Multa fantasma al questore, caso archiviato a Pescara
Passamonti “scagionato”: era in servizio. Ma resta il clima di veleni: non è accertato chi ha fatto sparire le pagine del registro
PESCARA. Caso archiviato. Il questore Paolo Passamonti esce indenne dal caso della multa fantasma, ma il provvedimento (datato 6 dicembre 2014) non attenua il clima di veleni che si respira ormai da tempo nella caserma della polizia municipale di via del Circuito dove, per quella vicenda, per i quattro vigili che l’hanno denunciata anche in televisione, il comandante Maggitti ha avviato un procedimento disciplinare, mentre il Movimento Cinque stelle già autore di interrogazioni e denunce, continua a chiedere la rimozione del comandante.
L’archiviazione. Il gip Maria Carla Sacco ha accolto la richiesta formulata lo scorso 4 agosto dal procuratore capo Federico De Siervo e dal sostituto Giampero Di Florio, motivando così la sua decisione: «Le esaustive, dettagliate, compite indagini preliminari svolte, atteso il lungo lasso di tempo trascorso fino al momento della presentazione della denuncia, non hanno permesso e consentito di accertare chi materialmente abbia soppresso pagine intere del registro cronologico delle rimozioni del comando di polizia municipale di Pescara. Gli autori del reato sono allo stato ignoti e non emergono elementi per indagini utili alla loro identificazione».
La telefonata. Dunque, Passamonti è assolutamente estraneo a quanto avvenuto intorno alla multa della sua auto per divieto di sosta l’8 dicembre del 2011, e a “scagionarlo” è proprio il comandante Maggitti il quale, ascoltato dagli investigatori il 6 aprile del 2013 (pochi giorni dopo che il caso era stato portato alla ribalta dal quotidiano Il Tempo), dice di essere stato informato telefonicamente dal questore che la sua auto era stata prelevata dal carro attrezzi della polizia municipale. E, in riferimento alla telefonata del questore, Maggitti spiega agli inquirenti: «Mi fece presente che la vettura era lì in quanto lo stesso era impegnato in attività di servizio ed in modo educato e sereno mi chiedeva se potevo mandare qualcuno a prelevarlo sulla via Fabrizi per riaccompagnarlo a riprendere l’autovettura». Così, Maggitti contatta l’ufficiale di servizio, il maggiore Sergio Petrongolo per dirgli, come racconta lo stesso comandante, «di andare personalmente a prendere il questore in via Fabrizi» e di attivarsi per la successiva restituzione del mezzo al questore. Il quale («permanentemente in servizio» come ricordano i pm citando un regio decreto del 1907) quel giorno andò a sue spese nella zona di via Galilei per controllare l’avvio dei servizi straordinari di prevenzione e controllo disposti dal giorno prima per tutta la durata delle festività.
Dice ancora Maggitti agli inquirenti: «Da quanto ho potuto ricostruire, dopo poco il dottor Passamonti giungeva presso la nostra sede dove era già presente il carro attrezzi con il veicolo. Una volta scaricata l’autovettura, l’auto veniva restituita all’avente diritto senza consegnare allo stesso alcun verbale».
Ci pensa il comandante. Dunque, con disposizioni orali, e in “autotutela”, come scrivono i pm, Maggitti «non provvedeva alla contestazione della contravvenzione e restituiva l’autovettura al questore», come d’altra parte conferma il maggiore Petrongolo. Lo stesso che riferisce di aver ritirato il preavviso di contestazione dal parabbrezza della Mercedes del questore, di averlo unito alle due copie redatte dalla pattuglia e già presenti nel registro cronologico delle rimozioni, e di aver provveduto a redigere una nota scritta per l’ufficio verbali con la seguente dicitura «Verbale di rimozione n.(...) ci penserà domani mattina il Comandante».
La multa sparita. La storia sembra chiusa, ma, scrivono i pm, non seguono i provvedimenti formali che avrebbero evitato ogni illazione sulla legittimità dei comportamenti tenuti». Perché a un certo punto, come denuncia il 13 marzo 2013 il vigile urbano autore della multa, quella multa sparisce. E diventa fantasma, come racconta il primo aprile di quell’anno un quotidiano locale. Ma chi la fa sparire e perché, se tutto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sembra essere stato fatto in trasparenza?
Va detto che il 31 maggio del 2012 al comando entra in vigore il nuovo sistema informatico di gestione delle rimozioni e tutti i registri cartacei vengono custoditi nell’ufficio cassa in un armadio blindato. È il vigile addetto all’Ufficio cassa a riferire agli inquirenti, il 19 aprile 2013, che «il 3 o 4 aprile 2013 il responsabile del servizio gli chiedeva di verificare il registro cronologico in questione, circostanza nella quale scopriva, unitamente al suo superiore, la mancanza di alcune pagine dal registro stesso». Lo stesso agli inquirenti precisa che «verso la fine di marzo 2013 lo stesso registro gli veniva richiesto dal maggiore (...) che lo visionava e disponeva che lo stesso fosse lasciato fuori dall’armadio blindato per una più facile consultazione da parte sua».
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