Montesilvano, svolta nel caso dell’agguato in strada: tracce di Dna su un coltello

L’arma è stata trovata nel luogo dove Carlo Pavone, 42 anni, è stato ferito alla testa con un colpo d’arma da fuoco

MONTESILVANO. Tracce di Dna sul coltello trovato sul luogo dell'agguato a Carlo Pavone, l'ingegnere 42enne che lo scorso 31 ottobre è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco alla testa dopo essere uscito di casa per andare a buttare la spazzatura, a Montesilvano. È quanto emerso dagli accertamenti irripetibili effettuati dal Ris di Roma sul materiale trovato sulla scena del crimine. Per cercare di capire a chi appartenga il Dna trovato sull'arma, i Carabinieri del Reparto operativo di Pescara, coordinati dal colonnello Giovanni Di Niso, hanno effettuato tamponi salivari su alcuni sospettati. Nel corso delle indagini, i militari hanno sequestrato anche un fucile, ma il Ris non ha potuto accertare se sia la stessa arma da cui è partito il colpo, perchè si tratta di un modello ad anima liscia, che non lascia segni.

Nella vicenda, al momento, non risultano indagati. Pavone fu trovato a terra, agonizzante, da alcuni passanti. Inizialmente i medici avevano pensato a un aneurisma con successiva caduta; solo la tac aveva fatto emergere la presenza del proiettile. Lo scorso 22 gennaio il 42enne è stato trasferito dal reparto di Rianimazione dell'ospedale di Pescara ad una struttura di riabilitazione di Potenza Picena (Macerata). Per far luce sull'accaduto in Abruzzo sono arrivati, oltre agli uomini del Reparto investigazioni scientifiche, anche quelli del Raggruppamento operativo speciale (Ros). Delle indagini si occupano i Carabinieri del Reparto operativo e quelli della Compagnia di Montesilvano.

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