La visita del capo dello stato
Mattarella: "L’Aquila rinasce dall’Università"
Il presidente: qui la testimonianza dei terremotati che non si arrendono Inaugurato l’anno accademico, un minuto di silenzio per le vittime di Parigi
L’AQUILA. L’emozione è tale che negli ultimi istanti dei preparativi la rettrice Paola Inverardi dimentica di indossare una parte del corredo accademico. L’aula magna dell’Università dell’Aquila che porta il nome di uno dei padri dell’informatica, Alan Turing, è piena come un uovo. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, entra fra imponenti misure di sicurezza e imperturbabile siede tra il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, e il presidente del consiglio, Giuseppe Di Pangrazio.
Manca una manciata di minuti alle 11 quando si apre la storica giornata dell’Univaq. La rettrice Inverardi dà il via alla cerimonia con un «caloroso ed emozionato benvenuto della comunità accademica» al presidente della Repubblica italiana. Trentasette minuti di discorso, che precedono 60 secondi di silenzio in memoria delle vittime di Parigi. Al termine sale sul palco il capo dello Stato. Niente è preparato, perché il cerimoniale non prevede l’intervento di Mattarella. «Non era previsto», le parole del presidente, «in queste occasioni i protagonisti sono il rettore o la rettrice, i docenti, gli studenti e il personale amministrativo. Ma avverto l’esigenza di affiancarmi ai protagonisti veri di questa occasione. L’Aquila, come diverse altre città sedi di atenei, è fortemente contrassegnata dal suo carattere di città universitaria. Questa università non ha interrotto la sua attività nelle lunghe settimane successive al terremoto. È stata la testimonianza, fra le più importanti, per gli aquilani che non si sono rassegnati alla distruzione del terremoto. L’università rappresenta quindi un evento decisivo per la ripresa e il rilancio di questa città».
La senatrice Stefania Pezzopane ascolta e piange.«Occorre la ricostruzione degli edifici», prosegue il presidente Mattarella, «ma una condizione necessaria e indispensabile è la ricostruzione del tessuto economico e sociale della città. E l’Università gioca un ruolo essenziale. Questi sono giorni di allarme, di cordoglio, di tristezza. Reagiremo con determinazione, con intransigenza, contro questa ondata di violenza, di oscurantismo, di intolleranza che cerca di condizionare e di porre in difficoltà la serenità della convivenza, non soltanto in Europa. La cultura è la medicina contro questo oscurantismo e l’intolleranza».
Poi i ringraziamenti, a cominciare da quelli per la Inverardi e per la sua appassionata testimonianza. Nel discorso della Inverardi ci sono 51 anni di storia dell’Ateneo e non solo. Ci sono il ricordo dei 55 studenti morti il 6 aprile, il dopo terremoto, il calo degli iscritti, i problemi del mondo accademico, i tagli, le “nozze coi fichi secchi”, le aspirazioni.
[[(Video) Mattarella all'Aquila, l'omaggio alla Casa dello studente]]
Subito il ringraziamento a Sergio Bianchi e a sua moglie Marinella, che rappresentanto l’associazione delle vittime del sisma. «Un Paese non cresce se non cresce il suo capitale umano», il messaggio rivolto al capo dello Stato, «l’Italia sa fare eccellenza ma anche se il sistema nazionale è indebolito bisogna fare in modo che i giovani vadano all’Università. Noi vogliamo essere un pezzetto di questo Paese che funziona, vogliamo poter svolgere il nostro lavoro con passione e competenza, vogliamo offrire opportunità concrete a chi sceglie di compiere parte del suo percorso di vita con noi, vogliamo poter garantire i diritti di chi lavora con noi e vogliamo poter essere messi in grado di fare tutto questo».
I rappresentanti del Senato accademico sono schierati sotto un maxi schermo che proietta numeri e slogan. «Non siamo nelle classifiche internazionali e non so se potremo mai esserlo, non siamo ai primi posti nelle classifiche nazionali, eppure siamo il key comparative advantage (punto di forza) di questo territorio, eppure i nostri laureati si occupano rapidamente in Italia e all’estero, eppure i nostri ricercatori competono, e bene», conclude la rettrice, che alle 12.05 dichiara ufficialmente aperto l’anno accademico 2015-2016.
La cerimonia viene però preceduta da altri momenti.
Domenico Ciotti porta il messaggio del personale tecnico amministrativo e bibliotecario dell’Univaq. “Gli archi del cherubino”, quartetto composto da Judith Hamza, Gabriele Pro, Sofia Barile e Carlo Ferdinando De Nardis, regalano un paio di intermezzi musicali. Cinque “giovani maestri” portano il loro sapere. C’è Riccardo Paone di Sulmona, studioso di osteoporosi, la malattia che rende fragili le ossa, che parla dell’utilizzo degli animali nella sperimentazione. «Possiamo considerare irrispettoso l’uccisione di cavie? Sì. Posso far morire un bimbo che può essere curato grazie agli esperimenti sugli animali? Sì. Ad oggi è questa la dolorosa e insostituibile via», sottolinea il giovane. Valentina Innocenzi, ingegnere chimico dell’Aquila, parla dell’estrazione mineraria dai rifiuti urbani e della possibilità di investire sui processi di riciclo: da una tonnellata di rifiuti si possono recuperare 300 grammi di oro. La neurochirurga Soheila Raysi Dehcordi, italo-iraniana di Pescina, regala pillone di medicina. Simone Fagioli, di Teramo, cerca di illuminare i presenti con la sua mente matematica, non chiusa in stanzette medievali ma aperta a un rinascimento attraverso interazioni con altre scienze. Alfonso Forgione della provincia di Avellino è l’esperto di scavi e castelli che attraverso il filo della storia interpreta il presente per programmare il futuro. È un piacere ascoltare queste cinque guide presentate a Mattarella e sfornate dall’Università. Sono loro il futuro, non solo dell’Aquila. Anche l’imperturbabile presidente si apre a un sorriso. «Bravi!», esclama.
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