Mamma e figlia travolte dal treno «Teneva per mano la bambina» 

La 40enne, sudamericana, abitava in città con la piccola di 10 anni. Testimoni sotto choc

MONTESILVANO. «Un disastro». Basterebbero le due parole pronunciate a bassa voce dai necrofori agli addetti delle Ferrovie per spiegare la tragedia che si è consumata ieri sul binario 2 della stazione di Montesilvano, poco dopo le 18. Una 40enne di origine sudamericana ma residente a Montesilvano (il marito è del posto), mano nella mano con la figlia, una bambina di 10 anni, chiude gli occhi e si lancia sotto il Frecciarossa partito da Pescara, in arrivo quindi da sud e diretto a Milano, che in quel momento attraversava lo scalo di Montesilvano a una velocità superiore ai 160 chilometri orari.
Tutto sotto gli occhi di pochissimi testimoni, che attendevano il loro treno, e che sono rimasti sotto choc dopo aver assistito alla terribile scena che si è consumata in un pomeriggio piovoso. Dai racconti raccolti dalle forze dell’ordine, e dalla dinamica dell’incidente, è sembrato subito piuttosto chiaro che si sia trattato di un gesto volontario.
La donna, arrivata al binario proprio pochi attimi prima del passaggio del Frecciarossa – che a Montesilvano non prevede la fermata – alle persone presenti in quel momento sulla banchina avrebbe chiesto informazioni sul treno in arrivo. Poi si sarebbe seduta con la bimba su una delle panchine e, quando gli altoparlanti hanno annunciato l’imminente passaggio delle carrozze dell’alta velocità e raccomandato di allontanarsi dai binari, si sarebbe alzata tra lo stupore dei presenti e in un attimo avrebbe compiuto il gesto estremo.
Due ragazze vengono ascoltate dalla Polizia. Una fa fatica a parlare, in lacrime e sconvolta, mentre cerca di ricostruire gli attimi spaventosi. Una sua amica riesce a mantenere la lucidità e dare qualche dettaglio agli agenti. «Una donna straniera», dicono, «probabilmente sudamericana. Con una bambina di circa 10 anni». «Probabilmente era po’ stordita, confusa», hanno aggiunto. «Vestita in modo insolito, come se indossasse abiti di casa, con ciabatte ai piedi, senza bagagli».
Per la donna e la bambina non c’è stato nulla da fare. Le loro vite si sono fermate lì, su quel tratto di ferrovia, mentre il macchinista del treno – intuita la gravità della situazione – ha frenato il convoglio, che si è arrestato qualche chilometro dopo, a Marina di Città Sant’Angelo, sul ponte del fiume Saline, e ha accusato un malore. Lungo il tratto di binario percorso dal treno prima di fermarsi, i segni del terribile impatto. Spaventosi. Impressionanti.
Passano pochi minuti e sul posto arrivano gli operatori del 118, gli agenti della Scientifica e della Polfer. Già dal primo sopralluogo, si capisce che sarà difficilissimo risalire all’identità delle due vittime. Saranno le immagini della videosorveglianza a permettere di ricostruire la dinamica dell’episodio.
Quando il pm autorizza il recupero della salma, dopo aver analizzato le testimonianze chiare delle persone presenti in quel momento in stazione, comincia a fare buio. Iniziano i rilievi su diversi punti delle rotaie, su cui sono evidenti i segni dell’investimento mortale.
In molti sono arrivati ai binari sperando, come ogni giorno, di essere in tempo per poter salire sul proprio treno e tornare a casa. Ma, una volta saliti i gradini della stazione, hanno scoperto che il traffico ferroviario nella tratta Pescara-Ancona era bloccato. I treni in transito hanno accumulato oltre due ore di ritardo (quasi quattro ore il convoglio direttamente interessato dall’incidente): le operazioni di recupero dei corpi straziati di madre e figlia sono terminate attorno alle 22. Solo in quel momento il traffico è gradualmente ripartito. Il treno FR 9810 Pescara (17.54)-Milano Centrale (22.35) ha terminato la sua corsa a Silvi. I passeggeri hanno dovuto proseguire il viaggio con altri mezzi. Il disagio di centinaia di passeggeri in viaggio, però, è nulla in confronto al dolore lasciato dall’odore della morte sul binario 2.