Montesilvano, la casa del falso povero diventa centro per bambini

Confisca a un rom “disoccupato” ma con un appartamento da 250 mila euro divenuto oggi di proprietà del Comune che ne farà una casa famiglia

MONTESILVANO. Il tribunale di Pescara ne ha disposto il sequestro fin dal 9 giugno del 2009. Da ieri, quell’appartamento del valore di 250 mila euro di proprietà di un rom di 32 anni, disoccupato con moglie e tre figli a carico, è diventato di proprietà del Comune di Montesilvano che ne farà una casa famiglia: per i giudici, da quelli di Pescara fino a Roma, il rom Ferdinando Spinelli non è riuscito a giustificare come ha fatto a trovare i soldi per comprare l’abitazione ed è scattata la confisca. Un centro per bambini nella casa confiscata ai rom. Ci sono voluti 5 anni e una trafila giudiziaria cominciata al tribunale di Pescara e finita con un ricorso rigettato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ma la casa con porticato, salone, cucina, due bagni e due stanze da letto è passata all’Azienda speciale per i servizi sociali che, nel giro di un mese, aprirà un centro diurno o una casa soggiorno per bambini e ragazzi allontanati dalle famiglie. Nessuno di loro utilizzerà la cassaforte trovata (vuota) sotto la lavastoviglie, in cucina.

Ieri alle 9, carabinieri, poliziotti, finanzieri, vigili del fuoco, vigili urbani e medici del 118 si sono presentati in via Adige 14 per sgomberare l’appartamento: più di 4 ore dopo, con la strada rimasta chiusa al traffico, la casa da 120 metri quadrati è stata liberata. Un viavai di scatoloni, maxi televisori prima poggiati sul marciapiedi e poi caricati nelle auto, elettrodomestici e mobili stipati sui camion.

A Montesilvano esiste già una casa famiglia gestita dall’Azienda speciale: 10 posti letto in una casa a due piani di via Trieste. Troppo pochi, tanto che, in città, ci sono altri due centri privati gestiti da cooperative. È un affare l’assistenza ai minorenni: per i minori allontanati dalle famiglie, il Comune spende quasi 500 mila euro all’anno. Una spesa che, per il Comune di Pescara, arriva a sfiorare i due milioni di euro. Con questi numeri, si capisce quanto è importante per l’amministrazione poter contare su un’altra struttura pubblica che, come dice la delibera dell’ex giunta Di Mattia che affida l’immobile all’Azienda speciale, «da una parte consente di implementare sul territorio comunale un servizio sociale importante, dall’altra favorisce la razionalizzazione della materia dell’assistenza convittuale e semi convittuale in funzione anche della ottimizzazione delle risorse». Vuol dire che il Comune potrà garantire l’assistenza ai minori senza rivolgersi ai privati e, in caso di disponibilità, potrà accogliere minori da altre zone e ottenere così delle entrate. Presenti allo sgombero, insieme al tenente dei carabinieri Christian Petruzzella, anche il direttore dell’Azienda speciale Eros Donatelli, il segretario generale del Comune Alfredo Luviner e il dirigente del settore amministrativo Bruno Terenzi. L’obiettivo di Donatelli, chiamato a dare razionalità a un ente che le inchieste giudiziarie hanno dipinto come un «parentificio» a uso e consumo della politica, è riconventire il personale in eccesso abbattendo i costi per l’assistenza dei minori e migliorando il servizio. Infatti, il Comune non può sottrarsi: garantire l’assistenza convittuale e semi convittuale ai minori è un obbligo.

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