La rabbia dei giovani «I tagli alla scuola ci tolgono il futuro»

Gli studenti in piazza: Europa dei popoli, non delle banche «Ci rubate i soldi per andare con le vostre belle»

PESCARA. «Europa dei popoli e non delle banche», «la cultura non è merce, no ddl Aprea», «la scuola siamo noi, non provate a tagliarci», «la scuola non si vende», «ci rubate i soldi per andare con le vostre belle, mentre noi non abbiamo le padelle», e ancora «se anche l’alberghiero muore di fame, è colpa del politico infame», «i soldi ai privati e i pubblici fregati», «la scuola non ha prezzo, per tutto il resto c’è mastercard», ma anche «con il ddl Aprea ci fate venire la diarrea».

Questi alcuni degli originali striscioni con i quali migliaia di studenti di quasi tutte le scuole superiori della provincia di Pescara hanno animato il secondo troncone del lunghissimo corteo nel corso della manifestazione di protesta che si è svolta ieri mattina nel capoluogo adriatico. Con cori e canti i ragazzi della scuola hanno trasformato in una festa, rendendo più leggera una giornata comunque significativa per il futuro non solo loro ma anche delle generazioni future. Il timore che serpeggia tra gli studenti è quello di vedere sempre di più una scuola declassata e un’istruzione che non sarà più in grado di formare adeguatamente i ragazzi. L’obiettivo comune è quello di non veder applicato il disegno di legge ex Aprea, come evidenzia Giulio Finocchi, un ragazzo dell’istituto industriale Volta di Pescara, di Alternativa Ribelle: «All’inizio protestavamo per il ddl Aprea, ma oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo qui perché non accettiamo i tagli alla scuola. Lottiamo e lotteremo contro i 183 milioni di euro di tagli previsti nel settore scolastico. Alcuni di noi si sono fermati in piazza Salotto temendo una strumentalizzazione, ma noi non condividiamo questa posizione». In effetti alcuni gruppi di ragazzi, proprio per lanciare un segnale, hanno urlato più volte di non avere nessuna bandiera, facendo intendere come la loro lotta non sia classificabile nè a livello politico nè sindacale.

I disabili. Altra componente importante della manifestazione di ieri è stata la presenza di un gruppo di disabili guidati dall’associazione Carrozzine Determinate di Montesilvano. Tra i motivi dell’adesione il non finanziamento della legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche e il fallimento totale della legge sul collocamento obbligatorio «che è una vera e propria discriminazione se la disoccupazione è del 12% e quella per la disabilità sale al 82%», dice Claudio Ferrante.

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