La marineria di Pescara dice no al nuovo porto
Il dragaggio bloccato, Di Giovanni contesta il maxi progetto di deviare il fiume: "Impossibile aspettare per togliere i fanghi, si inizi dal 16 settembre"
PESCARA. Pescatori e armatori contro il progetto del nuovo porto: «La deviazione del fiume Pescara è una pessima soluzione al problema del porto. Non vogliamo essere obbligati ad accettare la darsena prevista dal Prg portuale per avere il dragaggio: l’abbiam o già bocciata. Ci aspettiamo che il 16 settembre prossimo inizino le operazioni di dragaggio con l’uso della vasca di colmata sulla banchina di levante e il riciclo a terra. Non ci sembra ci siano altri modi». L’associazione Armatori interviene così per contestare il progetto elaborato da Rosario Pavia, docente ordinario di Urbanistica della facoltà di Architettura dell’università D’Annunzio, e da Paolo De Girolamo e Alberto Noli che prevede di deviare il corso del fiume e traslare in avanti la foce. Secondo Pavia, i lavori sono indispensabili sia per rilanciare lo scalo che per evitare il rischio esondazione causato dal mancato dragaggio. In base al progetto, il dragaggio deve essere legato proprio ai lavori: in assenza di interventi radicali, sottolinea Pavia, il porto rischia il declassamento da scalo nazionale a regionale. «Finalmente i progettisti gettano la maschera sulle loro intenzioni riguardo al dragaggio», scrive polemico il presidente degli armatori Lucio Di Giovann i che torna a chiedere il dragaggio subito. «La verità è semplicemente questa», continua Di Giovanni, armatore rimasto incagliato in porto con il suo peschereccio Maria Teresa, «e cioè che il dragaggio di normale manutenzione del porto-canale, eccetto che per l’anno 2008, non si fa da una quindicina d’anni. Moltiplicando per 40 mila metri cubi che si accumulano ogni anno, fanno 500 mila metri e passa da dragare attualmente».
I pescatori rilanciano la loro soluzione, studiata insieme al Wwf e all’architetto Alberto Polacco, con l’allungamento del canale: «È una proposta di soluzione sulla scia di uno storico porto-canale salvando con pochi soldi i guasti del passato», dice Di Giovanni, «e senza fare inutili previsioni per il futuristico traffico crocieristico e commerciale, descritto nella relazione recnica del Prp, per il semplice motivo che nei paraggi di Pescara non ci sono le profondità sufficienti a tale scopo, né gli spazi, né la ferrovia e via dicendo. E la natura non si può forzare più di tanto».
Secondo gli armatori, «il pericolo di esondazione esiste ma è un’ipotesi statisticamente molto bassa. Il vero pericolo, statisticamente alto, è quello che , adesso, cioè tutti i giorni, i pescherecci corrono nello spostarsi dentro il vecchio bacino: solo nell’ultima settimana, prima del fermo cominciato il 9 luglio scorso, 4 pescherecci hanno fatto danni alle eliche e agli invertitori». ©RIPRODUZIONE RISERVATA