Milioni al Napoli calcio, l’atto con le accuse alla Regione
La Corte dei Conti: «Spesa sproporzionata». Sott’inchiesta due assessori e tre dirigenti
«Gli atti che l’amministrazione regionale ha adottato sono stati scientemente posti in essere, con gli aspetti di irragionevolezza e antigiuridicità e con una condotta pienamente consapevole ed orientata al risultato verificatosi, ossia quello di esborsi sproporzionati nella misura, nella modalità e nella dimensione temporale». È uno dei passaggi più forti del provvedimento con cui la procura della Corte dei Conti aquilana mette sott’accusa la Regione Abruzzo per l’accordo da oltre 14 milioni di euro con il Napoli Calcio: un patto che assicura alla società di Aurelio De Laurentiis ritiri pre campionati a Castel di Sangro fino al 2031. C’è una «deliberata volontà di beneficiare uno specifico soggetto privato», sottolinea la procura contabile, che calcola un danno già oggi – dopo solo due anni – di 1,7 milioni di euro e, per ora, invita alle controdeduzioni due assessori e tre dirigenti regionali. Hanno 45 giorni di tempo per difendersi. Il danno viene addebitato all’ex assessore Mauro Febbo (in carica fino a pochi mesi dopo la firma dell’accordo) e Guido Liris perché hanno proposto la delibera di giunta regionale al centro dell’indagine, ma anche agli alti dirigenti Germano De Sanctis, Giuseppe Di Fabrizio e Luigia Calcalario.
Siamo venuti in possesso del documento firmato dal procuratore regionale della Corte Giacinto Dammicco che ha inviato la Guardia di Finanza in Regione per acquisire le carte.
L’ACCORDO E LE CIFRE
L’atto principale della giunta del governatore Marco Marsilio finito sott’accusa è la delibera 374 del 6 luglio 2020 con cui è stata approvata la convenzione con il Napoli calcio.
«L’amministrazione regionale, in particolare, ricorreva all’affidamento diretto in favore della predetta società sportiva, mediante lo strumento della procedura negoziata senza bando», scrive il procuratore, «sulla base di una asserita infungibilità del servizio». Come ricorda la Corte, la convenzione, poi stipulata 13 luglio 2020, prevede un accordo per sei anni dal 2020 al 2025, rinnovabile per altri sei. L’impegno economico della Regione pattuito è di un milione di euro più Iva (quindi 1,220 milioni) per ogni stagione, con i versamenti «a cura della Abruzzo Sviluppo spa, quale Società in house della Regione Abruzzo». Il totale, per 12 anni, fa quindi oltre 14,6 milioni di euro.
SENZA MOTIVAZIONI.
Ma «gli atti di affidamentosonostati adottati dall’amministrazione regionale in assenza di una specifica e concreta motivazione sotto il profilo dell’interesse pubblico sotteso, nonché di una adeguata istruttoria preliminare mediante l’analisi dei dati di mercato e della sostenibilità economico sociale dell’operazione», incalza il procuratore Dammicco. «È evidente», continua, «che una prudente e sana gestione finanziaria e un’attenta programmazione delle risorse, impone un compiuto piano di marketing territoriale e un’attenta analisi comparativa costi-benefici conformemente al parametro economico di mercato».
URGENZA «INGIUSTIFICATA».
Nel mirino c’è anche la procedura d’urgenza applicata dalla giunta. «Si rileva come all’interno delle stesse deliberazioni non risultano essere state esplicitate le adeguate e necessarie motivazioni di urgenza», si legge nell’avviso della Corte, che appare molto critica sulle giustificazioni della procedura d’urgenza collegate dalla Regione all’esigenza di stimolare il turismo colpito dalla pandemia. «Non è certamente sufficiente», taglia corto il procuratore.
IMPORTO SPROPORZIONATO.
E arriviamo al clou sulla sproporzione dell’importo: «Appare del tutto evidente un sovradimensionamento dell’importo da attribuire alla Società Sportiva», dice Dammicco confrontando le somme per il ritiro a Dimaro Folgarida, per cui il Napoli nel 2018 aveva percepito 175mila euro. E poi: «La cifra abruzzese di 1,2 milioni è priva di qualsivoglia confronto con l’ipotetico indotto che si intendeva ottenere».
LA DURATA E IL RINNOVO
«Altra criticità appare a questa procura regionale afferire alla dimensione temporale della convenzione». Cioè i sei anni più altri sei. L’articolo 5 della convenzione stabilisce «espressamente, del tutto impropriamente e ingiustificatamente» la facoltà del Napoli di estendere la durata dell’accordo per altre sei estati, «in evidente contrasto con i principi di economicità, efficacia, trasparenza, imparzialità, parità di trattamento e proporzionalità, con conseguente danno derivante dal mancato risparmio che l’Ente avrebbe potuto ottenere sulla base di una rinegoziazione del contratto in scadenza, eventualmente anche con un diverso operatore economico. In conclusione emerge una attività politica e gestionale superficiale e negligente». Sembra già un verdetto. Ma è ancora tutto da dimostrare.
