La nonna di Crox: adesso  la giustizia non mi tradisca, pena giusta per gli assassini 

Mercoledì saranno 4 mesi dal delitto nel parco: «Apprendere come abbiano ucciso il mio piccolo Christopher mi ha distrutto, era a terra e l’hanno sfregiato»

PESCARA. Lo chiama «il mio piccolo Christopher» con un amore condannato per sempre a restare inafferrabile. È un amore sospeso, che non si può stringere e si può vivere soltanto a senso unico, quello di Olga Cipriano, la nonna di Christopher Thomas Luciani. Mercoledì prossimo saranno passati 4 mesi dall’omicidio di Christopher, un ragazzo di 16 anni accoltellato 25 volte dalle mani di due amici 17enni. Le indagini sul delitto nel parco Baden Powell di via Raffaello sono chiuse. E adesso la nonna di Crox, il soprannome di Christhoper che una città intera ha imparato, aspetta: «Voglio sperare nella giustizia e che non mi tradisca».
Cipriano pesa le parole e racconta la sua missione dopo la perdita del nipote che lei stessa aveva cresciuto: «Da tempo sto portando avanti una campagna di sensibilizzazione con l’associazione “Crox per la riscoperta dei valori”, spero vivamente che gli autori di un gesto così barbaro vengano puniti con le giuste pene altrimenti non saprei proprio cosa raccontare ai giovani che tutti i giorni incontro». Ogni volta, è come torturarsi ma è il sacrificio che nonna Olga è disposta a sopportare per tenere via la memoria di Christopher e per aprire gli occhi ai ragazzi.
«Vivo nel dolore e non ho veramente parole», dice nonna Olga dopo la pubblicazione sul Centro del verbale di confessione di uno dei due minorenni assassini: una ricostruzione fredda di quello che è successo prima, durante e dopo l’omicidio del 23 giugno scorso. Dalla trappola per farsi ridare i soldi, alle coltellate sferrate nell’indifferenza del branco, fino ai calci, allo sputo e a una sigaretta spenta su quel corpo fragile in agonia, abbandonato in mezzo alle sterpaglie vicino al muraglione della ferrovia. E poi i selfie, le risate e il tuffo al mare: «Gianni ci disse anche che doveva rimanere tutto fra noi e dovevamo cancellare tutti i messaggi. Ce lo ha detto al mare: ci ha preso e ci ha detto, “zitti, questa cosa rimane fra noi”». Il movente, un debito di droga di circa 200 euro.
«Apprendere come abbiano ucciso il mio piccolo Christhopher e di quanto strazianti siano stati i suoi ultimi attimi di vita mi ha distrutto», dice la nonna, «non riesco a capacitarmi di come due ragazzi possano togliere la vita ad un loro amico con una crudeltà così efferata. Sfregiandolo con calci, sputa e sigarette sul volto quando ormai era a terra indifeso».
I due assassini sono il figlio di una insegnante e avvocatessa e il figlio di un ufficiale dei carabinieri: per loro, la procura dei minorenni dell’Aquila, con il pm Angela D’Egidio e il procuratore David Mancini, ha chiesto il giudizio immediato ma entrambi hanno risposto con la richiesta di rito abbreviato subordinato alla perizia psichiatrica. «Voglio sperare nella giustizia e che non mi tradisca», dice Olga Cipriano per scacciare l’incubo di un possibile sconto di pena.
Gli avvocati Giacomo Marganella e Cecilia Ventura, che assistono la nonna di Crox, dicono: «La confessione di chi è coinvolto non fa altro che confermare quanto feroci e deprecabili siano state le condotte che hanno portato alla morte della parte offesa. Dalle indagini emergono responsabilità chiare che non possono lasciare spazio a scusanti e attenuanti. Le figure coinvolte hanno agito con freddezza, crudeltà e metodicità, infierendo sul corpo di una vittima inerme per poi recarsi al mare, anche spendendosi in battute su quanto era avvenuto, senza il minimo rimorso per quanto posto in essere o la minima remora. Anche i comportamenti immediatamente successivi al fermo non lasciano spazio a dubbi circa la totale indifferenza verso i gesti che sono stati compiuti». I due legali proseguono: «Si è provveduto a depositare una perizia autoptica a firma del dottor Ildo Polidoro dalla quale emergono in maniera inconfutabile ed inequivocabile tutte le colpevolezze, puntualizzando ulteriormente e definitivamente sugli eventi a causazione della morte nonché dimostrando in maniera schiacciate le responsabilità degli imputati».