Nave affondata, la paura degli abruzzesi a bordo"Sembrava di stare sul Titanic" - TWITTER

Il naufragio con cinque morti e 14 feriti, gli abruzzesi a bordo della Costa Concordia raccontano il boato e la fuga dalla nave che stava affondando: "Difficile raggiungere le scialuppe di salvataggio"
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PESCARA. Il boato, il buio, le urla. E la paura di morire. C'è anche un bambino di 14 mesi tra i 14 abruzzesi che venerdì sera erano a bordo della nave Concordia della Costa Crociere affondata davanti all'Isola del Giglio.

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Chi per lavoro chi per svago, si erano imbarcati poche ore prima da Civitavecchia quando quel giro nel Mediterraneo si è trasformato in un viaggio all'inferno. Un incubo che per fortuna loro possono ancora raccontare.

CHI SONO.
Sono Roberto Biancosino 38 anni, e la moglie Ilaria Macerelli (37), con i due figli di 6 anni e 14 mesi: residenti in contrada Foro, a Francavilla, sono originari di Pietransieri, frazione di Roccaraso. Da Pescara sono partite le parrucchiere Barbara Antelmi (36), Cinzia Antelmi (34) e Teresa d'Aiello (33); parrucchieri sono anche Silvio Luciani (34) e Alessia Balducci (34), lancianese il primo e di Guastameroli come il marito Maurizio Pellegrini (40) la seconda, e Michele C. (27) di Frisa, cuoco sulla nave (preferisce non dare il cognome). Di San Benedetto dei Marsi sono i fidanzati Valentino De Ascentis (32) e Mariangela Di Genova (24) mentre abita a Castel di Sangro, ma è di Cassino, Rosanna Teoli (20), che sulla Concordia ci stava come animatrice.

LE PESCARESI. Un'opportunità di vita e di lavoro. Questo rappresentava la crociera nel Mediterraneo per la parrucchiera Barbara Antelmi, 36 anni, barese residente a Villa Raspa, mamma di una bimba di due anni e mezzo e titolare del negozio «Easy chic» di via Milano a Pescara; per la sorella Cinzia, 34 anni, che nel negozio collabora come esperta di unghie e tatuaggi e per l'estetista anni Teresa d'Aiello, casertana residente in via Vespucci, a Pescara, anche lei mamma di due bambini di 6 e 3 anni che sempre in via Milano gestisce «Passione estetica».
Un sogno che si realizzava perchè su quella nave ci erano arrivate dopo aver passato il provino di «Professione look maker», il reality che proprio sulla Concordia avrebbe scelto, tra i 200 selezionati, i 30 partecipanti al programma televisivo di Francesca Rettondini. Partite venerdì alle 6,30 da Pescara per Civitavecchia, da dove si sono imbarcate nel pomeriggio, sarebbero dovute tornare il 20 gennaio. E invece è successo l'incredibile, con la nave che s'inabissa su un fianco e loro vive per miracolo.

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BOATO E BUIO.
«Stavamo cenando, erano circa le 21,20», racconta Barbara, «quando abbiamo sentito il primo rumore, come di un treno sulle rotaie. Non gli abbiamo dato peso, anzi, abbiamo preso in giro mia sorella che va subito nel panico. Ma c'è stato un boato fortissimo. La nave ha barcollato da destra a sinistra e poi ha girato su se stessa. È caduto di tutto, piatti, tovaglie, bicchieri, e si è spenta la luce. Tutta la nave si è spenta, mentre sono iniziate le urla, con la gente che correva e cadeva». Quello che è successo dopo ce l'ha ancora negli occhi e nelle orecchie Barbara Antelmi, che quelle ore (alle 3 ha raggiunto terra) le racconta tutte d'un fiato mentre si commuove soltanto alla fine, quando rivela: «Arrivata a terra, l'unica immagine che avevo negli occhi era mia figlia». Una bambina di neanche tre anni che Barbara, questo ripete, ha rischiato di non rivedere.
«Mentre la nave continuava a barcollare e la gente correva al buio alla ricerca della cabina, i camerieri ci dicevano di stare calmi, che era un'avaria all'impianto elettrico. Ma la nave si inclinava. Quando siamo riuscite a trovare la nostra cabina abbiamo preso solo la borsa e il giubbotto di salvataggio, per non essere troppo pesanti: non sapevano quello che ci aspettava fuori dal ponte». Ma è proprio sul ponte che il panico si trasforma in disperazione.

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DISPERAZIONE.
«Una volta sul ponte ci hanno fatto mettere vicino alle scialuppe e ci hanno lasciato là, con il comandante che continuava a dire dell'avaria. Ma la nave si inclinava, anche quelli dell'equipaggio hanno iniziato a piangere, e a quel punto è iniziata la disperazione totale, perchè non sapevamo più che fine avremmo fatto. Bambini piccoli, donne incinte, anziani, una scena da Titanic. Noi tre cercavamo di farci forza a vicenda, siamo crollate a turno, io sono anche svenuta. Dopo due ore e mezza ci hanno messo su una scialuppa, 150 persone in tutto con un cuoco a pilotarla. Le prime due erano già partite, invece questa, come altre, si è bloccata, non la riuscivano a sganciare perchè la nave continuava a inclinarsi. Appesi lassù abbiamo rischiato di capovolgerci, ed è successo di tutto: c'era chi vomitava chi orinava, una paura da morire. Quando siamo riusciti a scendere c'era l'inferno, con le persone ancora bloccate negli ascensori. Eravamo sulla parte alta e un signore, un siciliano ci ha gridato di correre sulla parte bassa, che le scialuppe da lì riuscivano a sganciarle. Abbiamo riattraversato tutto il bar, un anziano è rotolato in mezzo alle gambe di mia sorella, che ha cercato di fermarlo ma non ce l'ha fatta. Io pure sono scivolata, se un cameriere non mi avesse presa sarei finita in acqua, per tutta la vita ricorderò i suoi occhi. Perchè poi c'era la forza di gravità che ti spingeva giù. Mentre aspettavamo le scialuppe ho visto l'irreparabile, appesa alla ringhiera per non farmi trascinare giù fino a quando non sono arrivate le motovedette».

TERRA.
«Abbiamo toccato terra intorno alle 3 del mattino. Non avevamo niente, solo pantaloni e camicia. Un freddo terribile, ti giri e ti senti ancora le grida. La gente del posto ha cercato di darci aiuto, ma eravamo quattromila persone tutte assetate, sembrava la guerra. Solo alle quattro ho avuto una coperta». Poi il racconto si interompe, un sospiro e il pianto: «In quella disperazione vedevo solo mia figlia, un dolore atroce. È stato bruttissimo».

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