Maragno: Montesilvano ha ritrovato la legalità
Il sindaco traccia un bilancio di tre anni di amministrazione: abbiamo ridotto di 200 il numero dei migranti presenti in città
MONTESILVANO. Una vacanza al ridosso del Ferragosto, con tutta la famiglia, appena dopo le fatiche per ridare slancio alla sua giunta, con l’ingresso nel governo cittadino di due ex assessori, come Manola Musa e Paolo Cilli, e dopo la questione immigrati senza casa, che tuttora tiene banco in città. Una settimana a Ischia, quella del sindaco Francesco Maragno, che terminerà nei prossimi giorni, pensata anche, come riferisce il primo cittadino, «per andare a caccia di modelli di proposta turistica da importare anche a Montesilvano». Ma è anche l'occasione per un bilancio sullo stato delle cose a Montesilvano.
Sindaco, così come hanno già fatto altri primi cittadini italiani, lei che voto si dà per i primi tre anni alla guida della città?
I voti sono due. Il primo, per l’impegno, è quello che mi posso dare da solo ed è massimo. L’altro, quello per il lavoro, lo possono dare solamente i cittadini che quotidianamente vivono Montesilvano.
In quale settore avrebbe potuto incidere di più e qual è, invece, quello in cui il suo operato è stato più soddisfacente?
Parliamo di una medaglia dai due volti. Da una parte avrei voluto investire più risorse nelle infrastrutture, nel sociale, nella tutela delle fasce più deboli della popolazione. Cercare di migliorare sempre e crescere nella qualità fa parte del mio carattere. Non avrei voluto ereditare dal recente passato espropri non pagati per milioni, una raccolta differenziata non all’altezza di una città di oltre 50mila abitanti. Come metodo di lavoro abbiamo deciso di chiudere molte delle incompiute di questa città. Penso ad esempio al mercatino ittico, alla scuola dell'infanzia di via Adda, la pista di atletica di via Senna. Tutti scheletri abbandonati negli anni, che abbiamo consegnato alla città. Finalmente è stata attivata la raccolta porta a porta dei rifiuti. Basta andare al Colle, dove abbiamo superato l'85% di raccolta differenziata, per vedere quali risultati stiamo ottenendo. Abbiamo avviato un'attività di contrasto e di sensibilizzazione nei confronti degli incivili del rifiuto, per mezzo del sistema delle fototrappole. Abbiamo lottato contro la prostituzione e anche il Venerdì di Repubblica ci cita come caso nazionale per le multe elevate. Abbiamo chiuso alcune voragini inghiotti-risorse come la farmacia comunale o il Pala Dean Martin. Abbiamo avviato a conclusione la partita del distretto sanitario e dato finalmente una grande dignità alla nostra riviera. Ecco, su questo aspetto invito tutti a una riflessione. Abbiamo finalmente una pista ciclabile sulla riviera a norma, con le giuste dimensioni. Si faccia un confronto tra la riviera di tre anni fa e la passeggiata del 2017. Locali aperti, tanta animazione, addirittura una nuova piazza pronta ad accogliere eventi e famiglie intere che camminano al centro di una strada dove non ci sono macchine e non ci sono rischi per i bambini. Un difetto? Abbiamo lavorato molto, su molti aspetti e forse non abbiamo fornito ai cittadini l’elenco completo delle opere fatte.
La situazione legata agli immigrati, che chiedono una casa, è stata gestita al meglio?
In questo caso è opportuna un'operazione verità. Siamo risultati primi per il progetto Sprar a livello nazionale, che ha già portato alla riduzione del numero dei migranti presenti in città di oltre 200 persone, e da gennaio porterà alla chiusura dei due Cas presenti nelle strutture alberghiere del lungomare. Il ministero dell’Interno ha mostrato grande apprezzamento per le nostre idee. Siamo riusciti a chiudere una situazione di illegalità che si era incastonata in una delle zone pregiate della città. Abbiamo restituito dignità a via Ariosto, mettendo in conto anche qualche polemica politica strumentale. Del resto il sindaco di Pescara Alessandrini, del Pd, ha sgomberato con la forza pubblica un mercato etnico sotto la stazione ferroviaria, ma in quell’area non si sono risolti i problemi di bivacchi e altro. Serve tempo. A Montesilvano magari ci si aspetta la bacchetta magica per cambiare tutto d’incanto.
A breve poi dovrebbe appunto aprire lo Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati di via Napoli. C’è una data precisa, ora?
Serve dialogo. Stiamo cercando di far capire ai residenti che è meglio avere 15 donne con 15 bambini, scappate dalla guerra, fuggite dall’orrore della fame e desiderose di costruirsi una vita con i figli, piuttosto che centinaia di uomini accampati in alberghi sulla riviera. Numeri più piccoli, costi minori, nessuno sfruttamento. Non possiamo rinunciare a tutti questi vantaggi per qualche residente che si oppone, tra l’altro in una zona dove abbiamo ristabilito presìdi di legalità togliendoli a famiglie dedite all’usura e altro. Vogliamo continuare su quella strada, fatta di integrazione e dialogo.
Musa e Cilli sono stati reintegrati nella squadra di governo, anche se Musa era stata assessore nella ex giunta Cordoma. Questa operazione darà maggiore stabilità al governo della città, fino alla scadenza del mandato?
Vogliamo governare la città fino al 2019. Del resto anche il nome del gruppo consiliare Montesilvano2019 esprime con chiarezza gli obiettivi dei suoi componenti. Non parliamo di stabilità, non interessa a nessuno degli oltre 50mila montesilvanesi il chiacchiericcio di Palazzo. Parliamo di opere, di sociale, di persone. Vogliamo accelerare in questi due anni e lasciare alla città un patrimonio di opere, di servizi e progetti utile per lo sviluppo futuro.
Lei ha già deciso il suo futuro politico? Si ricandiderà?
È prematuro parlare di futuro e di candidature. Questo interessa molto i giornali e poco i cittadini. Parliamo di cose che riguardano i cittadini.
In ogni caso che città pensa di lasciare ai suoi concittadini?
Una città migliore. Più pulita, più ordinata, più attenta alle esigenze dei più deboli. Più lavoro, più cultura, più ambiente. Erano alcuni degli slogan della mia campagna elettorale. Li abbiamo tradotti in realtà. Sono un uomo di parola.
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