La spedizione a Pontida «Noi al fianco di Salvini» 

Dall’Abruzzo alla Lombardia. Il segretario D’Eramo: rispondiamo con entusiasmo Imprudente: «Difendere i confini è legittimo». D’Incecco: «Protagonisti i giovani»

Dal celodurismo della Lega della prima ora al salvinismo dei giorni nostri. Il raduno di Pontida è nel Dna, traccia i lineamenti della storia di quel che fu la Lega Nord di Umberto Bossi, con tanto di giuramento in memoria della vittoria di otto secoli fa ottenuta dalla Lega Lombarda nei confronti di Federico Barbarossa. Correva l’anno 1167 e si combatteva lancia in resta contro l’aggressore. La battaglia odierna della Lega Salvini si gioca sulle alleanze (Orban dall’Ungheria) e sulle accoglienze (il generale Vannacci). Ma i colori dell’Abruzzo non mancano mai e anche quest’anno la delegazione proveniente dalla nostra regione è corposa.
In tanti, tra simpatizzanti, dirigenti e amministratori, provenienti dalle quattro province della regione, hanno raggiunto la città lombarda per partecipare e far sentire forte il proprio sostegno e la propria vicinanza a Matteo Salvini, che rischia 6 anni di carcere nell’ambito del processo Open Arms e ribadire, quindi, «tutti insieme che difendere i confini italiani non è reato».
È stata inoltre l’occasione per riaffermare il ruolo del partito nella politica nazionale e internazionale. A guidare la squadra della Lega Abruzzo, il segretario regionale e sottosegretario di Stato al Masaf, Luigi D’Eramo. «L’Abruzzo», ha sottolineato D’Eramo, «ha risposto alla grande e con il solito entusiasmo».
Presenti, fra gli altri, il vice segretario regionale Sabrina Bocchino, il vice presidente della giunta regionale, Emanuele Imprudente, il capogruppo della Lega in Regione, Vincenzo D’Incecco, i segretari provinciali del partito e quelli cittadini, gli eletti e i militanti.
«Anche quest’anno a Pontida la comunità della Lega Abruzzo ha fatto sentire la propria presenza», continua D’Eramo, «con una grande partecipazione e uno straordinario entusiasmo. È stata inoltre l’occasione per ribadire con forza tutto il nostro sostegno e solidarietà a Matteo Salvini che rischia il carcere per aver bloccato l’immigrazione clandestina. Difendere i confini del proprio paese non è un reato, ma una battaglia di libertà e democrazia che riguarda tutti noi».
Per Imprudente «è stata una festa di partecipazione, democrazia è libertà a sostegno di Matteo Salvini che sta subendo un processo per aver fatto il proprio lavoro in difesa dei confini dell’Italia». «L’Abruzzo ha risposto alla grande», si inserisce D’Incecco, «c’è stata una enorme partecipazione da parte della nostra regione sia sabato, in cui protagonisti sono stati i giovani, sia domenica. Si è respirato un clima di entusiasmo. Siamo molti soddisfatti anche del successo registrato dallo stand dell’Abruzzo, preso letteralmente d’assalto. Noi sempre vicini al nostro segretario federale Matteo Salvini, testa e cuore pulsante della Lega».
Francesco De Santis, portavoce della Lega Abruzzo e vice segretario nazionale della Lega giovani: «Quella di Pontida è una festa che unisce l’Italia, piena di ragazzi di tutte le regioni. Dopo anni, l’entusiasmo è lo stesso».
IL RADUNO
Sul palco di Pontida va in scena una staffetta tra il ministro del Tesoro, e il vicepremier Salvini. Il primo interviene per chiarire che «i sacrifici», al centro della disputa negli ultimi giorni, il governo potrebbe chiederli «a chi ha più possibilità». E non a «negozianti o operai». In seconda battuta, arriva la bordata del leader leghista. «Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai», taglia corto Salvini. Giorgetti parla per quattro minuti a Pontida, e solo per puntellare le sue parole a Bloomberg. Che in ambienti a lui vicini si ritiene siano state travisate, con alcuni tagli sul ragionamento relativo ai sacrifici.
«Arrivo qua come quello che vuole aumentare le tasse, ma voglio spiegare, anche ai colleghi di governo che non mi hanno chiamato, quanto detto alla comunità finanziaria», esordisce. Quindi torna a citare l'articolo 53 della Costituzione e chiarisce: «I sacrifici li devono fare tutti in base a chi ha più capacità contributiva». Poi precisa: negozianti e operai «sono quelli che fanno i sacrifici». «È giusto che li faccia anche qualcun altro, questo è il segnale che dobbiamo mandare», incalza. Il ministro ammette che il suo mestiere «non è facile» e racconta che il governo è al lavoro per cercare «di tradurre in fatti un principio di buon senso».
Lavori in corso, dunque, ma idee chiare. Da «figlio di un pescatore e di un'operaia tessile», puntualizza Giorgetti, «so distinguere chi fa sacrifici e chi li può fare».
ORBAN
Se continuerà l'immigrazione irregolare in Europa, «noi da Budapest i migranti li porteremo a Bruxelles e li deponiamo davanti agli uffici di Bruxelles. Se vogliono quei migranti che se li tengano!», ha detto il primo ministro ungherese Viktor Orban dal palco di Pontida e accolto da numerosi applausi dei leghisti e cori “Orban Orban Orban”. Orban ha aggiunto: «Non credete che sia impossibile, noi siamo l'esempio vivente», ricordando che «in Ungheria il numero dei migranti è zero, noi non diamo in mano altrui il nostro paese. Non facciamo entrare gli illegali, noi difendiamo i confini. Chi vuole entrare deve aspettare il permesso e deve farlo fuori dai nostri confini», e sulle politiche sociali che «da noi il padre è uomo e la madre è donna e questo resta così anche se la sinistra internazionale si mette contro. Oggi l'Ungheria è il paese più sicuro d'Europa».