La disoccupazione cala all’11,1%. Bene i giovani, record di donne
L’Istat: l'occupazione femminile in Italia raggiunge a giugno il 48,8%: è il valore più alto registrato dal 1977. Diminuisce il numero dei senza lavoro tra 15 e 24 anni, ma è boom di contratti a tempo determinato
ROMA. La disoccupazione scende, tornando all'11,1%, intorno ai livelli più bassi da quasi cinque anni. E stavolta cala anche il numero dei senza lavoro tra i giovani, al 35,4%, anche se il dato resta alto: nella zona euro, dove il tasso generale migliora al 9,1%, fanno peggio solo Spagna e Grecia. Ma nella raffica di dati sul mese di giugno la vera novità è il record registrato dall'Istat per le donne a lavoro: il tasso di occupazione femminile non era mai stato così alto dal 1977. Per il momento però ci si vede accontentare del 48,8%, che significa meno della metà dentro e il resto fuori. Non è però questo il solo picco rilevato, la corsa dei contratti a termine non si è fermata e siamo ai massimi dal 1992. Stesso riferimento temporale vale per i lavoratori autonomi, il popolo delle partite Iva, però a segno invertito: siamo a un minimo. Intanto arriva anche la prima stima sull'inflazione di luglio e con questa un nuovo rallentamento. L'indice si attesta all'1,1%, il valore più basso da gennaio, poco sotto la media del'Ue a 19 (all'1,3%). Ma ancora più conveniente è il carrello della spesa, grazie agli 'scontì si frutta e verdura.
Guardando al dato più generale sul lavoro, il saldo è positivo: giugno si chiude con 23mila occupati in più, recuperando in parte il calo di maggio. Ha dunque trovato posto una fetta dei disoccupati (scesi di 57mila) ma una parte è andata a ingrossare le fila degli inattivi, tra cui compaiono gli scoraggiati.
Per le donne gli indicatori guardano tutti all'insù. Sono loro a trascinare il mercato del lavoro. «Buone notizie», commenta il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che esprime «fiducia» nei risultati del «Jobs Act» e per il «ritorno della crescita». Ora quello che conta, aggiunge, è che la spinta arrivi «alle famiglie». Di risultati «importanti» parla anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Gli esperti, come il presidente dell'Anpal, Maurizio Del Conte, indicano la ripresa come una delle cause nell'aumento dei contratti a termine, a cui si deve per intero l'aumento dell'occupazione, considerati una forma di rapporto che «anticipa le fasi del ciclo economico».
Non è d'accordo la Cgil, che riferendosi ai 2 milioni 690mila dipendenti a tempo, parla di «estrema precarizzazione». Anche per la Uil «occorre evitare che le imprese tendano a prolungare, impropriamente, il lavoro a termine». Secondo le opposizioni non c'è, infatti, da festeggiare. «Ci batteremo nelle prossime ore per portare avanti un provvedimento che reintegri alcune delle garanzie previste dall'articolo 18», promette Roberto Speranza di Mdp. La Lega lamenta come il lavoro creato sia «quasi esclusivamente temporaneo e stagionale», circoscritto alle vacanze estive, mentre per il M5s è un «bluff totale».
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti invita a guardare al confronto su base annua, con l'occupazione che «cresce di 147mila unità» e da febbraio 2014 di «821mila», di cui «553mila» sono dipendenti «permanenti». Soddisfatta la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che però avverte: «Nella prossima legge di Bilancio ci dovrà essere più spazio ancora per donne e famiglia».
Nella manovra ci si aspetta pure il taglio del cuneo contributivo per i giovani assunti stabilmente. L'ipotesi è un dimezzamento per i primi 3 anni di lavoro (per proseguire poi con uno «sconto» di 3 punti sull'aliquota). Ma a soffrire di più sono gli autonomi, mai così pochi in Italia (scesi a 5 milioni 298mila).
Guardando al dato più generale sul lavoro, il saldo è positivo: giugno si chiude con 23mila occupati in più, recuperando in parte il calo di maggio. Ha dunque trovato posto una fetta dei disoccupati (scesi di 57mila) ma una parte è andata a ingrossare le fila degli inattivi, tra cui compaiono gli scoraggiati.
Per le donne gli indicatori guardano tutti all'insù. Sono loro a trascinare il mercato del lavoro. «Buone notizie», commenta il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che esprime «fiducia» nei risultati del «Jobs Act» e per il «ritorno della crescita». Ora quello che conta, aggiunge, è che la spinta arrivi «alle famiglie». Di risultati «importanti» parla anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Gli esperti, come il presidente dell'Anpal, Maurizio Del Conte, indicano la ripresa come una delle cause nell'aumento dei contratti a termine, a cui si deve per intero l'aumento dell'occupazione, considerati una forma di rapporto che «anticipa le fasi del ciclo economico».
Non è d'accordo la Cgil, che riferendosi ai 2 milioni 690mila dipendenti a tempo, parla di «estrema precarizzazione». Anche per la Uil «occorre evitare che le imprese tendano a prolungare, impropriamente, il lavoro a termine». Secondo le opposizioni non c'è, infatti, da festeggiare. «Ci batteremo nelle prossime ore per portare avanti un provvedimento che reintegri alcune delle garanzie previste dall'articolo 18», promette Roberto Speranza di Mdp. La Lega lamenta come il lavoro creato sia «quasi esclusivamente temporaneo e stagionale», circoscritto alle vacanze estive, mentre per il M5s è un «bluff totale».
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti invita a guardare al confronto su base annua, con l'occupazione che «cresce di 147mila unità» e da febbraio 2014 di «821mila», di cui «553mila» sono dipendenti «permanenti». Soddisfatta la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che però avverte: «Nella prossima legge di Bilancio ci dovrà essere più spazio ancora per donne e famiglia».
Nella manovra ci si aspetta pure il taglio del cuneo contributivo per i giovani assunti stabilmente. L'ipotesi è un dimezzamento per i primi 3 anni di lavoro (per proseguire poi con uno «sconto» di 3 punti sull'aliquota). Ma a soffrire di più sono gli autonomi, mai così pochi in Italia (scesi a 5 milioni 298mila).