Naufragio al Giglio, le parrucchiere pescaresiraccontano: "Crisi di panico dopo il disastro"
Le parrucchiere riaprono il negozio e raccontano il dramma alle clienti
PESCARA. «Non ho più niente, due giorni fa ero al centro commerciale ma al momento di pagare, con tutta quella gente dietro di me, sono andata nel panico, ho rivissuto la ressa, l'ansia, e non ho capito più niente». È ancora un conto aperto quello che Barbara Antelmi ha con la notte del naufragio di una settimana fa sulla Concordia. Come la sorella Cinzia e l'estetista Teresa d'Aiello, con cui la parrucchiera dell'«Easy chic» di via Milano era partita da Pescara per partecipare alle selezioni del reality «Professione Look maker», Barbara vuole tornare alla normalità. Vuole, come dice anche Teresa «tornare a essere come prima». Prima di quella notte infernale, del black-out, della scialuppa che non si sgancia, prima di vedere la morte in faccia.
Una paura che è ancora nei loro occhi, nonostante i sorrisi che distribuiscono alle tante clienti che ieri mattina, nel primo giorno di riapertura del negozio, sono andate a riabbracciarle. «Abbiamo parlato di questa crociera per tante settimane», dice Maria Paola Ruggieri, «anzi, avendone già fatte, io stessa le avevo invogliate con consigli sull'abbigliamento e sulla vita a bordo. Quando alle 6 e mezza di sabato ho visto alla televisione quello che era successo ho chiamato subito Rosalba (la dipendente del negozio ndr) e mi sono sentita anche un po' colpevole. Ma la realtà è che c'è stato qualcosa di sbagliato». Anche Maria Rita Filippozzi ieri è passata da Cinzia e Teresa: «È stato mio marito a dirmi che c'erano anche loro sulla nave affondata, e mi è preso un colpo. Ho saputo che stavano bene, ma ci tenevo a venire». È un affetto sincero quello che unisce Barbara e Teresa alle clienti. «La mattina prima che partissero», racconta Sara Di Giannantonio, «ero venuta a salutarle. Ho scoperto via Facebook quello che era successo, le ho chiamate lunedì, per fortuna siamo qui a parlarne».
Tra una messa in piega e una manicure è questo, per Barbara e Teresa, il brindisi più bello, «essere tornate a lavorare, essere tornate alla nostra vita». Ma come fa notare Luisa Vitucci, la mamma di Barbara che nei giorni del dramma si è occupata della piccola Daniela, «li vedo i momenti di assenza, gli sguardi fissi ai pensieri brutti».
«Siamo donne forti», ammette Teresa, «ma non possiamo controllare il nostro inconscio». Ecco il sonno agitato, i risvegli continui, la nausea e il mal di testa al risveglio, il respiro che si blocca in macchina o la paura che arriva all'improvviso. «Come l'altra sera, quando è partito l'allarme di un'auto mentre ero in balcone a stendere in panni e sono andata nel panico».
«Non ce l'ho con l'errore del comandante», conclude Teresa, «ma che di fronte a quel disastro non l'ha voluto riconoscere. Perchè tanti morti si sarebbero evitati se alle 21,30, nella prima comunicazione, non ci avessero detto di tornare nelle nostre cabine e poi, alle 23, che il guasto elettrico era quasi ripristinato e dovevamo mantenere la calma. Mentre lui aveva già abbandonato la nave».
Una paura che è ancora nei loro occhi, nonostante i sorrisi che distribuiscono alle tante clienti che ieri mattina, nel primo giorno di riapertura del negozio, sono andate a riabbracciarle. «Abbiamo parlato di questa crociera per tante settimane», dice Maria Paola Ruggieri, «anzi, avendone già fatte, io stessa le avevo invogliate con consigli sull'abbigliamento e sulla vita a bordo. Quando alle 6 e mezza di sabato ho visto alla televisione quello che era successo ho chiamato subito Rosalba (la dipendente del negozio ndr) e mi sono sentita anche un po' colpevole. Ma la realtà è che c'è stato qualcosa di sbagliato». Anche Maria Rita Filippozzi ieri è passata da Cinzia e Teresa: «È stato mio marito a dirmi che c'erano anche loro sulla nave affondata, e mi è preso un colpo. Ho saputo che stavano bene, ma ci tenevo a venire». È un affetto sincero quello che unisce Barbara e Teresa alle clienti. «La mattina prima che partissero», racconta Sara Di Giannantonio, «ero venuta a salutarle. Ho scoperto via Facebook quello che era successo, le ho chiamate lunedì, per fortuna siamo qui a parlarne».
Tra una messa in piega e una manicure è questo, per Barbara e Teresa, il brindisi più bello, «essere tornate a lavorare, essere tornate alla nostra vita». Ma come fa notare Luisa Vitucci, la mamma di Barbara che nei giorni del dramma si è occupata della piccola Daniela, «li vedo i momenti di assenza, gli sguardi fissi ai pensieri brutti».
«Siamo donne forti», ammette Teresa, «ma non possiamo controllare il nostro inconscio». Ecco il sonno agitato, i risvegli continui, la nausea e il mal di testa al risveglio, il respiro che si blocca in macchina o la paura che arriva all'improvviso. «Come l'altra sera, quando è partito l'allarme di un'auto mentre ero in balcone a stendere in panni e sono andata nel panico».
«Non ce l'ho con l'errore del comandante», conclude Teresa, «ma che di fronte a quel disastro non l'ha voluto riconoscere. Perchè tanti morti si sarebbero evitati se alle 21,30, nella prima comunicazione, non ci avessero detto di tornare nelle nostre cabine e poi, alle 23, che il guasto elettrico era quasi ripristinato e dovevamo mantenere la calma. Mentre lui aveva già abbandonato la nave».
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