«Luigi ci ha insegnato la verità della vita,  ora ci ama dal cielo» 

L’abbraccio della mamma al cuoco morto in moto a 24 anni Centinaia di amici si stringono alla famiglia: «Era un fiore»

PESCARA. «Luigi ci ha preparato a questo momento. Lui era già pronto all’incontro più importante della sua vita. Nell’ultima chiacchierata a cena, mi aveva chiesto: “Mamma, come sono? Voglio saperlo”». Queste le parole piene di dolore di mamma Antonella, ieri mattina, nella chiesa degli Angeli Custodi, davanti alla bara coperta di fiori bianchi del figlio Luigi Di Credico, morto domenica mattina a 24 anni per le conseguenze di un incidente in moto avvenuto in via Stradonetto. Una chiesa stracolma di persone tanto da non riuscire a contenerle tutte. Per l’ultimo saluto allo chef pescarese c’erano i colleghi, c’erano i compagni di scuola, gli amici dello sport, quelli di sempre, che hanno portato a spalla la bara, c’era la gente del quartiere. E c’erano anche il sindaco Carlo Masci e diversi consiglieri comunali.
«Ringrazio Luigi», prosegue con una forza incredibile mamma Antonella, «per avermi insegnato la verità della vita. Oggi il Padre lo chiede a sé come abbiamo sempre fatto noi tenendolo tra le braccia. Grazie a tutti. Luigi avrebbe detto: “Vi amo”». Accanto a lei, la figlia Francesca, l’altra sorella di Luigi, Greta, e il papà Gabriele, distrutto dal dolore. Nella chiesa, silenzio e lacrime. Nel silenzio, a rimbombare sono le parole di mamma Antonella prima e poi di Francesca, conosciuta per il suo impegno e le sue lotte per il quartiere Rancitelli. Anche lei cercando di farsi forza, spiega chi era suo fratello: «Potrei scrivere e dire», sottolinea con la voce, di tanto in tanto, interrotta dal pianto «molte parole per raccontare chi era mio fratello. Ma voi già lo sapete e lo state testimoniando con la vostra presenza. Luigi era per me immortale, era il mio supereroe, era colui che si occupava di me». Francesca spiega che qualche anno fa Luigi aveva avuto un altro incidente con il motorino. «E noi c’eravamo parecchio spaventati». Ma quello non era il suo momento. «Luigi è andato via», fa presente, «sereno e dopo aver creato tutte le condizioni per fare in modo che oggi possiamo andare avanti, sapendo che c’è, è vicino a noi e non siamo soli. Negli ultimi mesi, era entrato in una fase nuova. Con una forza incredibile che solo lui aveva, si era guardato dentro e aveva affrontato le sue paure. Era riuscito a trovare le risposte a quelle domande che si poneva sulla vita. E come se sapesse che doveva andare via. Di recente», continua Francesca, «aveva trovato la sua casa, la famiglia che desiderava nell’ambiente di lavoro. Per lui, il titolare Tiziano era un secondo padre. Insomma, stava bene, aveva raggiunto la serenità. La nostra non è stata una vita semplice, ma noi ci siamo uniti diventando una cosa sola. Voleva andare a fare il Cammino di Santiango de Compostela», prosegue, «per avere altre risposte ai suoi interrogativi. Ma sapeva già tutto. Ora lo immagino con nonno Luigi che camminano insieme in paradiso».
Il parroco don Massimiliano De Luca, per tutti don Max, che insieme a Francesca porta avanti le battaglie a Rancitelli, ha spiegato che soltanto la speranza nel paradiso può dare il senso alla morte di un giovane. «Ci siamo inventati un cristianesimo senza un paradiso. Ma solo se speriamo e desideriamo il paradiso sappiamo dare una risposta al perché siamo qui davanti ad una bara. In paradiso si respira aria d’amore e noi dobbiamo prepararci a vivere con quest'aria nel cuore». Rivolgendosi poi, al termine della cerimonia funebre, a mamma Antonella: «Mi inchino di fronte a tanta forza. Non mi era mai successo che durante il funerale una madre riuscisse a fare un discorso». «Una forza», hanno sottolineato gli amici, «che ha saputo infondere Luigi. Lui era un fiore, è un angelo». Da ieri riposa con gli altri cari nel cimitero di Miglianico.