Il procuratore Bellelli, il questore Liguori e il capo della Mobile Di Frischia sul luogo dell’agguato (foto Lattanzio)

OMICIDIO PESCARA

Le indagini sul terzo telefonino finito a terra nell'agguato, ignorato dal killer

In comune fra le due vittime della sparatoria c'era il progetto di realizzare nella zona del porto turistico un albergo con casette sul mare

PESCARA. Da ieri il reparto di Rianimazione, in cui è ricoverato Luca Cavallito, l’ex calciatore di 49 anni, colpito lunedì sera in un agguato a mano armata nel bar del Parco, in cui è rimasto ucciso l’architetto 66enne Walter Albi, è super blindato. Chi non è autorizzato, non entra.

Nel pomeriggio si è tenuta una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, presieduta dal prefetto Giancarlo Di Vincenzo, nel corso della quale si è deciso di rafforzare le misure già presenti, istituendo dentro e fuori la struttura una vigilanza fissa armata. E questo dopo che, martedì sera, un uomo dall’accento napoletano e con tatuaggi sul corpo, stando alle descrizioni fatte, si è presentato in ospedale per chiedere informazioni sulle condizioni di salute di Cavallito: voleva sapere se fosse ancora vivo. Oltre l’ingresso dell'ospedale non gli è stato consentito di andare. 

leggi anche: Cavallito, grave ma in miglioramento. Si indaga sulla pista economica Il paziente sarà operato per l'estrazione di un altro proiettile, in ospedale è piantonato a vista con vigilanza armata. Dalla droga agli affari non andati in porto: si indaga a tutto campo

Intanto le indagini ripartono dal terzo telefonino scopeto a terra sulla scena del crimine. Il killer, prima di risalire sullo scooter per darsi alla fuga, ha preso dal tavolino un mazzo di chiavi e i due telefonini delle vittime. Non ha visto che a terra, vicino ai due corpi insanguinati, c'era un terzo di telefonino.

Gli investigatori della squadra mobile, diretti da Gianluca Di Frischia, coordinati dal pm Andrea Di Giovanni, per l’intera giornata di ieri, hanno ascoltato e riascoltato familiari, amici, conoscenti, persone con cui erano in affari. 

L’obiettivo è capire il contesto in cui è maturata quella che dai primi istanti è apparsa come una esecuzione di stampo mafioso, cosa ci sia dietro le vite di Albi, professionista conosciuto, con molteplici interessi, e di Cavallito, in passato coinvolto in una vicenda di droga e attualmente titolare di una impresa che si occupa di acquistare jeep militari e auto d’epoca per ristrutturale e rivenderle sul mercato estero.

In comune fra i due c'era di sicuro il grande sogno di realizzare nella zona del porto turistico un albergo con casette sul mare. Sogno in realtà di Cavallito, per il cui progetto aveva coinvolto l'architetto francavillese, che conosceva da anni per via di una amicizia fra i rispettivi padri.

ARTICOLI COMPLETI SUL QUOTIDIANO IN EDICOLA