gesuiti: reti sulle rampe dopo le proteste e una denuncia
«Le rotelle fanno troppo rumore» Il Comune chiude lo skatepark
PESCARA. Vietato andare sugli skateboard nello skatepark costruito nel 2006 e costato quasi 150 mila euro. Non è uno scherzo: il paradosso si consuma nell’impianto dei Gesuiti, in via Maestri del...
PESCARA. Vietato andare sugli skateboard nello skatepark costruito nel 2006 e costato quasi 150 mila euro. Non è uno scherzo: il paradosso si consuma nell’impianto dei Gesuiti, in via Maestri del Lavoro. «Le rotelle fanno troppo rumore» e, dopo le proteste e una denuncia dei residenti sfociata in una causa in tribunale, il Comune ha deciso di vietare l’uso dello skatepark. Come? Gli operai hanno inchiodato a terra e sulle rampe lisce reti da giardino. Le reti sono state fissate sparando tasselli d’acciaio con il trapano. Una scelta irreversibile: ora il pavimento industriale è danneggiato. «Ormai è una groviera», dice Federico Della Rovere, uno dei ragazzi che va sullo skate ai Gesuiti.
Il caso è intricato: «Siamo stati costretti», spiega l’assessore allo Sport Nicola Ricotta, «a interdire temporaneamente l’utilizzo dello skatepark in seguito alla querela di un privato, residente a ridosso dell’impianto, che ne ha denunciato l’eccessiva rumorosità, una rumorosità superiore ai decibel consentiti come certificato anche dai rilievi effettuati da un consulente incaricato dal tribunale». E poi? «A questo punto», dice Ricotta, «l’amministrazione ha tentato la via dell’accordo bonario per evitare un pesante risarcimento rendendo temporaneamente inagibile, in autotutela, lo skatepark e vietandone temporaneamente l’utilizzo». Per Ricotta, «ad accentuare il problema è stato l’uso improprio dell’impianto, testimoniato anche dalle immagini delle telecamere interne al complesso sportivo, al di fuori degli orari di apertura: alcuni ragazzi», spiega l’assessore, «scavalcavano la recinzione alle 6 del mattino o addirittura di notte per effettuare le proprie acrobazie, addirittura maltrattando anche il personale comunale, quando al mattino aprendo i cancelli degli ex Gesuiti, si ritrovavano lo skatepark già in uso». Un’altra opera avviata su un binario morto? «Ovviamente», assicura Ricotta, «la soluzione adottata non può essere risolutiva. Entro pochi giorni dovremo decidere se effettuare dei lavori ai Gesuiti per schermare lo skatepark con pannelli da installare tutt’attorno alla pista proprio per ridurre l’impatto dei rumori e abbattere i decibel, un’opera che però secondo le prime stime costerà circa 50mila euro. In alternativa potremmo pensare di delocalizzare l’impianto». Ricotta punta il dito contro l’amministrazione D’Alfonso: «Purtroppo oggi paghiamo una carenza progettuale del 2006, perché, quando l’impianto è stato costruito, le abitazioni esistevano già, dunque è evidente che la precedente amministrazione avrebbe dovuto fare un ulteriore sforzo economico per prevedere e prevenire simili disagi intuendo che il rumore degli skate avrebbe provocato proteste». (p.l.)
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