Lambiase chiede perdono al figlio
L’evaso in fuga da 4 giorni, scoperto un messaggio sul telefono.
PESCARA. «Tu non puoi capire quello che ho fatto, perdonami. Ti voglio bene». Durante i due giorni passati agli arresti domiciliari a Foggia, Michele Lambiase ha pianificato come aggredire l’ex convivente e il compagno. Ma non ha pensato solo a raccattare una pistola, a comprare una parrucca bionda, a infilarsi un paio di occhiali rossi per passare inosservato. Lambiase ha progettato anche come chiedere scusa al primo figlio, 23 anni, per la follia di sparare contro la coppia di Silvi. L’ha fatto con un messaggio sul cellulare che ha lasciato a Foggia.
IN FUGA DA 4 GIORNI È latitante da quattro giorni Michele Lambiase. È ricercato per l’agguato nel parcheggio di via Verrotti a Montesilvano ai danni della sua ex convivente e del compagno, entrambi ricoverati all’ospedale di Pescara con ferite gravi. Lei, 33 anni, un passato da commessa, è stata operata al volto per rimuovere l’ogiva del proiettile che gli ha scheggiato lo zigomo. Lui, 35 anni, libero professionista, ha subito l’asportazione del rene.
LA PSICOSI Continua la fuga di Lambiase, 47 anni, fedina penale macchiata da quattro arresti, beneficiario dell’indulto nel 2007 dopo tre mesi di carcere, evaso a due giorni dagli arresti domiciliari per seguire le orme della donna che l’ha lasciato. Dopo la diffusione della sua foto, disposta dalla procura di Pescara per non lasciargli nessuna via di fuga, le segnalazioni sono arrivate al 112 e al 113. Ma scatta anche la psicosi.
«L’HO VISTO» Il volto di Lambiase è scavato, spigoloso, capelli radi, carnagione scura. Ma i suoi lineamenti sono comuni: non presenta segni particolari. La statura viene definita bassa e la corportura media. Ieri è scattata la caccia all’uomo: una persona somigliante a Lambiase è stata notata in un bar di Manoppello Scalo. «L’ho visto», ha assicurato una voce ai carabinieri. Un uomo braccato dalle forze dell’ordine che beve il caffè e guarda il giornale con la sua foto stampata sopra. Il quartiere è stato circondato dalle pattuglie dei carabinieri ma la segnalazione si è rivelata infondata.
È ARMATO Intorno a Lambiase, comunque, il cerchio delle forze dell’ordine si stringe: l’obiettivo è catturarlo in fretta perché ha ancora in tasca una pistola calibro 6,35. Un’arma che ha causato una grave ferita al volto dell’ex convivente, la madre di suo figlio di tre anni. Con un colpo di pistola Lambiase ha ferito anche il compagno della donna: la pallottola gli ha trapassato l’addome ed è fuoriuscita dalla spalla. In base ai verbali dei carabinieri, i colpi esplosi nell’agguato al parcheggio di via Verrotti sono stati tre o quattro: uno ha colpito la donna, un altro ha ferito l’uomo e un altro ancora ha centrato l’auto della coppia durante la fuga disperata verso la caserma dei carabinieri. Il quarto colpo si è abbattuto contro il muro del palazzo di via Verrotti scheggiandolo ma questo foro repertato dai carabinieri potrebbe anche essere la conseguenza del rimbalzo di un proiettile.
I COMPLICI La caccia a Lambiase è aperta: sabato è evaso dagli arresti domiciliari per seguire la sua ex e farle pagare la sua decisione di lasciarlo. Viene cercato anche nel Foggiano ma, secondo gli investigatori, si trova in Abruzzo: si muove tra Montesilvano, Pescara e Silvi. Può contare su una rete di conoscenze fidata costruita negli anni. Ma con la diffusione della foto, gli investigatori pensano di dare un taglio alla sua cerchia di amici: chi lo aiuta, rischia l’accusa di favoreggiamento. Sono in corso perquisizioni per stanare lui e i suoi complici.
LE RICERCHE Ma da quattro giorni Lambiase è un fantasma. Non si trova: gli stanno addosso i carabinieri, la polizia, la guardia di finanza. La sua immagine è stata trasmessa anche ai comandi dei vigili urbani. Ma per adesso non c’è traccia dell’aggressore che ha agito in preda alla follia. Una mente minata dall’amore ossessivo. Per gli investigatori, Lambiase non ha la freddezza del killer: la sua fuga non è stata pianificata. Gli inquirenti sono, quindi, in attesa di un suo errore. Come accendere un cellulare. L’indagine, coordinata dai carabinieri di Montesilvano, parte dall’esame dei cellulari nella disponibilità di Lambiase.
IL CELLULARE Sul suo telefono è comparso il testo per chiedere perdono al figlio: non un sms ma un messaggio di benvenuto che si innesca automaticamente con l’accensione del cellulare. «Tu non puoi capire quello che ho fatto, perdonami. Ti voglio bene». Un messaggio, al figlio di 23 anni avuto dalla sua prima donna, che appare folle: Lambiase chiede scusa per un gesto che non ha ancora compiuto.
LA PARRUCCA La parrucca bionda a caschetto - «Come Raffaella Carrà», ha spiegato ai carabinieri la ex di Lambiase subito dopo essere stata ferita - è stata comprata a Pescara: lo ha assicurato una negoziante che ha riconosciuto la parrucca dalle foto pubblicate sui giornali. Secondo i carabinieri, Lambiase ha girato almeno due negozi del centro di Pescara prima di comprare la parrucca.
