questi debiti, neppure ricorrendo a delle dilazioni. La cifra precisa che l’Ater conta di incassare sarebbe superiore a 500mila euro, considerando richieste di arretrati di almeno 1.200 euro a famiglia.

Interpretazione della legge. Il Sunia, venuto a conoscenza di questa situazione, è intervenuto richiedendo e ottenendo dal consiglio regionale, nella precedente legislatura, una legge interpretativa dell’articolo 25. «Sembrava che il problema fosse risolto», ha rivelato Di Cesare, «in quanto la norma stabiliva che le disposizioni, di cui all’articolo 25, sono interpretate nel senso che si applicano a tutti i soggetti in possesso delle condizioni reddituali ivi definite, anche se proprietari o usufruttuari, a qualsiasi titolo, di beni immobili. Beni che non producano redditi da locazione o da altra attività economica e che abbiano una rendita catastale o un reddito domenicale inferiori a 100 euro». Il Sunia ha poi aggiunto: «I soggetti gestori degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono tenuti ad attenersi alla presente determinazione dei canoni e a sanare gli eventuali contenziosi inerenti i periodi pregressi». «Invece»,ha concluso il sindacato, «l’Ater ritiene che la legge non può essere retroattiva». Quindi, non possono essere esclusi dal pagamento dei canoni arretrari maggiorati i proprietari di immobili con rendita inferiore a 100 euro.

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