«Lavoro nel difficile carcere di Sulmona, stia vicino a noi e ai detenuti»
Santo Padre! Chi Le scrive è un umile servo dello Stato al servizio del Carcere di Sulmona, una ridente cittadina nel cuore dell’Abruzzo alle falde del Morrone, quel luogo santificato dalla presenza...
Santo Padre!
Chi Le scrive è un umile servo dello Stato al servizio del Carcere di Sulmona, una ridente cittadina nel cuore dell’Abruzzo alle falde del Morrone, quel luogo santificato dalla presenza nell’animo di tutti i cittadini che ci vivono di Papa Celestino V. Un carcere quello di Sulmona che ha fatto molto parlare di sé per eventi che l’hanno caratterizzato in negativo ma che si distingue per l’animo nobile, lo spirito di sacrificio e l’abnegazione di tutto il personale ivi operante.
La mia professione, quella di poliziotto penitenziario, la vivo con intensità e passione seguendo, per quanto mi è possibile fare, quei dettami costituzionali che fanno dell’opera del poliziotto penitenziario un’opera vocata al recupero e al reinserimento sociale del condannato. So quando Lei è attento alle problematiche del carcere, siano esse strettamente connesse al vissuto dei detenuti che del personale posto a disposizione dello Stato. Un personale arruolato per la salvaguardia dei diritti e dei doveri di chi ha sbagliato nella vita ed ha tanta voglia di riscattarsi, che ogni giorno viene chiamato a svolgere una difficilissima professione ma che spesso viene poco considerata.
Attraverso queste righe epistolari Le chiedo di benedire il nostro operato affinché le difficoltà che quotidianamente incontriamo e che spesso ci fanno cadere in un baratro fatto di sofferenza e stress vengano superate ed arricchite di nuova energia spirituale. Le chiedo umilmente di pregare per noi affinché chi ci governa ponga maggiore attenzione alle nostre esigenze e ci metta nelle condizioni di vivere serenamente la nostra professione. Il sovraffollamento nelle carceri sta divenendo sempre più una piaga. La sofferenza che ne deriva e che priva i detenuti della dignità che dovrebbe essere resa inattaccabile in uno Stato civile, inevitabilmente si ripercuote sulla nostra professione rendendola più difficile da gestire. Rispetto a qualche anno fa sono stati quasi raddoppiati gli anni che ci chiedono di passare in carcere e questo spesso in condizioni disagevoli. Tuttavia la nostra voglia di andare avanti è ancora tanta e siamo sicuri che attraverso la Sua intercessione riacquisterà nuova linfa.
Le chiedo, a nome dei poliziotti penitenziari, e non solo di quelli che oggi hanno avuto l’onore di FarLe visita, di farci strada lungo il nostro tortuoso mestiere e, attraverso l’esempio di San Basilide, permetterci di ridare speranza a chi rispetto a noi ha avuto minore fortuna o che, nell’omettere di rispettare le leggi, ha omesso di dare un significato idoneo a quella che ritengo essere uno dei più grandi doni che la vita ci ha offerto: **La Libertà**! Sarebbe bello se Sua Santità potesse vedere con i propri occhi i luoghi ove professiamo il nostro lavoro ed è per questo che La invito a farci visita a Sulmona ed offrire anche a chi non ha avuto la fortuna di essere qui con noi oggi la possibilità di poter vedere quanto sia bello pregare insieme. Sono convinto che **la Sua** sola presenza servirà a compiere quel miracolo capace di rendere vivibile una vita spesso macchiata da un fine pena mai e a Sulmona, Le assicuro ce ne sono tanti. Santità Le chiedo di Benedire tutti quanti noi poliziotti e detenuti; Le chiedo di benedire i nostri familiari che spesso, loro malgrado, sono costretti a dover subire di riflesso le nostre sofferenze; Le chiedo di Benedire le comunità che ospitano le nostre istituzioni penitenziarie e di pregare affinché ci supportino sempre più; Le chiedo di pregare sempre più affinché i nostri governanti si prestino sempre di più a rendere più agevole il nostro percorso professionale. Le chiedo, infine, di pregare affinché tutti gli Stati del mondo abbiano sempre meno motivo di riempire le carceri.
Con umiltà.
Mauro Nardella