OMICIDIO NERI
Le telecamere non svelano il killer, in centro apparecchi rotti o vecchi
Nessun filmato utile dagli occhi elettronici dei varchi pedonali, puntati solo sulle targhe delle auto Piazze e strade senza sorveglianza. La verità su Alessandro inghiottita come per Bucco, Ceci e Pica
PESCARA. Niente neanche dalle telecamere dei varchi pedonali. Di Alessandro Neri, che nel pomeriggio di lunedì 5 marzo ha parcheggiato nel cuore della città, è sceso dalla macchina lasciata in via Mazzini e si è mosso nelle vie più centrali di Pescara non c’è una sola immagine. Né sua né di chi ha incontrato prima di essere ammazzato di lì a poco con due colpi di pistola al fianco e alla testa. Niente.
Di fatto, il fazzoletto che è il centro di Pescara ha inghiottito lui e il suo assassino. Perché è lì, in quelle quattro strade tra piazza Salotto e piazza Muzii che è avvenuto l’incontro con chi ha poi portato alla morte il 29enne.
Ne sono convinti gli investigatori da quando hanno rinvenuto nello stesso luogo del ritrovamento di Neri le chiavi della sua macchina, rimasta invece in via Mazzini. Per questo i carabinieri guidati dal maggiore Massimiliano Di Pietro hanno scandagliato fino all’ultima delle telecamere trovate in questo quadrilatero, perché è lì che sta la chiave del mistero. Ma non ci hanno cavato niente.
Una beffa nella beffa, perché le telecamere ci sono, si vedono, e sembrano anche tante. Ma non funzionano, come in piazza Sacro Cuore, o funzionano male: per scarsa manutenzione o perché sono antiquate come quelle in piazza Salotto, in piazza Primo Maggio e in piazza Muzii. Nei luoghi, cioè, dove c’è un maggiore flusso di gente e l’occhio elettronico è posizionato sulle piazze, ma con la sola funzione di “controllo generale”, capace di registrare disordini o risse ma senza consentire l’identificazione di volti e persone. E con l’aggravante che per problemi di luminosità, durante le ore serali, quando dovrebbero servire maggiormente, quei marchingegni ormai vetusti restituiscono solo immagini sfocate o sbiadite. Inutili. Anche perché poi finiscono al Ced, il Centro elaborazione dati del Comune dove ci sono gli impiegati, ma nelle ore di ufficio. Niente a che vedere con una centrale dove tutte le immagini cittadine possano convogliare attraverso monitor sempre accesi e con personale dedicato.
Discorso a parte le telecamere dei varchi pedonali. Anche queste contribuiscono a generare l’equivoco di un controllo che ai fini della sicurezza non c’è, perché sono telecamere che puntano sulle targhe dei veicoli e guardano a due metri dal varco di accesso, vietato alle auto, solo per immortalare, e multare, chi viola il divieto.
Ecco, questo vedono gli occhi elettronici sparpagliati in centro, senza parlare di quelli privati, di banche e locali, il più delle volte posizionati verso l’ingresso dei negozi oppure, come si è visto durante le indagini Neri, non attivi affatto. È questa la sicurezza garantita per le vie del centro dove, se non s’incappa in qualche forza di polizia, sempre in prima linea ma sempre con meno mezzi, si può essere scippati, aggrediti, o avvicinati da qualche malintenzionato senza nessuna possibilità di avere in qualche modo giustizia. Come quella che può offrire un fotogramma capace di smascherare il responsabile, e di perseguirlo. Una carenza grave che la città si trascina da anni come le giunte che si sono succedute e che a turno hanno sbandierato progetti e finanziamenti puntualmente smentiti da fatti di cronaca più o meno gravi. Chi non ricorda l’omicidio di Italo Ceci, ucciso a colpi di pistola il 20 gennaio del 2012 in via De Amicis, mentre abbassava la saracinesca del negozio di vernici che gestiva a un passo dal supermercato, in mezzo a negozi e palazzi? Quel giorno era un martedì, erano circa le 19. Ceci è morto e il killer è sparito. Come l’assassino di Nicola Bucco, ucciso quello stesso anno in un appartamento al piano terra di via Leopardi, una traversa della Riviera a un tiro di schioppo dal parco di villa de Riseis. Era il 14 novembre, un mercoledì. Bucco è stato ucciso nel primo pomeriggio. E anche lì, neanche una telecamera ad aiutare gli investigatori.
E Silvana Pica? È sparita la sera del 17 gennaio 2012 dopo aver cercato ospitalità a casa della ex suocera in via De Amicis, ancora pieno centro. Di quel passaggio c’è solo la testimonianza di una conoscente che intorno alle 20,30 di quella sera la vide attraversare via Battisti e allontanarsi con il trolley lungo via De Amicis. Silvana Pica era a piedi, diretta verso la stazione. Chissà quanto avrà camminato per le vie della città. Ma nessuno lo saprà mai. Telecamere zero. Inghiottita anche lei.
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