la tragedia
Omicidio Giulianova, l'autopsia: Cialini ucciso con un solo colpo al cuore
Domani l'interrogatorio di Di Silvestre, il sessantenne che ha accoltellato l'informatico dopo il diverbio stradale. La figlia di nemmeno 6 anni resta l'unica testimone, ma i carabinieri hanno bisogno di altri testimoni per ricostruire tutta la tragedia dall'inizio della lite fino all'accoltellamento
TERAMO. Un colpo al cuore che lo ha raggiunto al ventricolo sinistro provocandogli "un'emorragia massiva": emerge dall'autopsia dell'anatomopatologo Giuseppe Sciarra, su Paolo Cialini, il 47enne ucciso martedì pomeriggio a Giulianova per un diverbio stradale. Un omicidio per il quale è in carcere Dante Di Silvestre, 60 anni, che domani mattina comparirà davanti al gip per l'udienza di convalida e che deve rispondere di omicidio volontario aggravato. Cialini e Di Silvestre, secondo la ricostruzione dei carabinieri, hanno inizialmente discusso per un diverbio stradale, con la vittima che avrebbe colpito l'altro con un calcio e poi con un pugno, prima di risalire in auto e ripartire in direzione di via Verdi. Via dove la sua auto sarebbe stata raggiunta di nuovo dal furgoncino dell'omicida, con la discussione finita in tragedia.
La procura di Teramo intanto prosegue le indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Giulianova e lancia un appello ai testimoni della prima lite stradale, dell'inseguimento e del successivo accoltellamento che ha visto soccombere Paolo Cialini. Al momento l'unica testimone in mano ai carabinieri che indagano sull'efferato o. Il procuratore della Repubblica Antonio Guerriero ha chiesto a chiunque si trovasse in via Orsini di aiutare i carabinieri di Giulianova a ricostruire quanto accaduto poco dopo le 15,30 tra Cialini e Di Silvestre.
«Non so che cosa ho fatto, mi sono rovinato»: ha ripetuto Dante Di Silvestre poco dopo l'arresto tra le lacrime. Una vita normale la sua, come quella di Paolo Cialini, 47 anni, padre e marito della giovane donna che in ospedale urla «Perchè?». Due esistenze parallele quelle di Dante e Paolo, divisi tra lavoro, figli, una quotidianità scandita da riti abituali. «Una persona tranquilla, mai uno screzio con nessuno» dicono del caldaista. «Un uomo mite, incapace di alzare la voce» raccontano dell’informatico. Cialini era di Giulianova e abitava in via Galvani, a pochi metri dal posto in cui si è consumata la tragedia. Era titolare di una società di consulenza informatica nella zona artigianale di Ripoli, a Mosciano. Gran lavoratore, disponibile con tutti e sempre pronto a dare una mano: così lo descrivono i parenti e gli amici che arrivano in ospedale. «Un padre di famiglia legatissimo alla sua bambina», dice un conoscente, «una persona che non avrebbe fatto male ad una mosca. E’ veramente assurdo quello che è successo». Inizialmente in paese si era pensato che Di Silvestre covasso da tempo un odio contro Cialini, ma i carabinieri avrebbero appurato che in realtà i due neanche si conoscevano.
Dante Di Silvestre, 60 anni, è il titolare di una ditta di assistenza caldaie a Selva Piana di Mosciano Sant’Angelo. E’ sposato e padre di due figli, di cui uno impegnato nella società di famiglia e tra i primi ad arrivare sul posto della tragedia. Qualche tempo fa si è trasferito al nord per lavoro ed è rimasto fuori per circa un anno. Poi è tornato a Selva Piana dove ha ripreso la gestione della ditta. «Gran lavoratore, sempre pronto a dare una mano agli altri», raccontano alcuni vicini di casa, «mai uno screzio con nessuno. Noi lo conosciamo bene perchè la famiglia abita qui da molto tempo. Dante è sempre stata una persona tranquilla, sicuramente non è un violento. Una persona calma, che non alza la voce con nessuno, tranquillo con tutti. E’ veramente difficile credere che possa aver ucciso». La ditta di assistenza caldaia è molto conosciuta non solo a Mosciano, ma anche a Giulianova. E ieri era uscito di casa diretto nella cittadina rivierasca proprio per fare un controllo ad un impianto. «Dante non è l’artigiano che si fa attendere giorni», continua il vicino di casa, «lui arriva subito. E’ sempre disponibile. Proprio per questo ha una clientela affezionata che fa sempre riferimento a lui. A volte, quando lo hanno chiamato per delle emergenze, è uscito anche di notte».
E allora, cosa porta un uomo che conduce una vita regolare a prendere un coltello e a pugnalare a morte? Qualcuno, ieri pomeriggio, in viale Orsini si è chiesto: «Perché portare un coltello in macchina? Per il lavoro magari si porta un cacciavite o un altro attrezzo, ma mai un coltello». (ha collaborato Margherita Totaro)
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