PESCARA
Mosaico romano dalla golena al Museo delle Genti: scoppia la polemica
Iniziati i lavori di distacco e ricollocazione del prezioso reperto. Ma Italia Nostra chiede di lasciarlo al suo posto
PESCARA. Il mosaico romano del III secolo dopo Cristo, dopo 20 anni dalla sua scoperta lungo la golena sud del Fiume Pescara, sarà spostato e collocato al Museo delle Genti d'Abruzzo. Lo riferisce il sindaco di Pescara Carlo Masci in un post su Facebook seguito, immediatamente, dalle critiche dei membri dell'associazione Italia Nostra che si occupa di tutela del patrimonio storico, artistico e naturale.
La decisione del sindaco è motivata da fini pratici: lo spostamento del mosaico dalla golena al museo farà in modo "che tutti possano ammirarlo, a testimonianza degli antichi insediamenti alla foce del fiume Aterno", ha scritto Masci, aggiungendo che "noi non ci fermiamo mai per la nostra Pescara".
Opposta invece la visione di Italia Nostra che attacca i lavori per il “Distacco e ricollocazione in altra sede del mosaico romano” proponendo invece di non allontanare il prezioso reperto dal suo contesto. "Tutti i materiali di allettamento dell’opera e le aree circostanti il brano musivo - si legge in una nota - saranno distrutte o danneggiate; lo stesso mosaico rischia la sua integrità in un’operazione che comporta il rischio di scomposizione delle tessere; tanto che la asportazione delle superfici musive o affrescate dai propri supporti da tempo non viene praticata se non in casi di imminente e comprovato pericolo di deterioramento delle opere. Qui si modificherà uno stato dei luoghi che, invece , restituisce la ricchezza della stratificazione, dall’epoca preromana all’Alto Medioevo, oggetto ormai di studi ed indagini pluridecennali. Questo intervento lascia intendere la direzione in cui si vuole andare: recuperare l’oggetto e farne una esposizione avulsa da ogni lettura contestuale , per abbandonare ogni ipotesi organica di scavo e messa in valore delle importanti vestigia che, su entrambe le rive del fiume, stanno ancora riemergendo". Insomma "in assenza di un pericolo imminente di deterioramento - scrive ancora Italia Nostra - si interviene temerariamente su un bene tutelato mettendolo a rischio".
L'associazione chiama in causa la Soprintendenza chiedendo di "vigilare e valutare con il massimo rigore le condizioni del reperto, sia sotto il profilo dello stato di conservazione, sia spiegando senza ombra di dubbio quali sarebbero i pericoli che corre se lasciato nel luogo dove sta da millenni (e che dovrebbero risultare maggiori di quelli creati col distacco), ragguagliando anche sul contesto e sulla sua integrità, una volta eseguito il distacco, alla luce della copiosa letteratura scientifica disponibile e degli ulteriori approfondimenti analitici". Al Comune comunale si chiede la convocazione del tavolo tecnico congiunto, istituito già nel 2015 proprio per valutare la ipotesi di conservazione o distacco del frammento musivo, formato dall’assessore, dai tecnici comunali, da rappresentanti della Soprintendenza, della direzione nazionale del Mibac, della Soprintendenza regionale beni librari e biblioteche, l’assessore regionale al ramo ed esponenti delle maggiori associazioni per la tutela, tra cui Italia Nostra. "Quel tavolo è ancora aperto - dice Italia nostra - non avendo prodotto un suo parere, in quanto l’ipotesi “distacco” sembrava accantonata; oggi esso può e deve svolgere un ruolo molto importante; sarebbe una grande occasione per assumere scelte consapevoli e condivise, sospendendo fino ad allora i lavori. Infine, nel mentre si offre ogni collaborazione per l’approfondimento del tema, si diffida dal compiere azioni irreversibili che possano danneggiare un bene pubblico tutelato ed irripetibile a danno della intera comunità".
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