Omicidio Bevilacqua, Fantauzzi al pm: «Ho fatto tutto da solo, Mancinelli non c’entra»
Il killer cambia versione sul delitto al risto-pub e scagiona l’amico, tirato in ballo dopo l’arresto
PESCARA. Il killer di Antonio Bevilacqua ha cambiato la sua versione dei fatti. Di fronte al pubblico ministero Paolo Pompa, che ieri lo ha interrogato in un carcere fuori regione, Massimo Fantauzzi, 46 anni, ha scagionato Nunzio Mancinelli, che la notte del 16 settembre era con lui. Ha chiarito di aver fatto tutto da solo, nell’omicidio del giovane rom, finito con un colpo di fucile dentro il pub BirraMi di via Verrotti, a Montesilvano. In un primo momento, lo stesso Fantauzzi aveva fornito una ricostruzione diversa, tirando in ballo anche Mancinelli, che si è sempre detto estraneo al delitto.
Subito dopo l’arresto, avvenuto dopo otto giorni di latitanza, il killer ha raccontato di aver agito d’intesa con Mancinelli, con cui ha trascorso il pomeriggio, la sera e una parte della notte prima dell’omicidio. I due sono stati insieme nel locale, dove hanno incontrato Bevilacqua e un’altra persona.
C’è stata una discussione, nel pub, Bevilacqua ha pronunciato la parola «infame» e, per fargliela pagare, Fantauzzi e Mancinelli avrebbero pensato ad una punizione esemplare per il rom e l’amico, cioè la gambizzazione. Questa la prima versione fornita da Fantauzzi di fronte al giudice per le indagini preliminari che lo ha interrogato per rogatoria il 26 settembre. In quella occasione l’assassino ha anche detto che il colpo che ha ucciso Bevilacqua sarebbe partito accidentalmente. Poi si è fermato, ha chiesto di parlare con il pubblico ministero pescarese che ha coordinato le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo.
E così ieri Pompa ha raggiunto Fantauzzi, che era assistito dagli avvocati Provenzano e Ferlito, rispettivamente di Pescara e Roma, e lo ha interrogato. Il killer ha confermato le proprie responsabilità, ma ha tenuto fuori Mancinelli, senza fornire dettagli ulteriori sul possibile coinvolgimento dell’altro, come ci si poteva aspettare. Anzi, ha detto di aver agito da solo. Avrebbe anche fatto riferimento agli insulti di quella notte, che lo avrebbero indispettito, e parlato di presunti debiti. Sarebbero state queste le molle che hanno fatto scattare il piano omicida di Fantauzzi. Ma è stato un suo piano, ha detto ieri, non riconducibile a Mancinelli, che quella notte ha bevuto con lui nel pub fino a poco prima dell’omicidio. Tra l’altro il killer non era affatto lucido, proprio per aver bevuto, e non si esclude che abbia assunto altre sostanze.
Mancinelli, tirato in ballo in primo momento dal killer, ha sempre dichiarato la sua innocenza. Ha spiegato di aver accompagnato Fantauzzi a casa dopo la discussione con Bevilacqua e con l’altro, cercando di allentare la tensione, e di averlo lasciato nella sua abitazione per poi tornare da solo al pub, a pagare una birra e a proseguire la nottata. Ma Fantauzzi è tornato lì con la sua moto, con il volto coperto e il fucile in mano. I due si sono ritrovati davanti al pub, dove Fantauzzi ha affiancato e superato Mancinelli, e lo ha spostato con un gesto, una spinta. Mancinelli non ci ha pensato neppure un attimo: vedendo l’uomo incappucciato si è girato su se stesso ed è andato via senza fermarsi neppure dopo aver sentito il colpo di fucile che ha ucciso all’istante Bevilacqua, come mostrano le immagini delle telecamere di via Verrotti.
Mancinelli non solo ha respinto la prima versione di Fantauzzi, ma ritiene infondate anche le accuse nei suoi confronti della famiglia Bevilacqua, convinta del suo coinvolgimento.
Oggi un altro passaggio, a Roma, dai Ris, con l’inizio degli accertamenti sul fucile da caccia con cui Fantauzzi ha ucciso il giovane rom.
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