Metà della vita in pensione Il record di “baby” Franco
Crecchio, Di Ludovico ha 68 anni: a 34 il primo assegno previdenziale «Ho voluto cambiare professione avendo però le spalle coperte»
CRECCHIO. In tempi in cui l’età della pensione si allunga sempre di più nel tempo, Franco Di Ludovico, 68 anni di Crecchio, si appresta a tagliare un traguardo da guinness dei primati: aver trascorso metà vita da pensionato. Accadrà domani.
Di Ludovico, perché il 22 aprile sarà una giornata importante per lei?
«Perché compirò 68 anni, sei mesi e sedici giorni, quindi metà vita in pensione. Quest'ultima l'ho acquisita dal 14 gennaio 1983. All'epoca avevo 34 anni, tre mesi e otto giorni».
Come è riuscito ad ottenere la pensione così giovane?
«L'ho avuta grazie ai contributi versati e alla legge 29/79, modificata tantissime volte e mai abrogata. Nel 1982, venendo a conoscenza di questa legge e immaginando che non mi sarebbe capitata un’altra occasione, ho preso la palla al volo. E così il 14 gennaio 1983 sono andato in pensione».
Prima di allora come era stata la sua vita?
«Io sono originario di Crecchio, dove ho iniziato a lavorare versando contributi da coltivatore diretto per undici anni. Poi ho mollato tutto e mi sono trasferito in Veneto dove ho lavorato come postino a Venezia. Un mestiere che ritengo bellissimo. Stavo sempre a contatto con la gente e questo particolare a me è sempre piaciuto. Ero davvero affezionato al mio lavoro».
Allora perché l’ha lasciato?
«Semplicemente, nel 1982 ho scoperto la legge 29/79 e ho presentato le mie dimissioni con diritto a pensione. Ho nove anni di contributi versati come postino: ma con quella scelta fatta, ho deciso di vivere una nuova vita professionale con passione e spalle coperte. Voglio precisare però che per dodici anni ho dovuto pagare una somma per la ricongiunzione dei contributi».
A quanto ammontava la sua pensione?
«A quei tempi era di circa 300mila lire. Secondo la legge mi spettava il 60% dello stipendio».
E cosa ha fatto dopo quel fatidico 14 gennaio 1983?
«Mi sono dedicato a un nuovo lavoro. Ho fatto il rappresentante editoriale nella provincia di Venezia. In sostanza vendevo libri. Un impiego che ho portato avanti con gioia fino al 2014. Ho quindi versato altri trentuno anni di contributi, nonostante la mia pensione, per un totale di 51 anni».
Cosa le hanno detto familiari e amici quando ha annunciato che sarebbe andato in pensione?
«C'era chi sosteneva che al mio posto avrebbe rinunciato a quella fortuna. A queste persone io rispondevo: “non sono scemo e non voglio essere chiamato scemo per tutta la vita”. Ho semplicemente approfittato di un'opportunità che mi veniva concessa. Purtroppo alcuni miei conoscenti abruzzesi, informati da me della legge, hanno pensato che io fossi veramente scemo, cioè che raccontavo balle».
Oggi com’è la sua vita?
«Da tre anni sono tornato a vivere in Abruzzo, a Crecchio. Mi sto godendo la mia terza vita, quella da vero pensionato. Ho ritrovato vecchi amici e compagni di scuola. Ora posso dire che mi sto godendo la vecchiaia. Non ho moglie nè figli, trascorro le mie giornate in giro, pranzo spesso fuori casa. Ho una bellissima vita».
È consapevole dell'eccezionalità del suo caso e di quanto sia particolare la sua storia?
«Sì certo. Non è da tutti trascorrere metà della propria esistenza in pensione. D'altronde ho sempre creduto di avere un vero e proprio primato, fino a quando sono venuto a conoscenza del fatto che in realtà esiste qualcuno che mi batte».
Cioè?
«Sul Gazzettino di Venezia un giorno lessi che c'è una donna fiulana che è andata in pensione, in quello stesso periodo, all'età di 29 anni e mezzo. Mi sono sempre proposto di conoscerla, purtroppo vivendo una vita intensissima non l'ho mai fatto. Lei è la campionessa mondiale in senso assoluto. Io però, andando in pensione a 34 anni tre mesi e otto giorni, sono il campione mondiale per la categoria maschile».
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