Nuova denuncia per truffa da 40 mila euro

Due fratelli pescaresi rivelano: anche noi vittime del falso commercialista Bellini

PESCARA. «Sono cartelle pazze»: è quello che avrebbe detto Giacomo Bellini, il falso commercialista di 45 anni, a due fratelli titolari di un bar di Pescara che, a un certo punto, hanno iniziato a ricevere avvisi di pagamento. La stessa risposta già data a cinque tra imprenditori e commercianti, presunte vittime di una truffa che sta crescendo e che, dopo la nuova denuncia di ieri per un buco da 40 mila euro, è arrivata alla cifra di 616 mila euro.

Giacomo Bellini è il nome di un finto commercialista con lo studio in viale D'Annunzio che sarebbe l'autore di un gigantesco imbroglio ai danni di alcuni contribuenti che, dalle fine degli anni Novanta, si sono affidati al consulente fiscale per il pagamento delle tasse, dei contributi previdenziali e assistenziali. Pagamenti che, però, non sarebbero mai stati effettuati da Bellini.
Da lunedì, il suo nome è finito nel registro degli indagati per truffa e appropriazione indebita nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Silvia Santoro e a cui sta lavorando la Guardia di finanza coordinata dal comandante Maurizio Favia.

40 MILA EURO
Ma all'elenco di cinque persone che sarebbero state raggirate da Bellini, si aggiunge adesso il caso di due giovani fratelli che, sempre a cavallo tra il 1999 e il 2000, avrebbero conosciuto Bellini e affidato a lui la gestione patrimoniale: Insp, Inail, Ici e anche la Tarsu. E, secondo uno stessa schema, Bellini si recava dai due giovani, si faceva consegnare la somma che, però, non avrebbe versato. Nella cifra, ci sarebbero anche circa 10 mila euro evase dalla tassa sui rifiuti solidi urbani.

I due fratelli, che preferiscono restare anonimi, iniziano a ricevere gli avvisi di pagamento bollati da Bellini come «cartelle pazze», s'insospettiscono fino a scoprire di avere un buco da 40 mila euro e a ritrovarsi la casa ipotecata. Una drammatica vicenda dai contorni simili a quelli degli altri contribuenti che sarebbero stati truffati: l'incontro casuale con il falso commercialista, la nascita di un rapporto di fiducia e la scoperta di un inganno sfociato, come in questo caso, prima nelle perplessità espresse all'ufficio tributi del Comune di Pescara e poi nella denuncia formalizzata alla Guardia di finanza.

616 MILA EURO
Sono sei, per il momento, i contribuenti che temono di essere stati raggirati dal falso commercialista: sono un parrucchiere, un imprenditore, un pensionato e, poi, titolari di bar e di pizzerie. Piccoli e medi commercianti che si sono affidati al consulente fiscale che ha ammesso di non essere un dottore commercialista ma di avere un centro di assistenza fiscale e che ha respinto tutte le accuse dei contribuenti che si sono fatti vivi in questi giorni per raccontare il loro dramma. I due baristi che adesso si trovano un debito di 40 mila euro, si vanno quindi ad aggiungere a una schiera di contribuenti in cui spicca il caso dell'imprenditore di Elice Antonio Di Sante ridotto in gravi difficoltà economiche dopo l'incontro con il falso commercialista.

Di Sante sarebbe stato truffato per la cifra di 357 mila euro e, oggi, ha ancora un debito di 220 mila euro e due case pignorate. E' stato il titolare dell'azienda artigiana a denunciare per primo Bellini nel 2005 e a far aprire un procedimento penale terminato nel 2006 con una condanna.

E' questo l'anno della sentenza di primo grado del tribunale penale di Pescara che ha condannato per appropriazione indebita il consulente fiscale nato e residente a Pescara.

«Il fatto», come aveva scritto nelle conclusioni della sentenza il giudice dell'epoca Maria Cristina Salvia, «va inquadrato nella fattispecie incriminatrice dell'appropriazione indebita di cui sussitono tutti gli elementi costitutivi, sia oggettivi che oggettivi, e per il quale va comminata la pena di sei mesi di reclusione e il risarcimento e 250 euro di multa».

Al signor Di Sante, che ha raccontato il suo dramma iniziato nel 1999 e che è stato costretto a ridimensionare la sua attività spostandola da Città Sant'Angelo a Elice, restano ancora da pagare 230 mila euro tra imposte erariali, tributi locali e contributi previdenziali. Una cifra enorme che condiziona quasi certamente la sua vita da artigiano.

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