NATALE DEL PERDONO NEI GESTI DEL PAPA
Il bambino avrà avuto poco meno di sette anni, anche se la corporatura minuta lo faceva sembrare più piccolo. Aveva fatto festa come tutti per accogliere l'Arcivescovo in visita nella sua scuola. Al momento del dialogo, cui invito sempre i ragazzi, alza la mano deciso e chiede serissimo: "Padre Bruno, tu dici che Dio esiste. Ma se esiste, perché non lo vediamo?". La domanda è lanciata così, tutta d'un fiato. Mi sorprende inizialmente la profondità della richiesta, ma supero subito lo stupore perché conosco i bambini e so come siano capaci di fare domande ben più serie e radicali degli adulti, con totale spontaneità, come se niente fosse. "Bambini", chiedo per iniziare a rispondere: "vi ricordate quando stavate nel pancione di Mamma?". Un coro di sì mi sommerge. Solo qualche "smemorato" sembra non ricordarsene… Chiedo ancora: "Nel pancione di Mamma, c'era la luce elettrica?". I bambini mi guardano come stupiti che il vescovo non sappia che nel pancione delle Mamme non è prevista la luce, e mi rispondono in coro: "Noo!". Continuo: "Quindi stavate nel buio. Eppure Mamma c'era e vi dava da mangiare, se no non sareste cresciuti fino a nascere e a vederla con i vostri occhi!". Le faccine s'atteggiano a un sorriso meravigliato. "Vedete", continuo, "Dio è come la grande Mamma del mondo. Noi siamo in Lui, portati da Lui con tenerezza infinita, fino al giorno in cui nasceremo alla vita eterna e lo vedremo faccia a faccia". Il piccolo teologo che aveva posto la domanda sembra contento. Ancor più lo sono io per aver superato l'esame… Ed è partendo da questo esame che vorrei fare quest'anno i miei auguri di Natale ai lettori: vorrei che per tutti esso fosse la scoperta o la riscoperta dell'amore infinito con cui siamo amati da Dio, ciascuno in particolare e tutti insieme. Vorrei che fosse possibile a ogni mente capire che è questo che viene a dirci il Figlio di Dio che si fa uomo per noi, e che fosse possibile a ogni cuore sentirsi amato da Lui, al di là di ogni stanchezza o prova o caduta.
Natale è la festa della tenerezza di Dio, quella tenerezza che è misericordia sempre nuova, perdono offerto senza misura, gioia di un incontro d'amore di ciascuno col Padre celeste e col Figlio Gesù. Motivi tutti che Papa Francesco non si stanca di ricordarci con la semplicità delle sue parole e l'eloquenza dei suoi gesti.
A questo messaggio aggiungerei il richiamo della conseguenza, che esso comporta sul piano dei nostri rapporti: e cioè, che è necessario per tutti trovare la forza di una nuova fiducia reciproca, che ci faccia ritrovare uniti al di là dei naufragi possibili delle nostre relazioni vitali, delle solitudini amare, della sfiducia di poter cambiare le cose. Quanto abbiamo bisogno di questa fiducia! L'ottimismo dominante nella stagione delle "vacche grasse", in cui il consumismo sembrava contagiare tutti e molti si avventuravano a spendere ben oltre le loro possibilità, ha ceduto il posto - in questa già troppo lunga stagione delle "vacche magre" - a un pessimismo diffuso, che per tanti è solo la dolorosa esperienza del vuoto creatosi nelle prospettive del proprio lavoro e del progresso sociale ed economico della società nel suo insieme. D'altra parte, - ragiona qualcuno - come si può stare allegri quando si è perduto il lavoro in età matura, o si è giovani e si vedono davanti solo proiezioni di disoccupazione galoppanti?
Non è difficile constatarlo: il clima che si respira sembra proprio di generale smarrimento, tanto lontano dalla cieca fiducia che tanti nutrivano sulle possibilità di autosviluppo del mercato, come se bastasse favorire il liberalismo economico più ampio per vedere fiorire il benessere di tutti.
La sfiducia sembra poi più che giustificata dall'analisi delle ragioni originarie della crisi, tenuto conto del prezzo amaro pagato da chi ha creduto nelle promesse dell'economia virtuale della finanza, fatta passare per economia reale, quasi fosse veramente fondata sulla produzione e sui consumi effettivi. In questa luce, non sorprende la disaffezione dall'impegno politico di base, come dalla militanza vissuta con passione per scopi alti di giustizia e di promozione umana. Non è difficile osservare, però, che la sfiducia non produce soluzioni, le allontana anzi sempre di più.
Come ci insegna la storia della rinascita del nostro Paese dopo la barbarie e le distruzioni della seconda guerra mondiale, è la fiducia il motore di ogni nuovo inizio che sia fecondo e costruttivo per tutti. Natale, festa di un Dio che non si stanca di cominciare da capo, richiama tutti, credenti e non credenti, figli e protagonisti di questa società segnata dal Grande Codice che è la Bibbia ebraico-cristiana, a ritrovare le ragioni della fiducia e della speranza affidabile. Per chi crede esse stanno anzitutto nell'annuncio di questo Dio che continua ad aver fiducia degli uomini, fino a farsi uno di noi. Anche per chi non crede, però, la storia del Natale è una sfida a non sentirsi autorizzati a fare del pessimismo la misura di passi che non siano avventati.
Occorre ripartire insieme, nessuno escluso. E se è urgente che ciò avvenga per chi produce e per chi può dare una mano alle imprese (penso alle Banche e alla necessità che escano dall'immobilismo della paura, e alla politica, e al coraggio che più che mai essa richiede per aprire nuove vie di sviluppo…), non meno è urgente che tutti, dal più piccolo al più grande, specialmente chi è giovane, si rimbocchino le maniche per riscoprire i grandi valori della fiducia ritrovata e tradotta in impegno: la sobrietà della vita, la solidarietà dei cammini, l'attenzione ai più deboli, la cura di chi è più solo, la disponibilità di sindacati e lavoratori a guadagnare anche meno pur di guadagnare tutti, accettando sacrifici utili al bene comune (come insegnano i tanti esempi dell’economia tedesca e della storia sindacale della Germania, capoclasse d'Europa).
Natale sarà allora la rivoluzione della speranza, capace di tirare il domani della promessa divina nel nostro presente e di trasformare l'oggi nel tempo di una semina intensa per un nuovo futuro per tutti. L'augurio - e la preghiera che rivolgo al Signore che viene per ognuno e per tutti - è allora che questo Natale aiuti ciascuno a fare la sua parte, e che nessuno si tiri indietro di fronte alle urgenze che implica il nuovo inizio, necessario per tutti!
Bruno Forte
Arcivescovo Chieti-Vasto
SEGUE A PAGINA 16