Marinai bloccano l’Asse e ottengono i rimborsi
I pescatori occupano per 10 ore il raccordo con sedie e tavoli, la città in tilt La Regione assicura: subito 650 mila euro per imprese e operatori
PESCARA. Hanno mantenuto il punto per dieci lunghe ore, paralizzando il traffico della città e costringendo la classe politica ad assumersi impegni precisi e responsabilità concrete. Ma alla fine i marinai hanno vinto la loro battaglia a oltranza, ottenendo la promessa per iscritto della Regione a stanziare subito 650mila euro (450mila per le imprese di pesca e 200mila per gli operatori commerciali) e procedere poi alla predisposizione di tutti gli accorgimenti necessari affinché l’Inps anticipi le somme per la cassa integrazione guadagni del 2013 e gli arretrati del 2012.
L’occupazione dell’Asse. Una vittoria per le 166 famiglie dei pescatori, che ieri mattina, pochi minuti dopo le 8 e al termine di una riunione nell’Associazione armatori, si sono decise a mettere da parte diplomazia e moderazione per tornare alle vecchie battaglie di piazza degli anni scorsi. Tutti in marcia con gli striscioni sull’Asse attrezzato e occupazione permanente dell’arteria, a pochi metri dalla rampa di piazza Italia. «Ci avevano promesso l’arrivo di due draghe», ha tuonato Mimmo Grosso, incalzando più di cento marinai a seguirlo, «invece è un’altra bugia. Siamo stufi: il tempo delle menzogne è terminato e noi siamo stanchi di essere presi in giro». Il motopontone Fioravante della Sidra, la ditta vincitrice dell’appalto di 200mila metri cubi di sedimenti, inizierà a scavare un’oretta dopo, intorno alle 9, ma nemmeno l’avvio delle operazioni convince i portuali a desistere. «Questo mezzo qui non serve a nulla, è un giocattolo», scrollano la testa i pescatori, che intanto iniziano ad esporre gli striscioni sul ponte del raccordo autostradale, portando tavoli e sedie e sistemandosi in mezzo alla rampa, «non ci muoviamo da qua fino a quando non ci danno le garanzie per iscritto. Tra di noi ci sono 60 famiglie che non hanno ricevuto un euro da settembre e ci hanno detto che non abbiamo i requisiti per la cassa integrazione del 2013».
Il primo a fare capolino è l’ex sindaco Luiciano D’Alfonso con il capogruppo Pd in Comune Moreno Di Pietrantonio. Pochi minuti più tardi iniziano ad arrivare, alla spicciolata, i vari consiglieri di centrodestra e centrosinistra, che interrompono il consiglio in programma proprio nella mattinata di ieri. Uno dopo l’altro si presentano il presidente della Provincia Guerino Testa, il sindaco Luigi Albore Mascia e il questore Paolo Passamonti. Ma non c’è niente da fare: i portuali sono risoluti a portare fino in fondo la loro battaglia.
Le richieste dei marinai. Non è solo il dragaggio del porto che preoccupa i pescatori e li spinge a non interrompere il presidio permanente. Le richieste sono disparate: vogliono un impegno scritto dalle autorità locali a stanziare subito «dai 600mila ai 700mila euro come indennizzo economico per il porto insabbiato e l’assenza degli ammortizzatori sociali» e risposte certe riguardo l’interruzione del fermo biologico estivo. «Qui c’è il rischio», spiega Francesco Scordella, «che una volta tornati in mare saremmo costretti a bloccarci di nuovo a causa del fermo estivo. Oltre ai mancati guadagni, anche la canaletta appena scavata tornerà a insabbiarsi. Quindi la Regione deve dirci come intende muoversi per impedire tutto questo».
Il vertice in Prefettura. La parte più difficile da attuare è proprio il discorso sugli ammortizzatori sociali. Mancano all’appello i 600 euro al mese, destinati a 60 lavoratori dipendenti di 15 imbarcazione e relativi al periodo da ottobre a dicembre 2012 poiché l’Inps ha terminato i fondi. Oltre, naturalmente, alla cassa integrazione in deroga del 2013. Secondo l’Inps, i marinai di Pescara non hanno i requisiti per accedere alla cig, mentre secondo Federpesca è possibile riuscire a ottenere le somme. Per questa ragione, intorno a mezzogiorno, una delegazione della marineria lascia il presidio sull’Asse per partecipare a un vertice in Prefettura con il presidente della Caripe Pino Mauro. Ma il nulla di fatto e la mancanza di una strategia ufficiale convince i manifestanti a continuare la protesta a oltranza, aspettando l’incontro con il presidente della Regione Gianni Chiodi, fissato per le 16. Panini con la mortadella, thè freddo per tutti e un piatto di linguine accompagnano lo scorrere delle ore fino al vertice con il governatore.
Gli impegni di Chiodi. Il confronto a porte chiuse tra la marineria e il presidente della Regione si tiene in Comune, a margine di un consiglio comunale più volte sospeso. Due ore di discussione serrata, assieme ai consiglieri di destra e sinistra, si concludono con una serie di impegni. In primo luogo l’erogazione di 450mila euro per le imprese di pesca e 200mila euro per gli operatori commerciali mediante una delibera che sarà portata oggi in consiglio regionale e relativa ai rimborsi del fermo pesca dei mesi di marzo e aprile. «Più complesso è l’iter della cassa integrazione», ammette Chiodi alla fine dell’incontro, «non possiamo anticipare i 700mila euro chiesti dai marinai poiché nelle stesse condizioni si trovano migliaia di lavoratori abruzzesi: per anticipare gli ammortizzatori sociali a tutti i dipendenti della regione dovremmo stanziare complessivamente 48 milioni di euro, una cifra che non abbiamo. La strategia è di fissare un incontro con l’Inps e predisporre un atto deliberativo che permetta l’anticipo della cig attraverso l’utilizzo dell’indennizzo straordinario del decreto sviluppo». In pratica l’Inps anticipa le somme e, se possibile tecnicamente, poi sarà rimborsata dalla Regione una volta ricevuti i 3 milioni di euro previsti nel decreto sviluppo. «Il 23 e il 24 aprile», aggiunge Chiodi, «sarò a Bruxelles per ottenere l’esclusione dal fermo biologico estivo delle 46 barche della marineria pescarese». La quinta promessa è l’assegnazione del contributo straordinario all’Associazione armatori per i rischi della mancata agibilità dello scalo.
La protesta rientra. «Per ora siamo soddisfatti», annuncia Mimmo Grosso mentre dà l’ok ai pescatori a smobilitare tavoli e sedie e liberare così la rampa dell’Asse. A convincere i marinai ad andare via, anche lo stop alle tasse comunali fino al 2014. L’impegno è tornare in mare il 6 maggio «ma solo se terminano l’allungamento del tubo dell’acqua per il rifornimento», conclude, «la copertura dell’assicurazione, dell’elettricità e del bunkeraggio».
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