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Montesilvano, ucciso da un'auto il cervo avvistato tra le case

Il pomeriggio di domenica aveva passeggiato fino a Santa Filomena, ieri sera l'investimento. Inutili le telefonate dei cittadini alla Forestale: "Il cervo se la cava da solo". La carcassa abbandonata ancora in strada. L’esperto: la presenza di selvatici al livello del mare dovuta ai siti agricoli abbandonati e all’aumento dei predatori

MONTESILVANO. Lo hanno trovato morto ieri sera il cervo avvistato più volte, negli ultimi giorni, sulle colline di Montesilvano, al confine con Pescara. Il selvatico è stato investito da un'automobile lungo via De Gasperi, non distante dal luogo degli ultimi avvistamenti di questi giorni che hanno spopolato sul web. Stando alle prime informazioni, il conducente del veicolo si è trovato l'animale di fronte in piena curva e non ha potuto fare niente per evitarlo. Nessun problema per l'automobilista. Sul posto sono in corso i rilievi della polizia stradale di Pescara mentre si attende l'arrivo del servizio veterinario della Asl per la rimozione della carcassa. Ma in tarda mattinata la carcassa era ancora in strada.

L’animale si aggirava nelle zone comprese tra Santa Filomena e contrada Macchiano, zona Colli, vagando con tranquillità tra le aree più verdi e le abitazioni del quartiere. La presenza del cervo è diventata subito virale sui social media, e sollevato interrogativi sulle ragioni del suo arrivo nella “città del cemento”, ben lontana dal suo habitat naturale. Tanti i cittadini che in questi due giorni hanno telefonato alla Forestale per segnalare la presenza del selvatico sulle strade, nelle vicinanze della tangenziale e alle abitazioni, visto che poteva rappresentare un pericolo proprio per gli automobilisti, ma la risposta sarebbe stata sempre la stessa: "Se la sa cavare da solo".

«Credo che tutti gli avvistamenti si riferiscano allo stesso esemplare di cervo», ha detto il sindaco di Caramanico, veterinario del Parco nazionale della Majella, Simone Angelucci, interpellato come esperto, dopo aver visionato le foto dell’animale. «Si tratta di un fusone, un giovanotto, che per spingersi così vicino alle abitazioni, probabilmente, è abituato al contatto con l’uomo. In ogni caso non è un fatto così strano che cervi o caprioli, soprattutto in giovane età, si allontanino dall’areale, dove invece gli adulti vivono in branco, per andare alla ricerca di nuovi luoghi da colonizzare».

Una presenza normale, dunque, a detta del sindaco secondo il quale, all’origine del fenomeno, ci sarebbero soprattutto due fattori: «Innanzitutto, il numero crescente di terreni agricoli abbandonati, anche a causa della crisi, dove la presenza della vegetazione incolta crea rifugi per gli animali a pochi passi dalle abitazioni», spiega, «poi la densità dei predatori presenti nelle zone faunistiche che, “paradossalmente”, rende le aree più periferiche e collinari delle città luoghi più sicuri per questi ungulati selvatici. Che poi è lo stesso motivo per cui altri animali, ad esempio i lupi, si spingono sempre più vicini alle città, com’è accaduto nei giorni scorsi ad Abbateggio». Si tratta insomma di un fenomeno destinato a crescere, a detta del sindaco-veterinario, ecco perché a suo giudizio dovrebbe avere priorità un piano di gestione di questi animali, così come accade nel Nord Italia. «Stiamo assistendo a una positiva rinaturalizzazione del territorio», dice, «che se non controllata a dovere rischia alla lunga di causare danni agli animali e alle colture che sorgono al di fuori del Parco».

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