cepagatti. ha ferito la vicina a sangue dopo la lite per i cani 

L’infermiere va ai domiciliari con il braccialetto elettronico

PESCARA. Lascia il carcere per gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, Alessandro Di Nardo, l’infermiere di 31 anni che mercoledì scorso, a Cepagatti, ha colpito alle spalle una...

PESCARA. Lascia il carcere per gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, Alessandro Di Nardo, l’infermiere di 31 anni che mercoledì scorso, a Cepagatti, ha colpito alle spalle una donna di 58 anni, V.D.C., di origine brasiliana, ma residente a Cepagatti come l’indagato, dopo una futile discussione scaturita dai cani che entrambi avevano al guinzaglio.
Tentato omicidio è l'accusa che gli contesta la procura. Ieri, assistito dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Amicarelli, Di Nardo è stato sottoposto dal gip Mariacarla Sacco all’interrogatorio di garanzia condizionato dalle precarie condizioni psichiche dell’indagato che tempo addietro è stato protagonista di un gravissimo incidente stradale per il quale finì in coma, con evidenti conseguenze sulla sua stabilità. Tanto è vero che la decisione adottata dal giudice di metterlo agli arresti domiciliari è stata presa anche a seguito della richiesta del pm Gennaro Varone che ha chiesto per lui una perizia psichiatrica.
Il banale litigio sarebbe nato per i cani, motivo per cui la 58enne, in compagnia di una sua amica, ha chiesto al padrone del Labrador “Mia” di non avvicinarsi. Una richiesta che sarebbe stata presa dal giovane come un affronto. Al giudice, mostrando le sue evidenti difficoltà, l’arrestato avrebbe riferito di aver dovuto colpire la donna per non subire lui conseguenze più gravi, «mi sono dovuto difendere altrimenti oggi non stavo qui». E ancora: «ero a spasso con il mio cane al guinzaglio rispettando le regole, ma loro non volevano che stessi lì».
Ma la versione riferita dalla vittima, dalla sua amica testimone e da una vicina che era sull'uscio ed avrebbe assistito all’aggressione, sono completamente diverse. Mentre la vittima stava cercando di aprire il cancelletto di casa per sfuggire da quell’uomo che le inveiva contro, sarebbe stata colpita da dietro con un portachiavi appuntito di 7 centimetri che l’indagato aveva con sé. Due colpi che l’hanno fatta cadere a terra sanguinante. Il tutto sarebbe stato ripreso anche dalle telecamere della zona.
L’indagato non sarebbe neppure stato in grado di riferire al giudice se la donna, quando lui si è allontanato per tornarsene a casa, era in piedi o a terra, affermando di averla colpita con le mani mentre gli stava di fronte, mentre la vittima è stata colpita alle spalle. Ora bisogna attendere i tempi necessari per capire con una perizia quali siano le reali condizioni psichiche dell’infermiere. (m.cir.)