La spesa degli abruzzesi: al risparmio e di domenica 

Al primo posto del bilancio domestico c’è sempre il mutuo della casa. Per gli alimentari il carrello non supera quasi mai i cento euro

PESCARA. La spesa gli abruzzesi la fanno soprattutto alla domenica. Arrivano alla cassa con carrelli non strapieni. In negozi scelti sulla base dei prezzi. È questo il ritratto tipo del consumatore abruzzese che esce dal report dell’Istat relativo all’anno 2016, rielaborato dall’Irsel “Fratelli Pomilio”. Un report che evidenzia un decremento sensibile dei consumi con una spesa mensile media in valore assoluto pari a 2.158,97 euro rispetto ai 2.289 euro del 2010 e alla media nazionale che è pari a 2.524,38.
Le spese più consistenti, secondo il report, riguardano ancora l’abitazione (40,7%), gli affitti (28,6%), gli alimenti e le bevande analcoliche (18,4%), Seguiti da trasporti (10,9%), servizi sanitari e spese per la salute (4,4%), abbigliamento e calzature (3,7%), bevande alcoliche e tabacchi (1,7%), mobili e servizi per la casa (3,0%), servizi recettivi e di ristorazione ( 3,5%), comunicazioni (2,2%); ricreazioni, spettacoli e cultura (3,6%); istruzione (0,6%).
«Le famiglie abruzzesi», spiega Andrea Leonzio, coordinatore regionale dell’Irsel, «impiegano di preferenza le loro risorse economiche per la casa e l’alimentazione, mentre hanno una tendenza al risparmio nei confronti dell’abbigliamento e delle vacanze. Il confronto con i dati della precedente indagine evidenzia, infatti, una diminuzione di tutti i consumi ad eccezione di quelli che soddisfano i bisogni primari (alimentari, abitativi, sanitari e istruzione)».
La consistenza della spesa media mensile varia in relazione al numero dei componenti il nucleo familiare. Nei confronti delle famiglie di due persone (1.832,8 euro), quelle con un solo componente spendono mediamente il 24% in meno (1.397 euro), quelle formate da 3, 4, 5 e più persone spendono in misura maggiore: rispettivamente il 27% (2.324 euro), il 55% (2.837 euro ) e il 59% (2.916 euro).
La maggioranza delle famiglie (71%), in aumento del 31% rispetto all’anno 2013, ha effettuato le spese durante i periodi di saldo. Il 63% delle effettua la spesa di generi alimentari una o due volte la settimana, il 29% una sola volta ogni sette giorni, il 7,8% con frequenza mensile o più di rado. L’importo dello scontrino è per il 93% delle famiglie inferiore a 100 euro (65% fino a 50 euro, 29% da 50 euro a 100 euro ). Solo nel 5,7% dei casi arriva a 300 euro e nello 0,1% a più di tale importo.
Il giorno nel quale le famiglie effettuano maggiormente i loro acquisiti è la domenica (73%). Relativamente agli altri giorni della settimana, le percentuali sono assai più basse e vanno dal 39% del martedì al 24% del sabato.
Le famiglie abruzzesi mostrano anche un radicale cambiamento delle proprie abitudini di acquisto, anche se restano prevalenti i punti vendita e la distribuzione organizzata tradizionali.
In particolare, relativamente ai luoghi di acquisto dei prodotti alimentari, i supermercati (65,2%), i centri commerciali (46,0%), gli ipermercati (36,3%), i centri commerciali (46%), gli hard discount (39,7%), i negozi tradizionali (32,7%), gli ipermercati (36,3%), direttamente al produttore (33,8%), i mercati ambulanti (27,8%), l’autoconsumo (16,1%), l’on line (11,8%).
Quote importanti appaiono orientate verso punti vendita a costi più contenuti, quali outlet (singolo negozio, spaccio aziendale o commerciale, o centro commerciale specializzato nella vendita al dettaglio di prodotti di marche famose o meno, invenduti o usciti dal catalogo più recente del produttore), grandi magazzini e ipermercati.
«È evidente la tendenza di una considerevole percentuale di famiglie abruzzesi ad acquistare, a parità di qualità, prodotti in punti vendita meno costosi», spiega Leonzio. «Tale tendenza coesiste con un’altra, di uguale dimensione, che spinge una quota di popolazione, in larga parte anche se non esclusivamente di popolazione meno abbiente, ad orientare le proprie scelte di acquisto verso prodotti non solo a più basso costo ma anche di qualità inferiore (hard discount per i prodotti alimentari e grandi magazzini per quelli non alimentari e in particolare nel settore dell’abbigliamento)».
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