Omicidio, impronte di Ciarelli sull’auto
Trovate le tracce del rom arrestato per la morte di Cagnetta. Il pm chiede l’incidente probatorio con tre testimoni
PESCARA. Ci sono le impronte di Angelo Ciarelli sulla Renault Clio della coppia di tossicodipendenti arrivata da Francavilla per acquistare droga a Rancitelli, l’auto parcheggiata al Ferro di cavallo attorno alla quale ha perso la vita Tommaso Cagnetta. A una settimana di distanza dall’arresto del rom di 38 anni, anello portante del clan dei Ciarelli, l’uomo finito in galera con l’accusa di aver sparato e ucciso Cagnetta, si stringe il cerchio attorno al rom: se Angelo Ciarelli si era difeso negando ripetutamente la sua presenza in via Tavo 171 alle 18.45 di lunedì 2, adesso le impronte trovate sull’auto lo incastrerebbero, confermando che Ciarelli si trovava a Rancitelli nel giorno in cui Cagnetta ha perso la vita a 42 anni. Una presenza che sarebbe stata confermata la notte della morte di Cagnetta anche da alcuni testimoni: dichiarazioni che il pm Valentina D’Agostino, titolare dell’inchiesta, vuole cristallizzare attraverso la richiesta di incidente probatorio.
Tracce di Ciarelli e Spinelli. Diverse impronte sulla portiera lato guida, sufficientemente estese e chiare da poter dire che appartengono a Ciarelli: è questo il risultato degli accertamenti che la polizia scientifica del gabinetto interregionale di Ancona ha riscontrato sulla macchina sequestrata, sulla Ranault Clio della coppia di tossicodipendenti andati al Ferro di cavallo. Sul lunotto posteriore della macchina, inoltre, sono state trovate anche le impronte di Manuela Spinelli, la zingara che avrebbe venduto un grammo di cocaina ai due ricevendo 70 euro al posto di 80 euro: una differenza irrisoria che avrebbe accesso la miccia, con la spacciatrice che rincorre la cliente per le scale, la corsa dentro l’auto, la ressa di rom e tossicodipendenti e in cui, all’improvviso, Ciarelli avrebbe sparato mentre Cagnetta si stava avvicinando all’auto.
Spinelli, così, è indagata per favoreggiamento e spaccio di droga mentre successivi approfondimenti sulle impronte trovate sull’auto diranno di chi sono le tracce di una terza persona lasciate sul cofano della Clio.
Il pm: incidente probatorio. Torna anche l’incidente probatorio in questo secondo omicidio che segue di due mesi quello in cui ha perso la vita l’ultrà Domenico Rigante mettendo nei guai due fratelli accusati di aver sparato con due pistole calibro 38: Angelo è rinchiuso a Pescara per la morte di Cagnetta e il fratello minore Massimo Ciarelli è richiuso dal 5 maggio nel carcere di Vasto perché accusato di aver ucciso il giovane tifoso. Se per il primo omicidio il confronto è stato già effettuato non cambiando nulla nell’accusa, stavolta è il pm D’Agostino a chiedere al giudice per le indagini preliminari di acquisire le testimonianze di chi ha assistito alla morte di Cagnetta.
«Tre testimonianze». Perché la richiesta del pm? La squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana che guida le indagini ha acquisito alcune testimonianze di chi, quel giorno del 2 luglio, era in via Tavo e ha visto esplodere il colpo che ha ucciso Cagnetta. Ma in questo lasso di tempo un testimone ha già subìto pressioni e minacce per le sue dichiarazioni. Da qui, quindi, nasce l’esigenza della richiesta di incidente probatorio: i testimoni sono in pericolo, la loro versione potrebbe essere compromessa in particolare, come scrive il pm, «dai componenti della famiglia Ciarelli, tutti soggetti socialmente pericolosi, o da persone vicine» e, quindi, deve essere assunta e cristallizzata. Il pm chiede in particolare che tre persone che erano presenti raccontino «la dinamica dei fatti accaduti a Rancitelli».
La difesa. E’ Giancarlo De Marco a difendere Angelo Ciarelli, in galera dal 3 luglio. «Ciarelli avrebbe ucciso per sbaglio, il colpo è partito inavvertitamente», spiega l’avvocato, «e quindi l’omicidio, nel caso in cui venissero confermate le accuse, è colposo».
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