«La Zes Unica rischia il flop» Confindustria lancia l’allarme 

L’intervista del direttore Di Giosaffatte a Rete 8 e il Centro scuote i politici regionali

PESCARA. Nasce il 19 settembre del 2023 con l'obiettivo di favorire lo sviluppo economico e la coesione sociale delle aree più svantaggiate del Paese. Ma sulla Zona Economica Speciale Unica per il Sud è calato il silenzio anche della politica regionale. Un flop annunciato? «Siamo molto preoccupati», esordisce Luigi Di Giosaffatte nella sua intervista rilasciata a Rete 8 durante la trasmissione “Il Fatto” condotta da Carmine Perantuono.
LA VOCE NEL SILENZIO
È il primo a parlare pubblicamente, il direttore generale di Confindustria Medio Adriatico Chieti, Pescara, Teramo, per denunciare una situazione che ristagna nell’immobilismo della burocrazia.
Dal primo gennaio 2024 non c’è più il commissario Zes per l’Abruzzo, Mauro Miccio. Tutto è transitato alla presidenza del Consiglio dei Ministri, in particolare alla Struttura di Missione.
I progetti avviati da Miccio restano ancora in piedi: sei grandi opere pubbliche a cui si aggiungono gli interventi privati sottoposti al regime Zes che dovrebbe garantire benefici fiscali per attrarre le imprese nella nostra regione. Ma oggi regnano confusione e il rischio concreto che non si arrivi al traguardo.
«Sì, siamo assolutamente preoccupati», ribadisce il dg di Confindustria che apre il dibattito su «una situazione che, nel 2023, vedeva l'Abruzzo avanti rispetto alle altre Regioni con sei progetti infrastrutturali che l’ex commissario era riuscito ad appaltare. Solo uno di questi, la piattaforma Saletti, è stato inaugurato, ed è un progetto importante dal punto di vista ferroviario per la distribuzione delle merci. Ma ci sono anche gli interventi sui porti Ortona e Vasto e sull’Interporto di Manoppello: tutte infrastrutture strategiche per l’Abruzzo».
SEDOTTI E ABBANDONATI
L'Abruzzo aveva avviato anche una progettualità aziendale: «Noi avevamo avuto 27 richieste di autorizzazione unica, di cui nove erano state già approvate, per un totale di 750 milioni di investimenti e una potenziale occupazione di 385 unità. Per di più», rimarca il dg di Confindustria Medio Adriatico, «da una ricognizione che Miccio aveva fatto su oltre 400 imprese abruzzesi, era emerso che ben 196 di queste avevano manifestato l'interesse ad avviare investimenti fino al 2026 per più di un miliardo 359 milioni. Ecco», sottolinea Di Giosaffatte, «questi erano i numeri della Zes».
Numeri che oggi sono rimessi in discussione innanzitutto perché l’Abruzzo è entrano nel nuovo sistema della Zes Unica, insieme a Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, con un credito d'imposta che ha un impatto economico inferiore rispetto alle altre regioni del Sud, oltre che con un taglio sulle possibilità di fare investimenti.
Nel caso dell’Abruzzo infatti si va da un minimo del 15% per le grandi imprese a un massimo del 35% per le piccole, mentre per le medie imprese è previsto un credito fiscale del 25%. Le altre Regioni, come la Puglia del ministro per il Sud, Raffaele Fitto, arrivano invece al 60%.
DUE PESI E DUE MISURE
«Una sperequazione», rimarca il dg, «che spinge le nostre aziende ad investire altrove. La Zes unica ha creato una concorrenza tra le Regioni del Sud che non era assolutamente prevista e che penalizza l’Abruzzo». Questo è un dato di fatto che si sta consumando sulla testa degli imprenditori abruzzesi, come si diceva, nel silenzio della politica.
«Tra l'altro», riprende Di Giosaffatte, «tutto ciò accade nel momento in cui c'è un bando che ha una durata di un mese, dal 12 giugno al 12 luglio, che però mostra delle problematiche enormi ed allarmanti sulla piattaforma che riceve le domande».
Il bando in corso prevede che le imprese abruzzesi che operano in oltre ottanta comuni della regione possano richiedere agevolazioni previste per gli investimenti, di importo non inferiore a 200mila euro e non superiore a 100 milioni di euro, effettuati dal primo gennaio al 15 novembre 2024.
PROFONDO SUD
«Anche questo ci preoccupa», incalza il direttore generale, «perché rischiamo che la piattaforma non riesca ad assorbire le domande di investimenti di tutte le Regioni del Sud. La regia ormai è unica mentre prima avevamo uno sportello regionale con impiegati e tecnici che ricevevano direttamente sia le aziende sia le pubbliche amministrazioni in modo che queste ultime rispondessero con velocità alle richieste delle prime».
