La Cgil: «Bonifica per far ripartire Bussi»

Per D’Addario (Filctem) in quattro anni nel centro della Val Pescara si sono persi 250 posti di lavoro

BUSSI SUL TIRNO. «La crisi economica in Val Pescara è arrivata in largo anticipo rispetto a quella esportataci dagli Stati Uniti che ha colpito l'Europa. A Bussi, ha fatto il suo esordio nel 2002 quando Solvay ha acquistato il gruppo Montedison dichiarando malato terminale lo stabilimento di Bussi. Solo negli ultimi 4 anni, cioè dall'inizio della crisi europea, a Bussi si sono persi oltre 250 posti di lavoro tra diretti ed indiretti». È questa l'analisi sullo stato di crisi tracciato dal sindacalista, segretario provinciale della Filctem Cgil, Giovanni D'Addario, come premessa per suonare un ulteriore svegliarino alle Istituzioni (Regione in primis), ai partiti politici, parti sociali e soprattutto al Ministero dell'Ambiente ad accelerare i tempi per la bonifica e la reindustrializzazione del sito chimico.

D'addario prova a monetizzare il danno economico prodotto dalla da lui stesso definito devastante. «Dei 250 posti persi, 150 erano di persone che lavoravano con il contratto Chimico e una retribuzione lorda annua di circa 25mila euro che moltiplicati per i 150 lavoratori licenziati da Solvay fanno circa 3 milioni 750mila euro lordi l'anno. Dall'indotto prevalentemente metalmeccanico sono scomparsi 100 posti con reddito procapite lordo di circa 20mila euro l'anno per un totale di 2milioni di euro ed un totale complessivo annuo di 5milioni 750mila euro lordi l'anno che a loro volta moltiplicati per gli anni della crisi, cioè 4 fanno 23milioni di euro lordi di mancato guadagno nel territorio di Bussi. Una crisi nella crisi», commenta D'Addario «che ha provocato una recessione dei consumi ed ha generato il collasso delle attività commerciali del territorio, aumentando il numero dei disoccupati. A questo poi si aggiunge il dramma dei 50 esodati fuoriusciti dal polo chimico i quali», continua il sindacalista, «a causa della riforma Fornero alla fine degli ammortizzatori sociali che inizieranno a scadere ad agosto 2012, rischiano di rimanere senza pensione e senza lavoro, avendo un'età compresa tra i 56 e 60 anni».

D'Addario ricorda come finora sul palcoscenico dei proclami si siano alternati politici e cariche istituzionali di varia estrazione, dichiarando impegno per la reindustrializzazione del sito chimico di Bussi senza che poi si sia dato seguito alle promesse.

«Bussi per via dell'inquinamento è un sito di interesse nazionale (Sin) il quale per invertire il suo declino deve essere bonificato. Ci sono 50 milioni di euro per bonificare le aree dismesse», incalza D'Addario , «e la proprietaria del sito, la Solvay ha dichiarato non strategico per l'azienda il sito di Bussi, mettendo a disposizione le aree, c'è infine chi ha manifestato la volontà di investrire in quel sito, la Toto spa. Dunque bando ai proclami», afferma D'Addario, «che si punti ad essere operativi con il massimo del rispetto delle leggi e dell'ambiente e si lavori su ciò che da anni, centro destra e centro sinistra, hanno annunciato di voler fare: la bonifica e la reidustrializzazione. In questo territorio" conclude il sindacalista, la popolazione vuol tornare a lavorare per essere di nuovo quell'entroterra produttivo come lo è stato da oltre cento anni e per riconquistare un progetto di sviluppo nuovo e sostenibile in grado di garantire lavoro e benessere».

Walter Teti

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