L’imbarazzo europeo su Madrid
La leader scozzese Sturgeon: «Scene scioccanti». Corbyn: «La Spagna si fermi»
BRUXELLES. Bruxelles è rimasta arroccata in un imbarazzato e assordante silenzio di fronte alle violenze della polizia spagnola per impedire il referendum catalano che si è svolto ieri. Un silenzio «inaccettabile» per l'europarlamentare irlandese dello Sinn Fein Matt Carthy e per molti cittadini che hanno inondato di messaggi i social network con messaggi di condanna.
A far sentire la propria voce sono stati invece gli indipendentisti, con la premier scozzese Nicola Sturgeon, che ha invitato le autorità di Madrid a lasciar votare liberamente ed ha parlato di scene «alquanto scioccanti e sicuramente non necessarie».
Anche il premier belga Charles Michel ha usato parole di condanna della violenza che «non può essere una risposta», chiedendo il dialogo tra le parti. A lui si è associato lo sloveno Miro Cerar, che ha rivolto un appello a trovare «soluzioni pacifiche». «Le ferite sono profonde», ha osservato il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevicius, ma ora «il dialogo con la propria gente è un dovere per la Spagna».
Fra i socialisti, nette le parole di condanna delle violenze del numero uno del Labour Jeremy Corbyn che ha parlato di «violenza scioccante della polizia contro i cittadini in Catalogna» invitando il governo spagnolo ad «agire per fermarla».
I leader delle istituzioni Ue, tutti della famiglia del Ppe - la stessa del Partido Popular del premier spagnolo Mariano Rajoy - hanno evitato invece dichiarazioni ufficiali, nell'attesa di metabolizzare la situazione, ma soprattutto cercando la linea, stretti tra un voto incostituzionale e un rispetto della Costituzione imposto con la violenza. Una questione rimandata comunque solo di poche ore, visto che oggi si apre la plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. A rompere gli indugi sono stati invece il leader dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo Gianni Pittella, e quello dei liberali dell'Alde Guy Verhofstadt. La guida del Ppe, Manfred Weber, ha preferito tacere. Pittella, pur rimarcando il carattere di illegalità del «non-referendum», ha definito quello di ieri un «giorno triste per la Spagna e per l'intera Europa», attaccando frontalmente Rajoy, accusato di «non aver fatto niente per evitare» le violenze. L’esponente italiano ha giudicato «scandaloso che il governo spagnolo non abbia aperto un dialogo prima, ignorando la voce di tanti catalani». Verhofstadt, dal canto suo, ha sottolineato che «la strada può essere solo una soluzione negoziata nella quale siano coinvolte tutte le parti politiche, inclusa l'opposizione al Parlamento catalano, e il rispetto della legge costituzionale e l'ordine legale del Paese».
A far sentire la propria voce sono stati invece gli indipendentisti, con la premier scozzese Nicola Sturgeon, che ha invitato le autorità di Madrid a lasciar votare liberamente ed ha parlato di scene «alquanto scioccanti e sicuramente non necessarie».
Anche il premier belga Charles Michel ha usato parole di condanna della violenza che «non può essere una risposta», chiedendo il dialogo tra le parti. A lui si è associato lo sloveno Miro Cerar, che ha rivolto un appello a trovare «soluzioni pacifiche». «Le ferite sono profonde», ha osservato il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevicius, ma ora «il dialogo con la propria gente è un dovere per la Spagna».
Fra i socialisti, nette le parole di condanna delle violenze del numero uno del Labour Jeremy Corbyn che ha parlato di «violenza scioccante della polizia contro i cittadini in Catalogna» invitando il governo spagnolo ad «agire per fermarla».
I leader delle istituzioni Ue, tutti della famiglia del Ppe - la stessa del Partido Popular del premier spagnolo Mariano Rajoy - hanno evitato invece dichiarazioni ufficiali, nell'attesa di metabolizzare la situazione, ma soprattutto cercando la linea, stretti tra un voto incostituzionale e un rispetto della Costituzione imposto con la violenza. Una questione rimandata comunque solo di poche ore, visto che oggi si apre la plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. A rompere gli indugi sono stati invece il leader dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo Gianni Pittella, e quello dei liberali dell'Alde Guy Verhofstadt. La guida del Ppe, Manfred Weber, ha preferito tacere. Pittella, pur rimarcando il carattere di illegalità del «non-referendum», ha definito quello di ieri un «giorno triste per la Spagna e per l'intera Europa», attaccando frontalmente Rajoy, accusato di «non aver fatto niente per evitare» le violenze. L’esponente italiano ha giudicato «scandaloso che il governo spagnolo non abbia aperto un dialogo prima, ignorando la voce di tanti catalani». Verhofstadt, dal canto suo, ha sottolineato che «la strada può essere solo una soluzione negoziata nella quale siano coinvolte tutte le parti politiche, inclusa l'opposizione al Parlamento catalano, e il rispetto della legge costituzionale e l'ordine legale del Paese».