La rabbia delle lavoratrici senza stipendio da 4 mesi e senza prospettive di impiego imminente

PESCARA

Mense scolastiche, salta l’accordo / VIDEO

La trattativa con la nuova ditta si arena: le maestranze non accettano la riduzione delle ore. Ipotesi nuovo appalto

PESCARA. Accordo saltato. Per ora non si sa quando i bambini torneranno a consumare i pasti nelle mense scolastiche comunali.

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Scuola, trattativa in salita sull'emergenza mense
Saltato l'accordo tra Comune, ditte aggiudicatarie dell'appalto sulle mese scolastiche, sindacati e maestranze, sulla riduzione degli orari di lavoro, l'avvocato Paolo Nardella, in rappresentanza di un centinaio di famiglie, cerca un'intesa con le lavoratrici e i sindacalisti della Filcams Cgil e Uiltucs. Obiettivo: trovare un punto comune per far ripartire la refezione nelle scuole.

L’intesa tra Comune, sindacati, lavoratori disoccupati e secondo raggruppamento aggiudicatario dell’appalto mense, cooperativa Camst e consorzio Csa, si è arenato su 41 ore lavorative di differenza. Sindacati e maestranze si sono impuntati: quella mezza ora in più, che il secondo concessionario non vorrebbe concedere, significa rispetto per le loro fatiche che spesso «vanno ben oltre le 2, 4, 6 ore di lavoro previste».
Adesso si dovrà procedere «all’interpello della terza azienda (La Serenissima) classificata nella gara del 2015 e, in caso di rifiuto di quest’ultima, la strada che si apre è quella di un nuovo appalto» con «i tempi che si allungheranno fino ad un anno e mezzo» secondo gli uffici tecnici. Tutto questo mentre mancano due settimane all’avvio previsto, il 1° ottobre, del servizio mensa nelle scuole.
Ieri mattina, intanto, 60 (delle complessive 136) cuoche, aiuto cuoche, addette mense e qualche autista, hanno protestato vivacemente, durante la riunione della commissione Vigilanza, controllo e garanzia convocata dal presidente Carlo Masci, per fare il punto della situazione e riferire lunedì in consiglio comunale.
Le lavoratrici disoccupate, accompagnate dalla sindacalista Cgil Alessandra Di Simone, hanno chiesto di tornare al lavoro dopo 4 mesi (da giugno ad oggi) di stop forzato, senza stipendio ma anche senza licenziamento, conseguenza dell’annullamento del contratto con la Bioristoro-Cir Food, voluto dal Comune, dopo lo scandalo tossinfezione che ai primi di giugno ha mandato in ospedale 200 bambini.

Carlo Masci e i consiglieri ascoltano le rimostranze

E questa mattina le lavoratrici sono torneate a manifestare davanti al Comune (vedi video) accompagnate dalle mamme che sono sul piede di guerra perché a pochi giorni dall’avvio previsto del servizio, non sanno se devono far portare ai figli i pasti da casa (su questo passaggio molte avrebbero dato parere favorevole) oppure che altro destino le attende. Inferocite sono soprattutto le madri lavoratrici che devono far ricorso al tempo pieno e dunque hanno grande necessità del servizio ristorazione per i pargoli.
Dal Comune fanno sapere che l’avvocato Paolo Nardella, rappresentante dei genitori in questa lunga controversia, ha chiesto al sindaco Marco Alessandrini di intercedere per un incontro con i sindacati allo scopo di chiarire le ragioni per le quali i sindacati si oppongono alle proposte di Camst-Csa.
Il problema interessa 2500 famiglie, che aspettano risposte dall’amministrazione, la quale però si trova a fronteggiare una situazione inattesa con colpi di scena e passaggi burocratici complessi che dilatano i tempi (fin troppo stretti) a dismisura.
Ci sono voluti giorni di trattative per raggiungere l’obiettivo di far «ripartire regolarmente dal prossimo primo ottobre» la distribuzione di 5000 pasti nelle scuole, ma l’intesa è saltata.
Ieri le trattative, che si protraggono da giovedì scorso, sono proseguite. All’incontro erano presenti il sindaco Marco Alessandrini, rappresentanti di Camst e Csa, i sindacati Filcams Cgil e Uiltucs, il vice sindaco Antonio Blasioli, il dirigente e la responsabile del servizio mense, Fabio Zuccarini ed Enrica Di Paolo, il capo di gabinetto Fabrizio Paolini. Alessandrini (d’accordo su tutta la linea anche l’assessore Giacomo Cuzzi) ha riferito le ragioni della fumata nera: «Al tavolo la cooperativa ci ha comunicato che l’accettazione sarebbe stata subordinata a due condizioni: la conclusione di un accordo sindacale con le maestranze e la riduzione a 390 ore di lavoro giornaliere sulle 431 precedenti, con una aliquota di redistribuzione delle ore fra il personale con poco più di 10 ore settimanali, al fine di poter gestire al meglio il subentro e poter avviare subito il servizio, che vede la produzione di 5000 pasti al giorno e coinvolge 2500 famiglie». Sulla base di queste condizioni, il Comune «ha svolto un ruolo di mediazione», ma «nonostante lo sforzo profuso in più tavoli, l’accordo non è stato raggiunto».
Zuccarini, in mattinata, durante i lavori della commissione Garanzia ha ripercorso i vari passaggi nei minimi dettagli e ha definito l’intera vicenda «un incidente di percorso gravissimo».

Le cuoche disoccupate protestano durante i lavori della commissione garanzia
Gli animi delle lavoratrici si sono surriscaldate in diverse occasioni. Tra applausi e urla, le loro preoccupazioni sono state raccolte anche dai consiglieri di opposizione Luigi Albore Mascia che ha proposto «un ordine del giorno da discutere e approvare lunedì in consiglio comunale», da Guerino Testa che ha stigmatizzato «l’atteggiamento scandaloso della giunta in ritardo su un problema che conosce da giugno». Presenti anche i consiglieri Piero Giampietro, Maria Ida D’Antonio e Riccardo Padovano che ha proposto un «contratto di solidarietà per mettere tutti d’accordo».

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