I FAMILIARI I carabinieri tengono sotto controllo anche la rete di parentela di Lambiase. Telefoni controllati, pedinamenti, segnalazioni: Lambiase è un uomo braccato. Ma è un uomo che non si trova.
IN FUGA DA 4 GIORNI È latitante da quattro giorni Michele Lambiase. È ricercato per l’agguato nel parcheggio di via Verrotti a Montesilvano ai danni della sua ex convivente e del compagno, entrambi ricoverati all’ospedale di Pescara con ferite gravi. Lei, 33 anni, un passato da commessa, è stata operata al volto per rimuovere l’ogiva del proiettile che gli ha scheggiato lo zigomo. Lui, 35 anni, libero professionista, ha subito l’asportazione del rene.
LA PSICOSI Continua la fuga di Lambiase, 47 anni, fedina penale macchiata da quattro arresti, beneficiario dell’indulto nel 2007 dopo tre mesi di carcere, evaso a due giorni dagli arresti domiciliari per seguire le orme della donna che l’ha lasciato. Dopo la diffusione della sua foto, disposta dalla procura di Pescara per non lasciargli nessuna via di fuga, le segnalazioni sono arrivate al 112 e al 113. Ma scatta anche la psicosi.
«L’HO VISTO» Il volto di Lambiase è scavato, spigoloso, capelli radi, carnagione scura. Ma i suoi lineamenti sono comuni: non presenta segni particolari. La statura viene definita bassa e la corportura media. Ieri è scattata la caccia all’uomo: una persona somigliante a Lambiase è stata notata in un bar di Manoppello Scalo. «L’ho visto», ha assicurato una voce ai carabinieri. Un uomo braccato dalle forze dell’ordine che beve il caffè e guarda il giornale con la sua foto stampata sopra. Il quartiere è stato circondato dalle pattuglie dei carabinieri ma la segnalazione si è rivelata infondata.
È ARMATO Intorno a Lambiase, comunque, il cerchio delle forze dell’ordine si stringe: l’obiettivo è catturarlo in fretta perché ha ancora in tasca una pistola calibro 6,35. Un’arma che ha causato una grave ferita al volto dell’ex convivente, la madre di suo figlio di tre anni. Con un colpo di pistola Lambiase ha ferito anche il compagno della donna: la pallottola gli ha trapassato l’addome ed è fuoriuscita dalla spalla. In base ai verbali dei carabinieri, i colpi esplosi nell’agguato al parcheggio di via Verrotti sono stati tre o quattro: uno ha colpito la donna, un altro ha ferito l’uomo e un altro ancora ha centrato l’auto della coppia durante la fuga disperata verso la caserma dei carabinieri. Il quarto colpo si è abbattuto contro il muro del palazzo di via Verrotti scheggiandolo ma questo foro repertato dai carabinieri potrebbe anche essere la conseguenza del rimbalzo di un proiettile.
I COMPLICI La caccia a Lambiase è aperta: sabato è evaso dagli arresti domiciliari per seguire la sua ex e farle pagare la sua decisione di lasciarlo. Viene cercato anche nel Foggiano ma, secondo gli investigatori, si trova in Abruzzo: si muove tra Montesilvano, Pescara e Silvi. Può contare su una rete di conoscenze fidata costruita negli anni. Ma con la diffusione della foto, gli investigatori pensano di dare un taglio alla sua cerchia di amici: chi lo aiuta, rischia l’accusa di favoreggiamento. Sono in corso perquisizioni per stanare lui e i suoi complici.
LE RICERCHE Ma da quattro giorni Lambiase è un fantasma. Non si trova: gli stanno addosso i carabinieri, la polizia, la guardia di finanza. La sua immagine è stata trasmessa anche ai comandi dei vigili urbani. Ma per adesso non c’è traccia dell’aggressore che ha agito in preda alla follia. Una mente minata dall’amore ossessivo. Per gli investigatori, Lambiase non ha la freddezza del killer: la sua fuga non è stata pianificata. Gli inquirenti sono, quindi, in attesa di un suo errore. Come accendere un cellulare. L’indagine, coordinata dai carabinieri di Montesilvano, parte dall’esame dei cellulari nella disponibilità di Lambiase.
IL CELLULARE Sul suo telefono è comparso il testo per chiedere perdono al figlio: non un sms ma un messaggio di benvenuto che si innesca automaticamente con l’accensione del cellulare. «Tu non puoi capire quello che ho fatto, perdonami. Ti voglio bene». Un messaggio, al figlio di 23 anni avuto dalla sua prima donna, che appare folle: Lambiase chiede scusa per un gesto che non ha ancora compiuto.
LA PARRUCCA La parrucca bionda a caschetto - «Come Raffaella Carrà», ha spiegato ai carabinieri la ex di Lambiase subito dopo essere stata ferita - è stata comprata a Pescara: lo ha assicurato una negoziante che ha riconosciuto la parrucca dalle foto pubblicate sui giornali. Secondo i carabinieri, Lambiase ha girato almeno due negozi del centro di Pescara prima di comprare la parrucca.
I FAMILIARI I carabinieri tengono sotto controllo anche la rete di parentela di Lambiase. Telefoni controllati, pedinamenti, segnalazioni: Lambiase è un uomo braccato. Ma è un uomo che non si trova.