Pescara
La mamma del bimbo che ha ingoiato coca: non siamo tossicodipendenti
La giovane donna dà la sua versione del dramma che l'ha colpita e si difende dai sospetti su cui sta indagando la squadra Mobile: "E' stato un terribile incidente"
PESCARA. "Io e mio marito non siamo tossicodipendenti, mio figlio ha raccolto la droga per strada e quello che è successo a lui poteva succedere a qualunque bambino". Distrutta dal dolore, parla la mamma del bambino di 20 mesi ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di Rianimazione dell'ospedale di Pescara dopo aver ingerito un involucro di droga, presumibilmente cannabis e cocaina. La giovane mamma, pescarese di 20 anni di cui non diamo il nome per tutelare il minore, racconta al Centro quei terribili momenti su cui peraltro la squadra Mobile diretta da Pierfrancesco Muriana sta facendo ulteriori accertamenti per ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti.
Questa è la versione della madre del bimbo data alla polizia (contattata dall'ospedale nel pomeriggio di giovedì) e ribadita al quotidiano il Centro: "Giovedì sono stata con mio figlio al colloquio in carcere con mio marito, dalle 12.15 alle 13,15. Dovendo tornare da San Donato alla parte opposta della città, in piazza Duca degli Abruzzi, dove abito, sono arrivata a piedi con il bambino fino al Ferro di cavallo, in via Tavo a Rancitelli, per cercare un passaggio. Ma il tempo di cercare il telefonino nella borsa e ho visto mio figlio che metteva qualcosa in bocca. Ho cercato di toglierglielo subito, ma lui quasi per sfida l'ha inghiottito immediatamente. Ho fatto in tempo a tirargliene fuori un pezzettino, non sapevo cosa fosse, ma dall'odore mi è sembrato del fumo e mi sono subito preoccupata. Ho iniziato a gridare, che dovevo andare all'ospedale, anche se lui stava bene e continuava a ridere e a muoversi. Al pronto soccorso sono andata direttamente dentro, urlavo, urlavo che mio figlio era drogato, e alla fine mi hanno dato retta anche se lui sembrava che stesse bene. Ora quello che mi interessa è solo che si salvi. Che si risvegli e si salvi. Ma che non si dica che siamo tossicodipendenti. MIo marito è vero, è in carcere, ma per furto. Con la droga non c'entra proprio niente. E figuriamoci io, che non bevo neanche un bicchiere di birra".
Intanto proseguono le indagini della Mobile che, dopo alcune perquisizioni domiciliari a caccia di eventuali tracce di sostanza stupefacente riconducibile a quella ingerita dal piccolo, sta continuando a sentire le persone che nei momenti del dramma gravitavano intorno alla madre e al bambino. L'obiettivo è quello di verificare se il bambino abbia effettivamente raccolto la droga per strada, come dice la madre, o se ci siano eventuali responsabilità e negligenze.