La protesta dei precari invisibili
Centinaia di insegnanti in piazza contro la riforma della scuola
PESCARA. Un'insegnante stile Gelmini in tailleur blu, collana di perle e ventiquattrore e tre docenti con il volto coperto da una maschera di cartapesta bianca con la scritta "Precario invisibile". Istantanee dalla "Notte della conoscenza", la protesta pescarese contro la riforma più contestata del momento. Che richiama quasi 400 professori nel cuore della città.
Tra i «reperti di una scuola che non c'è più», le canzonette goliardiche e il banchetto con gli esperimenti scientifici dimenticati - allestiti ieri sera in piazza Sacro Cuore a partire dalle 18 - spicca un cervello sepolto da cumuli di carta straccia.
«Dobbiamo difendere a denti stretti il diritto allo studio delle nuove generazioni», esorta Laura Di Nicola, energica insegnante di ruolo all'Itc Acerbo, «abbiamo il dovere morale di protestare contro i tagli del personale e contro la politica del governo. La scuola è un bene pubblico: tra le sue pareti ci passiamo tutti, c'è poi chi decide di rimanervi come insegnante». La notte della conoscenza è popolata da una folla vivace, colorata e creativa.
I rappresentanti sindacali iscritti alla Flc-Cgil stringono la mano ai Cobas, il coordinamento precari solidarizza con il movimento organizzato dai lavoratori della scuola del capoluogo adriatico e della sua provincia. La rete studenti dei giovani comunisti distribuisce volantini accanto a Sinistra ecologia e libertà.
La manifestazione è scandita da musiche, proiezioni video, performance goliardiche e momenti di informazione. Secondo le stime diffuse dai precari scuola Abruzzo, nell'anno scolastico 2010/2011 c'è stata una diminuzione di 1.112 posti di lavoro, suddivisi tra 679 docenti e 433 Ata. I tagli si aggiungono ai 1.509 contratti in meno del 2009/2010 (1.109 insegnanti e 400 Ata) che fanno lievitare le cifre a 2.621 precari non riconfermati in tutta la regione.
Il clima di sfiducia e la mancanza di prospettive lavorative di tantissimi insegnanti senza contratto si sommano alle considerazioni degli studenti che si ritrovano a subire le conseguenze della riforma Gelmini dall'altra parte della barricata.
«Le classi sono sempre più numerose: quest'anno siamo arrivati a 28 alunni, ma la nostra aula non è abbastanza ampia per contenere tutti i banchi», raccontano Valerio Sereno e Daniele De Sanctis del liceo scientifico Da Vinci, «a dispetto delle norme di sicurezza, non ci sono spazi tra una fila e l'altra. Non vengono effettuate le supplenze e, in assenza dei docenti di ruolo, aumentano le uscite anticipate e gli arrivi in classe dopo la seconda ora».
Uno speciale registro è sistemato in uno dei gazebo. Chi vuole, può scrivere proposte o suggerimenti oppure esprimere preoccupazioni sui problemi degli istituti scolastici della provincia. Nel mare magnum di commenti lasciati da studenti e insegnanti, fioccano le critiche: «E' possibile che la scuola ometta di diffondere le circolari delle assemblee sindacali? Questo avviene all'Istituto professionale Michetti», si legge sulla prima pagina del registro. Risale a pochi giorni fa la notizia secondo cui l'Italia è il fanalino di coda nella classifica Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) quanto a investimenti nell'istruzione.
«La sicurezza degli istituti scolastici abruzzesi è a rischio», ribattono Antonella Di Nunzio, insegnante di Chieti e precaria da dieci anni e la sua collega Alessia Gagliardi, al quinto anno di supplenze nel mondo della scuola. «I tagli», aggiungono, «hanno favorito l'accorpamento delle classi e l'aumento del numero di studenti per ogni aula. Tutto questo incide negativamente sulla sicurezza».
Tra i «reperti di una scuola che non c'è più», le canzonette goliardiche e il banchetto con gli esperimenti scientifici dimenticati - allestiti ieri sera in piazza Sacro Cuore a partire dalle 18 - spicca un cervello sepolto da cumuli di carta straccia.
«Dobbiamo difendere a denti stretti il diritto allo studio delle nuove generazioni», esorta Laura Di Nicola, energica insegnante di ruolo all'Itc Acerbo, «abbiamo il dovere morale di protestare contro i tagli del personale e contro la politica del governo. La scuola è un bene pubblico: tra le sue pareti ci passiamo tutti, c'è poi chi decide di rimanervi come insegnante». La notte della conoscenza è popolata da una folla vivace, colorata e creativa.
I rappresentanti sindacali iscritti alla Flc-Cgil stringono la mano ai Cobas, il coordinamento precari solidarizza con il movimento organizzato dai lavoratori della scuola del capoluogo adriatico e della sua provincia. La rete studenti dei giovani comunisti distribuisce volantini accanto a Sinistra ecologia e libertà.
La manifestazione è scandita da musiche, proiezioni video, performance goliardiche e momenti di informazione. Secondo le stime diffuse dai precari scuola Abruzzo, nell'anno scolastico 2010/2011 c'è stata una diminuzione di 1.112 posti di lavoro, suddivisi tra 679 docenti e 433 Ata. I tagli si aggiungono ai 1.509 contratti in meno del 2009/2010 (1.109 insegnanti e 400 Ata) che fanno lievitare le cifre a 2.621 precari non riconfermati in tutta la regione.
Il clima di sfiducia e la mancanza di prospettive lavorative di tantissimi insegnanti senza contratto si sommano alle considerazioni degli studenti che si ritrovano a subire le conseguenze della riforma Gelmini dall'altra parte della barricata.
«Le classi sono sempre più numerose: quest'anno siamo arrivati a 28 alunni, ma la nostra aula non è abbastanza ampia per contenere tutti i banchi», raccontano Valerio Sereno e Daniele De Sanctis del liceo scientifico Da Vinci, «a dispetto delle norme di sicurezza, non ci sono spazi tra una fila e l'altra. Non vengono effettuate le supplenze e, in assenza dei docenti di ruolo, aumentano le uscite anticipate e gli arrivi in classe dopo la seconda ora».
Uno speciale registro è sistemato in uno dei gazebo. Chi vuole, può scrivere proposte o suggerimenti oppure esprimere preoccupazioni sui problemi degli istituti scolastici della provincia. Nel mare magnum di commenti lasciati da studenti e insegnanti, fioccano le critiche: «E' possibile che la scuola ometta di diffondere le circolari delle assemblee sindacali? Questo avviene all'Istituto professionale Michetti», si legge sulla prima pagina del registro. Risale a pochi giorni fa la notizia secondo cui l'Italia è il fanalino di coda nella classifica Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) quanto a investimenti nell'istruzione.
«La sicurezza degli istituti scolastici abruzzesi è a rischio», ribattono Antonella Di Nunzio, insegnante di Chieti e precaria da dieci anni e la sua collega Alessia Gagliardi, al quinto anno di supplenze nel mondo della scuola. «I tagli», aggiungono, «hanno favorito l'accorpamento delle classi e l'aumento del numero di studenti per ogni aula. Tutto questo incide negativamente sulla sicurezza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA