Laboratori e A24, decide la Regione
Lolli annuncia: dal 15 giugno l’obbligo di comunicare quello che fanno per essere autorizzati
L’AQUILA. «Possibile che non esista una mappa delle acque al di sotto dei Laboratori del Gran Sasso?». La domanda è di quelle destinate a rimanere senza risposta. Almeno nell’immediato. Non c’è un soggetto istituzionale che possa dire con precisione che percorso fa l’acqua al di sotto dei Laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso.
Una mancata informazione che lascia turbati i sindaci. La confusione è ancora tanta. A porre la domanda è stato uno dei sindaci del Teramano che ieri pomeriggio si sono ritrovati nella sala Maiorana dei Laboratori di Assergi, in una riunione allargata con il vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, il direttore dei laboratori Stefano Ragazzi e il vicedirettore, Antonio Masiero. Quello di ieri è stato il primo passo per mettere in piedi un rapporto più franco fra le istituzioni ed i laboratori, «un’eccellenza che non può essere vista come un pericolo», ha ribadito Di Sabatino, «e che va salvaguardato nella totale sicurezza dei territori e dei cittadini».
NIENTE MAPPE IDRICHE. Alla domanda, rivolta con alzata di mano a Ragazzi, è corrisposta un’alzata di spalle: «Non esiste uno schema, perché il sistema idrico sotterraneo non è stato costruito dai Laboratori. Navighiamo nel buio», ha ammesso il direttore, «la nostra impressione è che anche chi gestisce le acque sia al buio, stiamo cercando di ricostruire la mappa sulla base di indizi». E’ dall’agosto scorso che il direttore dei Laboratori ha a che fare con episodi che mettono al centro la questione sicurezza del sistema idrico, con un primo caso di presunta “contaminazione”, quando l’Arta rinvenne una concentrazione di diclorometano nell’acqua. A porre le domande anche i sindaci di Castelli, Rinaldo Seca (che ha voluto sapere «cosa si deve fare per arrivare a rischio zero?»), e di Isola del Gran Sasso, Roberto Di Marco, che lunedì ha incontrato le mamme preoccupate del suo Comune. Di Marco ha sollecitato anche prelievi nelle acque dei fiumi teramani.
SENZA INTERFERENZE. Il vicepresidente Lolli ha ricordato l’obiettivo del tavolo tecnico per la messa in sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso che mette insieme, per la prima volta, tutti i soggetti che ruotano intorno ai Laboratori: sindaci, Regione e Autostrade, ma anche lo Stato, che dovrà fare gli investimenti economici e tecnici necessari per trovare un altro modo possibile per captare le acque in modo che non interferiscano con il lavoro dei Laboratori. Ed è il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, l’interlocutore diretto.
«Vogliamo arrivare a un sistema senza interferenze», ha precisato Lolli, «e che la tubazione non passi sotto i laboratori e sotto l’autostrada. Questa è un’emergenza nazionale, dobbiamo rendere il sistema indipendente, in modo che non ci sia nessun contatto fra la captazione delle acque, l’autostrada e il laboratorio».
Ma per farlo bisogna superare l’attuale sistema di captazione, studiato in passato per eliminare l’acqua che interferiva con i lavori di realizzazione dell’autostrada.
SOLUZIONI POSSIBILI. Come? Per la Regione «si tratta di capire come arrivare con una sonda a prendere l'acqua a potenza e volumi sufficienti per fare in modo che avvenga sopra al livello dell'autostrada e non al di sotto, e incanalarla in tubi di acciaio e non, come attualmente avviene, in un tubo di cemento». Per studiare e realizzare un simile progetto, però, ci vuole del tempo.
«Abbiamo chiesto ai gestori degli acquedotti (Ruzzo e Gsa, ndc) di dotarsi, intanto, di strumenti in grado di individuare in tempo reale qualsiasi sostanza anomala nell’acqua e di bloccarla immediatamente».
