«La mia Asl sarà divisa per poli»
Il piano del direttore generale D’Amario per recuperare 10 milioni
PESCARA. L’ospedale di Pescara punterà all’emergenza chirurgica e medica, il presidio di Popoli diventerà un polo riabilitativo in grado di attrarre pazienti anche da fuori regione, mentre quello di Penne avrà una forte caratterizzazione geriatrica. Per trenta giorni, Claudio D’Amario, da cinque mesi direttore generale della Asl di Pescara, ha lavorato al piano di riorganizzazione della sanità pescarese. «Un progetto lineare, prendendo a modello piani nazionali ed europei». «Ma un progetto folle», prosegue il manager, «perché, attualmente, è come se l’Abruzzo avesse 35 ospedali su un quartiere di Roma. Un po’ troppi». L’Abruzzo è una delle regioni italiane a dover sopportare il peso di un piano di rientro dai debiti sanitari, sotto l’occhio del commissario governativo Gino Redigolo. «Il consuntivo del 2008», spiega D’Amario, «è di meno 30 milioni di euro, un disastro economico finanziario». E’ questo il numero da cui D’Amario è partito per costruire il suo piano biennale: «Razionalizzazione della spesa, diminuzione dei costi, diversificazione dei presidi ospedalieri, dando risposte adeguate al territorio e creando dei poli. Qualità delle prestazioni sanitarie attirando anche pazienti da altre regioni. Con questo programma, è previsto un rientro di 10 milioni di euro già nel 2009». D’Amario, informale nella polo bianca, racconta seduto nel suo studio al primo piano della direzione della Asl, nel vecchio ospedale di Pescara. Affronta, il nodo più spinoso: l’occupazione. «Il programma di rientro non prevede un piano di assunzioni finché quest’azienda non dimostrerà di aver iniziato un pensiero di razionalizzazione delle risorse. Non ci saranno licenziamenti e le assunzioni si faranno per concorso. Il primo atto è stato quello di ridefinire le regole di governo del personale in termini di accordi e relazioni sindacali. Ci sarà un sistema di valutazione, premiante, in cui si andrà a valutare il grado d’impegmo di ogni unità operativa». Con la voce ferma, poi, parla della nuova linea di pensiero della sanità pubblica pescarese, quella diversificazione che è al centro dei cambiamenti dei tre presidi ospedalieri di Pescara, Penne e Popoli. «Pescara sarà concentrata sull’emergenza chirurgica e medica, sfruttando al meglio tutte le attività secondo criteri di deospedalizzazione: pochi posti letto e molti servizi. Per il presidio di Popoli puntiamo a creare due grandi poli: uno riabilitativo, che manca in Abruzzo, e che prevede il rientro di pazienti dalle altre province e l’attrazione di quelli di fuori; e un polo di chirurgia programmata, basata sulla riduzione della durata della degenza». «Ma insomma», si domanda retoricamente D’Amario, alternando l’eloquio professionale a quello più libero, «è possibile che qui si sequestrano i pazienti?». «E invece penso che occorra migliorare la qualità percepita dai pazienti, snellire i tempi di degenza e di attesa». «Infine, il presidio di Penne», prosegue il manager, «che accanto alle discipline medico-chirurgiche di base, diventerà centrale nella geriatria a lunga degenza di cui oggi si sente bisogno». In quello che nel piano di riordino si chiama macrolivello territoriale, D’Amario presenta i nuovi distretti che da 13 passeranno a 6. «Quello di Pescara nord che sarà completato con l’acquisto di un terreno a San Donato e che ospiterà tutte le specializzazioni di base. Poi, uno per Pescara centro che farà riferimento all’ospedale; quello di Montesilvano, l’area vestina di Città Sant’Angelo, Spoltore, Pianella, e l’altro Maiella Morrone per Caramanico e San Valentino». Infine, i consultori: «Diminuiranno», conclude D’Amario, «ma saranno più efficienti, così come l’attività amministrativa che sarà centralizzata. |