Ombrelloni e pizze in calo la crisi sbarca in spiaggia

I pescaresi rinunciano al mare o ci vanno solo per poche settimane Da nord a sud il pianto dei balneatori: mai vista una stagione così

PESCARA. Erano, i tempi, in cui si poteva cantare «stessa spiaggia stesso mare». Nell’anno nero della crisi, con l’Imu che incombe e i soldi che non bastano, i pescaresi cambiano tempi e abitudini e, colpo di scena, rinunciano anche all’ombrellone. Quella che a ogni inizio d’estate era una spesa automatica, per centinaia di famiglie è diventata una voce da razionalizzare, o addirittura da eliminare. Altro che stessa spiaggia stesso mare, il ritornello oggi è solo uno: risparmiare.

Lo dicono, da nord a sud, i gestori degli stabilimenti cittadini: non si era mai vista una crisi così. Non fa giri di parole Augusto Ombretta, titolare dell’omonimo stabilimento al confine con Francavilla: «Su 160 ombrelloni, quest’anno ne ho affittati 40. È un pianto. Sono rimasti solo i professionisti e le famiglie in cui lavorano moglie e il marito. In 24 anni non ho mai visto una crisi così».

Il discorso non cambia dal lato opposto della città, al confine con Montesilvano. Racconta Antonietta Graziano dello stabilimento Stella marina: «I soldi non ci stanno, per venire incontro a tutti stiamo proponendo prezzi stracciatissimi, 350 euro con lettino e sdraio, ma non serve. La cosa è grave, e va di pari passo con tutta una serie di problemi con cui dobbiamo fare i conti: dai parcheggi che non ci sono, alla spiaggia che si riduce ogni anno di più. E poi i consumi al banco: ormai si vende solo l’acqua. Di pizzette, al giorno ne vendo 50 meno dell’anno scorso. Va un po’ meglio nel fine settimana». Un centinaio di metri più a sud, al San Marco, il titolare Antonio Sebastiani, alla sua quarantunesima estate al servizio dei bagnanti si lamenta ma tiene duro: «Venerdì non ho venduto neanche trenta pizze, ma abbassare i prezzi no, è già tanto che da tre anni li teniamo bloccati. Ma se ci salviamo è con qualche festicciola, perché altrimenti è veramente nera. E quest’anno più dell’anno scorso, anche se noi lavoriamo sempre 18 ore al giorno: solo per gli ombrelloni abbiamo avuto un calo del dieci per cento almeno. Ma non molliamo». Prova a essere ottimista Giovanna Di Giovanni, del Calypso: «Noi ci salviamo con i ragazzi, anche se un calo c’è stato eccome. Ma siamo solo a inizio stagione, i conti facciamoli alla fine». Parla di un calo del 30 per cento al ristorante e delle pizzette «che si vendono solo grazie alle comitive», Anna Di Davide che con i figli gestisce L’Adriatica, al centro di Pescara. Ma anche qui la musica non cambia: «La crisi si vede in spiaggia: se le palme in prima fila hanno retto, è nel secondo settore, dove sta il ceto medio diciamo, che il calo c’è stato: intanto l’ombrellone si prende in gruppo e soprattutto non più per l’intera stagione: ora calcolano quando hanno le ferie e lo prendono per 15, 20 giorni al massimo. Ma la cosa che mi ha colpito è che chi solitamente pagava tutto a inizio stagione “per togliersi il pensiero”, ora ha dato solo l’acconto, chiedendo di dilazionare la spesa. E poi i consumi: si portano tutto da casa, dal cibo alle bevande, e per questo ai clienti abbiamo messo a disposizione un gazebo e i tavolini da portarsi sotto la palma. Ma per noi è dura: di Imu devo pagare un migliaio di euro, oltre 600 per 4 metri di suolo pubblico, 6mila euro di rifiuti, la concessione balneare: alla fine a fatica riesco a garantire uno stipendio ai miei due figli».

«È diminuita la propensione al consumo», commenta Stefano Fanese della Tramontana, «noi ci salviamo perché abbiamo poco personale, l’attività è a conduzione famigliare, ci stanchiamo un po’ di più ma reggiamo. La verità è che durante la settimana si viene meno al mare, nessuno rinuncia a una sola giornata di lavoro e il risultato, ad esempio, è che di pizze ne sto vendendo il 30% in meno».

«Sono cambiate le abitudini dei pescaresi», taglia corto Pierluigi Napoli che con i fratelli gestisce La conchiglia, sul lungomare Papa Giovanni XXIII: «Da 56 anni abbiamo l’attività e posso dire che il pescarese vive il mare molto meno di una volta: l’ombrellone non si prende più stagionale, ma per 15, 20 giorni, e ci si porta tutto da casa. Ma la sfida è resistere: noi abbiamo fatto un restyling al locale, cerchiamo di invogliare comunque il cliente. Domenica primo luglio, ad esempio, ospitiamo il gioco a quiz Il cervellone: anche questo è un rischio, perché organizzare costa e il rischio è di non coprire le spese, ma ci vuole un po’ di coraggio: chi non risica non rosica».

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