Migranti, oltre la metà resta in Abruzzo
L’esodo nelle 4 province. Il vice prefetto Braga: «È stato difficoltoso collocare i minori arrivati soli, ma ce l’abbiamo fatta»
ORTONA . Terminata la fase della prima accoglienza, per le 161 anime sbarcate martedì nel porto di Ortona c’è bisogno di una casa. Per i migranti arrivati in Italia con la nave Life Support di Emergency, inizia, da questo momento, un altro tipo di viaggio. Questa volta non solo mare e cielo all’orizzonte. Davanti a loro, il futuro.
IL DRAMMA DEI MINORIL’ultimo pullman adibito al trasporto dei profughi verso le destinazioni dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) assegnati è partito alle 5 di ieri mattina dal piazzale antistante il palazzetto dello sport di Villa Caldari. Un po’ più della metà dei 161 profughi arrivati rimarrà in Abruzzo. Ricordiamo che tra questi vi erano 52 minori non accompagnati. Sicuramente la questione più complessa da affrontare. Infatti, per quanto riguarda i ragazzi senza genitori, 12 sono stati destinati al Cas di Dogliola. Nelle restanti tre provincie di Pescara, l’Aquila e Teramo, i comuni hanno messo a disposizione le strutture utilizzate dalle case famiglia. A Pescara sono andati 7 ragazzi, 4 all’Aquila, 2 a Sulmona, 3 a Giulianova e 7 a Sant’Egidio alla Vibrata. Un altro gruppo di minori non accompagnati è arrivato a Montesilvano. Poi altri due gruppi, rispettivamente in Molise e in Puglia. Questo per quanto riguarda i minorenni senza familiari.
NOVE RICOVERATI A CHIETIPer gli adulti, invece, altre sono state le località che hanno scelto di aprire le porte. Infatti, 10 adulti sono stati trasferiti nel Cas di Schiavi d’Abruzzo, 10 a Roseto degli Abruzzi, 11 ad Avezzano, 7 sono stati accolti al Cas di Pescara e 5 a Turrivalignani. Numeri. Un elenco di numeri che ci dà la misura di quanto siamo dentro a un’emergenza senza precedenti. Durante le procedure sanitarie di ieri, sono emersi alcuni casi da dirottare in ospedale a Chieti. Due persone positive al Covid, due donne in stato di gravidanza, un uomo che è stato anche sottoposto ad un intervento chirurgico e un bimbo piccolo ricoverato in pediatria accompagnato dalla sua mamma. Infine, secondo le disposizioni ministeriali, 40 migranti sono partiti per la regione Marche e 20 per il Molise. A coordinare tutte le operazioni la prefettura di Chieti che ha lavorato in perfetta sinergia con tutti gli enti e i responsabili coinvolti in questo grande schema dell’accoglienza ormai alla sua seconda prova ufficiale. «Tutto è andato per il meglio anche questa volta, con una macchina dei soccorsi adeguata rispetto all’ingente carico di persone sbarcate nel nostra Regione», ha ribadito il viceprefetto di Chieti che ha coordinato l’operazione, Gianluca Braga.
in mare PER SALVARE VITENon solo i migranti sono partiti per nuove destinazioni. Ma anche la Life Support è salpata verso nuove missioni. «Vogliamo tornare quanto prima nel Mediterraneo, mettendoci a disposizione delle autorità competenti presenti in mare. Durante quest’ultima missione, abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà soprattutto sulla rotta tunisina», spiega il capo missione Emanuele Nannini, «di fatto, siamo stati testimoni degli effetti delle recenti politiche tunisine verso gli stranieri presenti sul proprio territorio e della grave crisi economica che sta affliggendo il Paese. A bordo, i superstiti ci hanno raccontato come la Tunisia rischia di diventare la nuova Libia: arresti arbitrari e violenze da parte della polizia, rapine armate senza che nessuno intervenga, case incendiate perché abitate da stranieri». Attiva in operazioni di ricerca e soccorso dal dicembre 2022, la Life Support in questi quattro mesi, ha salvato la vita di 564 persone.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL DRAMMA DEI MINORIL’ultimo pullman adibito al trasporto dei profughi verso le destinazioni dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) assegnati è partito alle 5 di ieri mattina dal piazzale antistante il palazzetto dello sport di Villa Caldari. Un po’ più della metà dei 161 profughi arrivati rimarrà in Abruzzo. Ricordiamo che tra questi vi erano 52 minori non accompagnati. Sicuramente la questione più complessa da affrontare. Infatti, per quanto riguarda i ragazzi senza genitori, 12 sono stati destinati al Cas di Dogliola. Nelle restanti tre provincie di Pescara, l’Aquila e Teramo, i comuni hanno messo a disposizione le strutture utilizzate dalle case famiglia. A Pescara sono andati 7 ragazzi, 4 all’Aquila, 2 a Sulmona, 3 a Giulianova e 7 a Sant’Egidio alla Vibrata. Un altro gruppo di minori non accompagnati è arrivato a Montesilvano. Poi altri due gruppi, rispettivamente in Molise e in Puglia. Questo per quanto riguarda i minorenni senza familiari.
NOVE RICOVERATI A CHIETIPer gli adulti, invece, altre sono state le località che hanno scelto di aprire le porte. Infatti, 10 adulti sono stati trasferiti nel Cas di Schiavi d’Abruzzo, 10 a Roseto degli Abruzzi, 11 ad Avezzano, 7 sono stati accolti al Cas di Pescara e 5 a Turrivalignani. Numeri. Un elenco di numeri che ci dà la misura di quanto siamo dentro a un’emergenza senza precedenti. Durante le procedure sanitarie di ieri, sono emersi alcuni casi da dirottare in ospedale a Chieti. Due persone positive al Covid, due donne in stato di gravidanza, un uomo che è stato anche sottoposto ad un intervento chirurgico e un bimbo piccolo ricoverato in pediatria accompagnato dalla sua mamma. Infine, secondo le disposizioni ministeriali, 40 migranti sono partiti per la regione Marche e 20 per il Molise. A coordinare tutte le operazioni la prefettura di Chieti che ha lavorato in perfetta sinergia con tutti gli enti e i responsabili coinvolti in questo grande schema dell’accoglienza ormai alla sua seconda prova ufficiale. «Tutto è andato per il meglio anche questa volta, con una macchina dei soccorsi adeguata rispetto all’ingente carico di persone sbarcate nel nostra Regione», ha ribadito il viceprefetto di Chieti che ha coordinato l’operazione, Gianluca Braga.
in mare PER SALVARE VITENon solo i migranti sono partiti per nuove destinazioni. Ma anche la Life Support è salpata verso nuove missioni. «Vogliamo tornare quanto prima nel Mediterraneo, mettendoci a disposizione delle autorità competenti presenti in mare. Durante quest’ultima missione, abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà soprattutto sulla rotta tunisina», spiega il capo missione Emanuele Nannini, «di fatto, siamo stati testimoni degli effetti delle recenti politiche tunisine verso gli stranieri presenti sul proprio territorio e della grave crisi economica che sta affliggendo il Paese. A bordo, i superstiti ci hanno raccontato come la Tunisia rischia di diventare la nuova Libia: arresti arbitrari e violenze da parte della polizia, rapine armate senza che nessuno intervenga, case incendiate perché abitate da stranieri». Attiva in operazioni di ricerca e soccorso dal dicembre 2022, la Life Support in questi quattro mesi, ha salvato la vita di 564 persone.
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