PESCARA
Manifestazione in memoria del vigile del fuoco scomparso 10 anni fa / FOTOGALLERY
In centinaia hanno affollato la chiesa di San Cetteo dove si è tenuta una messa in ricordo del pompiere montesilvanese Maurizio Berardinucci
PESCARA. Sono trascorsi dieci anni dalla sua scomparsa, ma il suo ricordo continua a vivere nel cuore della famiglia e dei tanti colleghi che lo hanno conosciuto e stimato. Sono state centinaia le persone che ieri mattina hanno affollato la chiesa di San Cetteo dove si è tenuta una messa in ricordo di Maurizio Berardinucci, il vigile del fuoco morto il 26 ottobre del 2013 per le lesioni riportate tre mesi prima durante un intervento a seguito dell’esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio a Città Sant’Angelo.
Il pompiere montesilvanese, 47 anni, padre di tre figli, era stato tra i primi a intervenire per poi essere travolto da un nuovo scoppio e finire in ospedale, prima a Pescara e poi al Gemelli di Roma, dove alcune complicazioni non gli hanno lasciato scampo. A ricordare il suo coraggio e l’attaccamento alla divisa che indossava, ieri mattina, è stato l’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, che ha celebrato la funzione insieme al parroco Francesco Santuccione. «Maurizio è morto per un surplus di dovere, amore e impegno. Questo sacrificio incarna l’essenza della vita di chi sa di mettere a repentaglio in ogni circostanza la propria esistenza ma, nonostante tutto, continua a svolgere il proprio dovere».
Dopo le parole dell’arcivescovo, particolarmente commovente anche la lettura della preghiera del vigile del fuoco da parte di un collega e la deposizione sull’altare del caschetto da pompiere, alla quale hanno assistito dal primo banco la moglie Patrizia e i figli Moreno, Veronica e Federica. Al termine della funzione, a salire sull’altare per un ricordo del collega scomparso è stato anche il comandante provinciale Luca Verna: «Maurizio è con noi tutti i giorni: quando leggiamo il suo nome entrando a lavoro», ha commentato ricordando che la caserma di Pescara dal 2014 è stata a lui intitolata, «quando guardiamo gli occhi decisi di suo figlio Moreno, quelli dolci di Patrizia, quelli gentili delle due figlie. È stato un buon marito, padre, vigile e ha donato la sua vita per aiutare gli altri, come viene ricordato anche nelle motivazioni della Medaglia d’Oro al Valore Civile conferita a lui e a tutta la sua squadra dal presidente della Repubblica».
Dopo di lui, a ricordare la “Santa Barbara” di Villa Cipressi è stato Vincenzo Valeri, funzionario di guardia in quel maledetto 25 luglio 2013. «Quando siamo arrivati c’erano ancora 11 dispersi, tra cui due bambini (i morti alla fine saranno 4, ndc). Di quel giorno non scorderò mai la compostezza dei feriti», ha ricordato commosso, «l’altruismo della squadra, ma anche il calvario iniziato in quel momento».
Commossa per l’affetto di amici e colleghi di Berardinucci, la moglie Patrizia: «Il fatto che tutti lo ricordano è la chiara testimonianza della bellissima persona che è stata. Il ricordo più bello che ci rimane è il suo modo di essere, la sua generosità. Era una splendida persona, seria e onesta, sempre presente per la famiglia e i figli». Orgoglioso di suo padre anche il figlio Moreno, ispettore dei vigili del fuoco: «Indossare questa divisa per me è gratificante ma anche tanto doloroso, perché il ricordo non si è mai spento», confessa. «Così come è gratificante constatare quotidianamente la vicinanza dei colleghi, merito di quello che era mio padre, una persona genuina, buona, che si è sempre fatta voler bene da tutti e che mi ha insegnato ad essere rispettoso e altruista il più possibile».