<strong>Processo Sanità.</strong> L’aula si accende e l’ex governatore interviene: «Non ho mai chiesto soldi»
La segretaria: preparavo mazzette
Ascoltata la dipendente di Angelini. Del Turco: estraneo a questa storia
PESCARA. «Nella segreteria c'era la cassaforte della clinica Villa Pini: è anche da qui che prendevo i soldi per preparare i pacchetti che mi ordinava il dottor Angelini. Una volta mi diceva di preparare buste da piccoli importi: 10, 15 mila euro. Un'altra, importi più sostanziosi: 100 e 200 mila euro che mettevo in buste. Nell'estate 2007, il dottore mi ordinò anche di mettere 750 mila euro in una scatola di cartone. Poi, ricordo quel venerdì di novembre quando Angelini mi ordinò di preparare una mazzetta da 200 mila euro e mi disse: parto per Collelongo. Su ogni fascetta scrissi: 100 pezzi, 50 mila euro».
E' uno squarcio di quello che accadeva nella segreteria di Villa Pini quello che racconta la segretaria del «dottore» Katia Pace, la nuova testimone del processo Sanità che vede imputati Ottaviano Del Turco, Angelini, politici di ambedue gli schieramenti e manager della sanità. Pace risponde tranquilla al pm Giampiero Di Florio, il magistrato che conduce l'inchiesta insieme al procuratore capo Nicola Trifuoggi e al pm Giuseppe Bellelli. Descrive il suo posto di lavoro - «una stanza divisa da una porta scorrevole» - racconta degli «ordini» ricevuti dal dottore, di «pacchi e pacchetti confezionati» e delle telefonate dei politici.
Sono le 15.10 quando la segretaria inizia la sua deposizione nel silenzio dell'aula rotto, due ore dopo, dalla voce di Del Turco. «Non sapevo a chi Angelini consegnasse le banconote», spiega Pace. «Si parlava il meno possibile, ma a volte mi diceva: vado a Collelongo, a Pescara, all'Aquila, a Roma».
La segretaria inizia, poi, a fare i nomi dei politici che frequentavano la segreteria: «Antonio Boschetti è venuto 3, 4 volte e prima avevo preparato buste. Con lui, un giorno, venne anche Camillo Cesarone: Angelini li fece aspettare e mi disse di preparare il pacchetto». Fino alle telefonate: «Luigi Conga chiamava una volta al mese e il dottore mi ordinava di preparare mazzette da 100 mila euro: sono "russicon", così si presentava Conga, con un nome in codice».
Sono le 17 e nell'aula cambia il clima: gli avvocati si agitano e Del Turco alza la mano per la prima dichiarazione spontanea durante il processo: «Signor giudice, è capitata una cosa incredibile: non ho mai visto Dario Sciarrelli, l'autista di Angelini che dice di avermi portato i soldi. La procura sa che non ho mai chiamato al telefono Angelini per chiedergli denaro o per fissare un appuntamento. E' molto tempo che volevo dirlo: io non c'entro nulla con questa storia».
Conga, un altro imputato accusato di aver preso soldi da Angelini, segue l'ex presidente e alza la mano: «La segretaria si confonde con un'altra persona. Non ho mai chiamato Angelini, se non per prendere appuntamenti istituzionali. Non so nulla di buste, cado dalla nuvole». L'interrogatorio di Pace è corposo e rallenta l'udienza in cui erano previste le deposizioni di 13 testimoni che, ora, slitteranno al 20 luglio. Intanto, ieri, il giudice Carmelo De Santis ha accolto l'osservazione sollevata dall'avvocato di Del Turco Gian Domenico Caiazza e ha deciso di escludere dal procedimento alcune telefonate private tra Del Turco e «soggetti di sesso femminile».
E' uno squarcio di quello che accadeva nella segreteria di Villa Pini quello che racconta la segretaria del «dottore» Katia Pace, la nuova testimone del processo Sanità che vede imputati Ottaviano Del Turco, Angelini, politici di ambedue gli schieramenti e manager della sanità. Pace risponde tranquilla al pm Giampiero Di Florio, il magistrato che conduce l'inchiesta insieme al procuratore capo Nicola Trifuoggi e al pm Giuseppe Bellelli. Descrive il suo posto di lavoro - «una stanza divisa da una porta scorrevole» - racconta degli «ordini» ricevuti dal dottore, di «pacchi e pacchetti confezionati» e delle telefonate dei politici.
Sono le 15.10 quando la segretaria inizia la sua deposizione nel silenzio dell'aula rotto, due ore dopo, dalla voce di Del Turco. «Non sapevo a chi Angelini consegnasse le banconote», spiega Pace. «Si parlava il meno possibile, ma a volte mi diceva: vado a Collelongo, a Pescara, all'Aquila, a Roma».
La segretaria inizia, poi, a fare i nomi dei politici che frequentavano la segreteria: «Antonio Boschetti è venuto 3, 4 volte e prima avevo preparato buste. Con lui, un giorno, venne anche Camillo Cesarone: Angelini li fece aspettare e mi disse di preparare il pacchetto». Fino alle telefonate: «Luigi Conga chiamava una volta al mese e il dottore mi ordinava di preparare mazzette da 100 mila euro: sono "russicon", così si presentava Conga, con un nome in codice».
Sono le 17 e nell'aula cambia il clima: gli avvocati si agitano e Del Turco alza la mano per la prima dichiarazione spontanea durante il processo: «Signor giudice, è capitata una cosa incredibile: non ho mai visto Dario Sciarrelli, l'autista di Angelini che dice di avermi portato i soldi. La procura sa che non ho mai chiamato al telefono Angelini per chiedergli denaro o per fissare un appuntamento. E' molto tempo che volevo dirlo: io non c'entro nulla con questa storia».
Conga, un altro imputato accusato di aver preso soldi da Angelini, segue l'ex presidente e alza la mano: «La segretaria si confonde con un'altra persona. Non ho mai chiamato Angelini, se non per prendere appuntamenti istituzionali. Non so nulla di buste, cado dalla nuvole». L'interrogatorio di Pace è corposo e rallenta l'udienza in cui erano previste le deposizioni di 13 testimoni che, ora, slitteranno al 20 luglio. Intanto, ieri, il giudice Carmelo De Santis ha accolto l'osservazione sollevata dall'avvocato di Del Turco Gian Domenico Caiazza e ha deciso di escludere dal procedimento alcune telefonate private tra Del Turco e «soggetti di sesso femminile».
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