IL DANNO IPOTIZZATO.
Il procuratore però calcola quale sarebbe stata la cifra congrua: «Gli importi noti riguardanti analoghe situazioni giustificherebbero una cifra annuale di 250mila euro». Contro il milione più Iva pattuito. E da qui scaturisce il presunto danno alle casse della stessa Regione: «Si ritiene, quindi di quantificare il danno nell’importo di 750mila euro nette per ogni annuale corresponsione», conclude la Corte che chiede ai cinque di motivare la delibera e gli atti successivi, altrimenti dovranno risarcire 1.739.987. Una cifra che però è destinare a crescere per ogni anno in più di ritiro pre campionato del Napoli a Castel di Sangro. Cosa farà a questo punto la Regione che è anche parte offesa?
Siamo venuti in possesso del documento firmato dal procuratore regionale della Corte Giacinto Dammicco che ha inviato la Guardia di Finanza in Regione per acquisire le carte.
L’ACCORDO E LE CIFRE
L’atto principale della giunta del governatore Marco Marsilio finito sott’accusa è la delibera 374 del 6 luglio 2020 con cui è stata approvata la convenzione con il Napoli calcio.
«L’amministrazione regionale, in particolare, ricorreva all’affidamento diretto in favore della predetta società sportiva, mediante lo strumento della procedura negoziata senza bando», scrive il procuratore, «sulla base di una asserita infungibilità del servizio». Come ricorda la Corte, la convenzione, poi stipulata 13 luglio 2020, prevede un accordo per sei anni dal 2020 al 2025, rinnovabile per altri sei. L’impegno economico della Regione pattuito è di un milione di euro più Iva (quindi 1,220 milioni) per ogni stagione, con i versamenti «a cura della Abruzzo Sviluppo spa, quale Società in house della Regione Abruzzo». Il totale, per 12 anni, fa quindi oltre 14,6 milioni di euro.
SENZA MOTIVAZIONI.
Ma «gli atti di affidamentosonostati adottati dall’amministrazione regionale in assenza di una specifica e concreta motivazione sotto il profilo dell’interesse pubblico sotteso, nonché di una adeguata istruttoria preliminare mediante l’analisi dei dati di mercato e della sostenibilità economico sociale dell’operazione», incalza il procuratore Dammicco. «È evidente», continua, «che una prudente e sana gestione finanziaria e un’attenta programmazione delle risorse, impone un compiuto piano di marketing territoriale e un’attenta analisi comparativa costi-benefici conformemente al parametro economico di mercato».
URGENZA «INGIUSTIFICATA».
Nel mirino c’è anche la procedura d’urgenza applicata dalla giunta. «Si rileva come all’interno delle stesse deliberazioni non risultano essere state esplicitate le adeguate e necessarie motivazioni di urgenza», si legge nell’avviso della Corte, che appare molto critica sulle giustificazioni della procedura d’urgenza collegate dalla Regione all’esigenza di stimolare il turismo colpito dalla pandemia. «Non è certamente sufficiente», taglia corto il procuratore.
IMPORTO SPROPORZIONATO.
E arriviamo al clou sulla sproporzione dell’importo: «Appare del tutto evidente un sovradimensionamento dell’importo da attribuire alla Società Sportiva», dice Dammicco confrontando le somme per il ritiro a Dimaro Folgarida, per cui il Napoli nel 2018 aveva percepito 175mila euro. E poi: «La cifra abruzzese di 1,2 milioni è priva di qualsivoglia confronto con l’ipotetico indotto che si intendeva ottenere».
LA DURATA E IL RINNOVO
«Altra criticità appare a questa procura regionale afferire alla dimensione temporale della convenzione». Cioè i sei anni più altri sei. L’articolo 5 della convenzione stabilisce «espressamente, del tutto impropriamente e ingiustificatamente» la facoltà del Napoli di estendere la durata dell’accordo per altre sei estati, «in evidente contrasto con i principi di economicità, efficacia, trasparenza, imparzialità, parità di trattamento e proporzionalità, con conseguente danno derivante dal mancato risparmio che l’Ente avrebbe potuto ottenere sulla base di una rinegoziazione del contratto in scadenza, eventualmente anche con un diverso operatore economico. In conclusione emerge una attività politica e gestionale superficiale e negligente». Sembra già un verdetto. Ma è ancora tutto da dimostrare.
IL DANNO IPOTIZZATO.
Il procuratore però calcola quale sarebbe stata la cifra congrua: «Gli importi noti riguardanti analoghe situazioni giustificherebbero una cifra annuale di 250mila euro». Contro il milione più Iva pattuito. E da qui scaturisce il presunto danno alle casse della stessa Regione: «Si ritiene, quindi di quantificare il danno nell’importo di 750mila euro nette per ogni annuale corresponsione», conclude la Corte che chiede ai cinque di motivare la delibera e gli atti successivi, altrimenti dovranno risarcire 1.739.987. Una cifra che però è destinare a crescere per ogni anno in più di ritiro pre campionato del Napoli a Castel di Sangro. Cosa farà a questo punto la Regione che è anche parte offesa?