PROTOCOLLO D’INTESA. Giovedì 15 giugno la Regione sottoporrà ai Laboratori di fisica e ad Autostrade un protocollo in base al quale «avranno non soltanto l’obbligo di comunicare quello che fanno, ma soprattutto dovranno avere la nostra autorizzazione», ha detto Lolli. In questo contesto entra anche la concessione della Ruzzo, in scadenza a fine anno, che sarà prorogata.
Una mancata informazione che lascia turbati i sindaci. La confusione è ancora tanta. A porre la domanda è stato uno dei sindaci del Teramano che ieri pomeriggio si sono ritrovati nella sala Maiorana dei Laboratori di Assergi, in una riunione allargata con il vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, il direttore dei laboratori Stefano Ragazzi e il vicedirettore, Antonio Masiero. Quello di ieri è stato il primo passo per mettere in piedi un rapporto più franco fra le istituzioni ed i laboratori, «un’eccellenza che non può essere vista come un pericolo», ha ribadito Di Sabatino, «e che va salvaguardato nella totale sicurezza dei territori e dei cittadini».
NIENTE MAPPE IDRICHE. Alla domanda, rivolta con alzata di mano a Ragazzi, è corrisposta un’alzata di spalle: «Non esiste uno schema, perché il sistema idrico sotterraneo non è stato costruito dai Laboratori. Navighiamo nel buio», ha ammesso il direttore, «la nostra impressione è che anche chi gestisce le acque sia al buio, stiamo cercando di ricostruire la mappa sulla base di indizi». E’ dall’agosto scorso che il direttore dei Laboratori ha a che fare con episodi che mettono al centro la questione sicurezza del sistema idrico, con un primo caso di presunta “contaminazione”, quando l’Arta rinvenne una concentrazione di diclorometano nell’acqua. A porre le domande anche i sindaci di Castelli, Rinaldo Seca (che ha voluto sapere «cosa si deve fare per arrivare a rischio zero?»), e di Isola del Gran Sasso, Roberto Di Marco, che lunedì ha incontrato le mamme preoccupate del suo Comune. Di Marco ha sollecitato anche prelievi nelle acque dei fiumi teramani.
SENZA INTERFERENZE. Il vicepresidente Lolli ha ricordato l’obiettivo del tavolo tecnico per la messa in sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso che mette insieme, per la prima volta, tutti i soggetti che ruotano intorno ai Laboratori: sindaci, Regione e Autostrade, ma anche lo Stato, che dovrà fare gli investimenti economici e tecnici necessari per trovare un altro modo possibile per captare le acque in modo che non interferiscano con il lavoro dei Laboratori. Ed è il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, l’interlocutore diretto.
«Vogliamo arrivare a un sistema senza interferenze», ha precisato Lolli, «e che la tubazione non passi sotto i laboratori e sotto l’autostrada. Questa è un’emergenza nazionale, dobbiamo rendere il sistema indipendente, in modo che non ci sia nessun contatto fra la captazione delle acque, l’autostrada e il laboratorio».
Ma per farlo bisogna superare l’attuale sistema di captazione, studiato in passato per eliminare l’acqua che interferiva con i lavori di realizzazione dell’autostrada.
SOLUZIONI POSSIBILI. Come? Per la Regione «si tratta di capire come arrivare con una sonda a prendere l'acqua a potenza e volumi sufficienti per fare in modo che avvenga sopra al livello dell'autostrada e non al di sotto, e incanalarla in tubi di acciaio e non, come attualmente avviene, in un tubo di cemento». Per studiare e realizzare un simile progetto, però, ci vuole del tempo.
«Abbiamo chiesto ai gestori degli acquedotti (Ruzzo e Gsa, ndc) di dotarsi, intanto, di strumenti in grado di individuare in tempo reale qualsiasi sostanza anomala nell’acqua e di bloccarla immediatamente».
PROTOCOLLO D’INTESA. Giovedì 15 giugno la Regione sottoporrà ai Laboratori di fisica e ad Autostrade un protocollo in base al quale «avranno non soltanto l’obbligo di comunicare quello che fanno, ma soprattutto dovranno avere la nostra autorizzazione», ha detto Lolli. In questo contesto entra anche la concessione della Ruzzo, in scadenza a fine anno, che sarà prorogata.