Marco Parravano e Francesco Grecchi

L'AQUILA / PRIMI 5 INTERVENTI

Nuova tecnica ridà i denti a chi li ha persi

Arrivano in Abruzzo gli impianti iuxta-sinusali, nuova frontiera dell’implantologia zigomatica

L’AQUILA . Arrivano in Abruzzo gli impianti iuxta-sinusali, nuova frontiera dell’implantologia zigomatica; nei giorni scorsi sono all’Aquila stati eseguiti i primi cinque interventi nella regione di implantogia zigomatica iuxta-sinusale utilizzando questa nuova tecnica. A eseguire gli interventi è stato il Centro di implantologia dentale diretto dal dottor Marco Parravano, in collaborazione con il reparto di chirurgia maxillo-facciale dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano diretto dal dottor Francesco Grecchi. L’assenza totale di osso mascellare ha da sempre rappresentato un ostacolo notevole per la riabilitazione implantare. Per i casi di estrema carenza ossea, ove impossibile, l’intervento d’elezione è stato per tanto tempo la ricostruzione tramite innesto di osso autologo che prevede un percorso terapeutico molto lungo (più di un anno) fatto di ricoveri ospedalieri, lunghe degenze, anestesie, protesi mobile, rischio elevato di infezioni e complicanze, oltre che dolore e impatto psicologico non indifferenti. L’introduzione nella pratica odontoiatrica dell’impianto zigomatico prevede l’utilizzo di strutture scheletriche del cranio come appoggi per l’applicazione e la stabilizzazione di impianti nell’osso zigomatico. Questa tecnica ha scalzato in modo sorprendente la difficoltà al recupero della funzionalità della bocca, permettendo l’applicazione dei denti nell’arco della stessa giornata nonostante l’estrema carenza di osso mascellare. «Gli impianti zigomatici iuxta-sinusali», spiega il dottor Paravano, «rappresentano il massimo dell’innovazione nella riabilitazione implantologica, poiché garantiscono il recupero immediato di tutte le funzioni nell’arco di un solo giorno, attraverso l’applicazione nella stessa giornata dei denti sugli impianti con l’ausilio di una tecnica chirurgica più semplice, sicura e meno invasiva della precedente senza ricorrere ad innesti ossei e rispettando l’integrità anatomica delle strutture ossee che sono interessate al minimo rischio di complicanze a differenza dei precedenti molto più invasivi e con alte percentuali di rischio».