Ma oggi è difficile individuare l’interlocutore giusto: si dialoga attraverso una piattaforma telematica centralizzata che, come afferma il direttore di Confindustria Medio Adriatico, «mostra enormi problematiche».
Esiste però anche un altro tema cruciale, ed è quello legato ai finanziamenti, perché la “torta” si è ampliata a otto Regioni del Meridione, e ci sono meno di due miliardi di risorse in termini di crediti d’imposta per gli investimenti.
«Una cifra che va assolutamente rivista», afferma ancora il dg, «per entità e territorio, perché, anche in questo caso, l'Abruzzo è molto penalizzato. Noi di Confindustria lo dicevamo sin dall’inizio che non era possibile mantenere la stessa dotazione di un miliardo e 800 milioni a fronte di una platea che si è allargata enormemente».
Ma torniamo al tema della sperequazione tra le Regioni del Sud Italia.
REGIONE CENERENTOLA
Il decreto attuativo della Zes Unica di poche settimane fa toglie altre certezze all’Abruzzo. Il decreto infatti ci dice che se dopo la mezzanotte del 12 di luglio - quando il bando scadrà - il “tiraggio” sarà superiore al miliardo e 800 milioni di euro, come tutti si aspettano, verranno automaticamente abbassate le percentuali del credito di imposta, togliendo altre certezze alle imprese abruzzesi.
Per non parlare poi delle autorizzazioni incagliate che riportano il Sud ai tempi borbonici.
C’È DA PREOCCUPARSI
Altro che impresa in un giorno. «Certo, non è così! Immagino che anche la Regione sia preoccupata», esclama Di Giosaffatte, «il 30 giugno inoltre scade il primo termine per la rendicontazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e ciò significa, tenendo conto che le sei grandi opere infrastrutturali della Zes Unica sono finanziate dal Pnrr, che bisogna avere norme certe sullo stato di attuazione. Ma non è così. E poi, mi domando, come si farà a rendicontare entro il 31 dicembre del 2025 il completamento di queste opere pubbliche, vitali per l’Automotive abruzzese, se oggi non c'è una regia diretta che dia risposte sul completamento degli appalti?».
PICCOLO NON È BELLO
E per i privati? Che cosa accadrà alle piccole e medie imprese? «Le nostre aziende denunciano l’impossibilità di agire sulla piattaforma e, ancor più, di poter avere un’interlocuzione anche telefonica con i funzionari», afferma Di Giosaffatte. Sarebbe interessante raccogliere gli sfoghi di queste aziende rimaste in mezzo al guado. Le invitiamo a uscire allo scoperto e ad intervenire nel dibattito aperto da Il Centro e Rete 8.
È una transizione, quella nella Zes Unica, che si è rivelata difficile e rischiosa. «Abbiamo elaborato un documento come Confindustria», svela infine il direttore generale che fa delle anticipazioni.
LE PIETRE D’INCIAMPO
«Innanzitutto c'è un problema di compatibilità tra norme ed esclusioni», spiega Di Giosaffatte, «in Abruzzo abbiamo addirittura l'impossibilità per chi agisce con progetti Zes di poter partecipare alle misure di Industria 4.0 e 5.0, ed è assurdo. Così come avremo il 30 giugno prossimo la fine della decontribuzione per il Sud, una misura che ha avuto un forte impatto positivo sulle aziende. Queste norme devono essere tutte ricalendarizzate almeno fino alla chiusura del Pnrr (31 dicembre 2026, ndr). Dobbiamo avere dei piani non annuali ma quinquennale. Chiediamo risposte concrete e verifiche sulle piattaforme attraverso le quali le aziende devono presentare le domande. Perché sono ferme? Perché non funzionano? Occorre farlo subito altrimenti il grande volano della Zona Economica Speciale, che dovrebbe portare 196 aziende a investire più di un miliardo e 300 milioni creando 2.450 nuovi posti di lavoro, andrebbe in fumo».
ALZIAMO LO SGUARDO
E tiriamo le somme. La struttura del commissario regionale Miccio ha dato delle risposte concrete. La regia unica per il Sud, invece, non sta dando i risultati attesi. C’è bisogno di uno scossone. Anche la Regione deve agire e farsi sentire a livello nazionale. Il dibattito è aperto: la politica di maggioranza e opposizione, le associazioni di categoria e le imprese, si facciamo avanti. Il 30 giugno è dietro l’angolo.
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