Michetti e Palizzi inediti a Villa Urania
Nel museo Paparella, accanto alle ceramiche, un'esposizione dedicata ai più importanti pittori della regione. «Opere dell'Ottocento abruzzese» in mostra da domani
PESCARA. Quadri mai esposti di Francesco Paolo Michetti, dei fratelli Palizzi e di Teofilo Patini. L'unicità della mostra che si intitola «Opere dell'Ottocento abruzzese» è legata ai dipinti di una memorabile stagione della storia dell'arte abruzzese che non hanno mai trovato posto nelle sale espositive abruzzesi e italiane e che, nel giro di tre mesi, torneranno nelle case dei collezionisti privati. E' stato Marco Bertoli, modenese, mercante d'arte ed esperto di pittura dell'Ottocento italiano, a rendere possibile la mostra allestita da domani nel museo di Villa Urania.
Piccolo scrigno all'angolo di via Piave, il museo Paparella Treccia Devlet ospita una collezione permanente di maioliche di Castelli, «diversa da tutte le altre perché nessuna raggiunge l'alta qualità di questa raccolta, che propone il meglio delle ceramiche nel suo periodo più fiorente, dal Cinquecento all'Ottocento», ha spiegato ieri, durante la conferenza di presentazione della mostra, il direttore del museo, Vincenzo De Pompeis. E anche per dare maggiore visibilità alla collezione di ceramiche e iniziare a riscoprire il museo nel cuore della città, Vincenzo De Pompeis ha deciso di aprirlo a nuove iniziative. E così, anche in questo ambito, si colloca la mostra «Opere dell'Ottocento abruzzese», che da domani resterà aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 17 alle 21, fino al 23 settembre (l'ingresso costa 5 euro).
Nel piccolo museo si troveranno circa trenta opere dei più rappresentativi pittori abruzzesi dell'Ottocento: Francesco Paolo Michetti, i fratelli Palizzi, Pasquale Celommi, Basilio Cascella, Teofilo Patini, Tito Pellicciotti e Gabriele Smargiassi. Tutte le opere provengono da collezioni private e volendo indicare le più importanti, Marco Bertoli, anche lui ieri presente alla conferenza, suggerirebbe: «Capre in una vigna del lancianese Giuseppe Palizzi che venne esposto all'esposizione universale di Parigi del 1855 e che ritrae alcune capre in una vigna. Le capre, e lo si evince anche dai loro musi, sono ubriache. Poi aggiungerei Scavi di Ercolano sempre di Giuseppe Palizzi e Scavi di Pompei di Filippo Palizzi, che esiste in tre varianti di colore, nel rosso pompeiano, nel verde e nell'azzurro».
Accanto ad alcune opere di Francesco Paolo Michetti, come «Scena dell'Aida», «L'innnamorato timido» e «Sulla riva», nell'allestimento si troveranno i quadri di Teofilo Patini, tra cui «La zingara», «Interno con un frate cappuccino»; inoltre, «La stalla» di Tito Pellicciotti, «Paesaggio» e «Marina flegrea» del vastese Gabriele Smargiassi e «Sul bagnasciuga» di Pasquale Celommi.
A presentare la mostra, ieri, nel nuovo gazebo posto nel giardino di Villa Urania, c'erano anche l'assessore alla Cultura del Comune di Pescara, Adelchi De Collibus, che ha auspicato che il museo Paparella entri così nel circuito del sistema museale cittadino; Carlo Di Properzio, direttore scientifico della fondazione, e Guido Alberto Scoponi, segretario consigliere della fondazione.
A completare la mostra ci saranno anche alcuni disegni e pastelli. Durante il periodo dell'allestimento, l'esposizione delle ceramiche di Castelli non verrà rimossa: insieme al corpus di quadri abruzzesi, creerà due spazi parralleli in cui lo spettatore potrà ammirare due arti apparentementi diverse, ma complementari nel panorama abruzzese.
Piccolo scrigno all'angolo di via Piave, il museo Paparella Treccia Devlet ospita una collezione permanente di maioliche di Castelli, «diversa da tutte le altre perché nessuna raggiunge l'alta qualità di questa raccolta, che propone il meglio delle ceramiche nel suo periodo più fiorente, dal Cinquecento all'Ottocento», ha spiegato ieri, durante la conferenza di presentazione della mostra, il direttore del museo, Vincenzo De Pompeis. E anche per dare maggiore visibilità alla collezione di ceramiche e iniziare a riscoprire il museo nel cuore della città, Vincenzo De Pompeis ha deciso di aprirlo a nuove iniziative. E così, anche in questo ambito, si colloca la mostra «Opere dell'Ottocento abruzzese», che da domani resterà aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 17 alle 21, fino al 23 settembre (l'ingresso costa 5 euro).
Nel piccolo museo si troveranno circa trenta opere dei più rappresentativi pittori abruzzesi dell'Ottocento: Francesco Paolo Michetti, i fratelli Palizzi, Pasquale Celommi, Basilio Cascella, Teofilo Patini, Tito Pellicciotti e Gabriele Smargiassi. Tutte le opere provengono da collezioni private e volendo indicare le più importanti, Marco Bertoli, anche lui ieri presente alla conferenza, suggerirebbe: «Capre in una vigna del lancianese Giuseppe Palizzi che venne esposto all'esposizione universale di Parigi del 1855 e che ritrae alcune capre in una vigna. Le capre, e lo si evince anche dai loro musi, sono ubriache. Poi aggiungerei Scavi di Ercolano sempre di Giuseppe Palizzi e Scavi di Pompei di Filippo Palizzi, che esiste in tre varianti di colore, nel rosso pompeiano, nel verde e nell'azzurro».
Accanto ad alcune opere di Francesco Paolo Michetti, come «Scena dell'Aida», «L'innnamorato timido» e «Sulla riva», nell'allestimento si troveranno i quadri di Teofilo Patini, tra cui «La zingara», «Interno con un frate cappuccino»; inoltre, «La stalla» di Tito Pellicciotti, «Paesaggio» e «Marina flegrea» del vastese Gabriele Smargiassi e «Sul bagnasciuga» di Pasquale Celommi.
A presentare la mostra, ieri, nel nuovo gazebo posto nel giardino di Villa Urania, c'erano anche l'assessore alla Cultura del Comune di Pescara, Adelchi De Collibus, che ha auspicato che il museo Paparella entri così nel circuito del sistema museale cittadino; Carlo Di Properzio, direttore scientifico della fondazione, e Guido Alberto Scoponi, segretario consigliere della fondazione.
A completare la mostra ci saranno anche alcuni disegni e pastelli. Durante il periodo dell'allestimento, l'esposizione delle ceramiche di Castelli non verrà rimossa: insieme al corpus di quadri abruzzesi, creerà due spazi parralleli in cui lo spettatore potrà ammirare due arti apparentementi diverse, ma complementari nel panorama abruzzese.