MATTEO RENZI E IL PETROLIO DE NOANTRI
Ecco un bel banco di prova per capire se davvero il governo di Matteo Renzi se ne infischia delle resistenze locali e vuole portare a casa in fretta l'avvio delle opere che, alla faccia degli ambientalisti, farebbero dell'Abruzzo uno snodo fondamentale per la produzione e distribuzione di idrocarburi. Alle porte c'è una scadenza importante: il 30 settembre a Roma dovrebbe tenersi la conferenza dei servizi per il metanodotto Snam che va da Sulmona a Foligno: la Regione, spalleggiando le comunità locali, ha chiesto di annullare l'appuntamento, sostenendo che la Valle Peligna è il luogo meno indicato per un'infrastruttura del genere, non foss'altro che per l'alto rischio sismico che contrassegna la zona di Sulmona.
Che farà a questo punto il governo? In fremente attesa ci sono anche le tante società che, avendo fiutato la grande apertura del nuovo esecutivo alle trivellazioni in mare, si sono buttate alla ricerca di permessi di forare l'Adriatico: le ultime notizie sono di ieri e riferiscono dell'istruttoria aperta dall'Enel per un vastissimo spicchio d'acqua antistante Pescara, ma licenze analoghe sono in ballo più a sud per altri gruppi come PetroCeltic e l'ormai storica Medoil, quella di Ombrina.
Il segnale di una prova di forza del governo, che già ha inserito nel decreto “Salva Italia” un articolo che di fatto avoca a Roma le scelte in materia di trivellazioni, avrebbe un effetto molto forte anche per i tanti contenziosi che riguardano le esplorazioni nel mare d'Abruzzo. Si aprirebbe una fase delicatissima, in cui l'Abruzzo si presenterebbe privo anche dell'unico uomo politico di caratura nazionale, quel Giovanni Legnini che si appresta a traslocare sullo scranno più alto del CSM, accanto a quello altissimo di Giorgio Napolitano. Sento odore di trivelle.