Montesilvano, otto anni a Mirabilio: il re dei night a luci rosse
Sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione: condannato il titolare di diversi locali notturni
MONTESILVANO. Otto anni e 10 mesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. È quanto dovrà scontare Ottavio Mirabilio, 69 anni, di Montesilvano, principale imputato dell’inchiesta “Lucignolo”, un’operazione scattata nel 2004 che ha coinvolto 39 indagati a vario titolo per complessivi 101 capi di imputazione.
La maxi operazione ha portato alla luce un giro di prostituzione che coinvolgeva diverse ragazze straniere adescate nei Paesi dell’Est, principalmente Romania, Polonia e Lituania, tutte fatte venire in Italia con la promessa di diventare ballerine. Gli spettacoli, però, avvenivano nel night dove, tra un ballo e una bevuta, le ragazze erano costrette a prostituirsi. A distanza di dodici anni dal primo blitz, scattato dopo la denuncia di un imprenditore di Isernia che si era innamorato di una delle giovani straniere, i giudici del Tribunale di Pescara, ieri mattina, hanno confermato quasi tutto l’impianto accusatorio del pubblico ministero Andrea Papalia, anche se nel frattempo diversi i reati sono stati prescritti, a partire dall’associazione a delinquere.
Il Tribunale ha, dunque, confermato anche il ruolo di primo piano di Mirabilio – titolare dei night club Regine e Lenny di Montesilvano, oltre che del Menphis di Villareia di Cepagatti, il Petra di Popoli e La bussola di Alba Adriatica – ritenuto il capo dell'organizzazione. Il montesilvanese, condannato a otto anni e 10 mesi di reclusione (contro i 10 anni chiesti dal pm), era stato indagato anche per il reato di violenza sessuale perché, stando all’accusa, avrebbe spesso esercitato una sorta di jus primae noctis, costringendo le nuove arrivate a passare dal suo letto prima di cominciare a lavorare nei suoi locali. Ma questo reato, così come l’associazione a delinquere, hanno avuto tempi di prescrizione più brevi rispetto al lunghissimo processo, reso complicato non solo dalla presenza di numerosi imputati, diversi dei quali stranieri, ma anche e soprattutto dai tanti testimoni, principalmente ballerine coinvolte, difficilmente rintracciabili.
Condanne di 6 anni confermate dai giudici anche per diversi imputati, stando alle indagini, avevano il compito di «reclutare» le ragazze nei loro Paesi di origine, principalmente la Romania, all’epoca ancora fuori dall’Unione Europea. Vanno da due a tre anni, invece, le pene infliutte a una serie di collaboratori di secondo piano, come camerieri e accompagnatori che avevano anche il ruolo di controllare le ballerine nei loro giorni liberi.
La maxi inchiesta ha messo in luce due modalità utilizzate da Mirabilio e i suoi collaboratori per «regolarizzare» le ragazze. In alcuni casi, secondo la tesi dell’accusa, le ballerine venivano fatte arrivare in Italia come turiste, con un permesso di soggiorno di tre mesi. E per eludere i controlli le giovani dovevano intrattenere i clienti avendo sempre in tasca un biglietto d'ingresso nel locale.
L'altro escamotage consisteva nel beneficiare della sanatoria con false dichiarazioni di emersione, con tanto di buste-paga da decurtare dai compensi, in cui le straniere risultavano trovarsi in Italia prima del 9 giugno 2002, data di entrata in vigore della legge contro l’immigrazione clandestina. La permanenza delle ragazze veniva prolungata con certificati di false malattie. Quanto ai clienti dei night, spendevano 15 euro ogni 20 minuti di conversazione con l’entraineuse di turno e per una cena fuori si andava dai 250 ai 300 euro.
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