Omicidio Jennifer, la mamma: «Gettano ombre su mia figlia»
Alla vigilia della seconda udienza del processo a Davide Troilo per l’assassinio della ragazza l’appello di Fabiola Bacci: «Segnali di discredito per distogliere l’attenzione»
PESCARA. A pochi giorni dalla seconda udienza per il delitto di Jennifer Sterlecchini, uccisa il 2 dicembre 2016 dall’ex fidanzato, Davide Troilo, la madre e il fratello della ragazza lanciano un «grido di dolore». Lo fanno perché «a distanza di pochi mesi dall’uccisione di Jennifer comincia a serpeggiare un malevolo segnale di discredito della sua figura», dicono Fabiola Bacci e Jonathan Sterlecchini senza entrare nei dettagli delle sgradevoli vicende a cui stanno assistendo in questo periodo.
Un «segnale di discredito», aggiungono, che è «condito di maldicenze, di offese alla reputazione di Jennifer, infamanti diffamazioni ordite ad arte». Tutto questo nasce, forse, dal desiderio di «distogliere l’attenzione sul vero argomento da affrontare ora e cioè accertare giudizialmente le responsabilità dell’autore dell’assassinio».
Fabiola Bacci e Jonathan Sterlecchini pretendono «rispetto per Jennifer che non c’è più» ma anche «per il dolore che non trova sollievo e mai ne troverà, neppure quando la Giustizia dell’uomo avrà emesso un verdetto».
Riferendosi al tentativo di «discredito» che in questo momento si sta generando sulla figura di Jennifer, i parenti più stretti della ragazza lanciano un messaggio chiarissimo. E dicono che non permetteranno «a nessuno di fregiarsi del vilipendio alla memoria della nostra amata». Questo grido di dolore, fanno notare, si aggiunge al pesantissimo carico che si portano dietro dal 2 dicembre, da quando Jennifer non c’è più. Un fardello ulteriore, «come se non fosse bastata la tragedia che ogni giorno, da madre e da fratello, ci lacera».
La vicenda è appena agli inizi dal punto di vista giudiziario. C’è stata una sola udienza, davanti al giudice Nicola Colantonio, e in quella occasione Fabiola Bacci e il figlio si sono trovati di fronte Troilo, senza mai guardarsi in faccia. Per l’ascensorista di 33 anni accusato di aver ucciso Jennifer mentre stava portando via le sue cose dall’abitazione dove vivevano insieme, l’avvocato Giancarlo De Marco ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato. Ed è stata disposta una perizia psichiatrica. L’incarico sarà affidato nel corso della prossima udienza, fissata per il 28 settembre.
L’accusa nei confronti di Troilo è di omicidio pluriaggravato e De Marco ha già depositato una perizia di parte in base alla quale l’imputato sarebbe stato solo parzialmente capace di intendere e volere, al momento dell’omicidio. Quel giorno Jennifer aveva raggiunto l’abitazione di via Acquatorbida per recuperare tutto ciò che aveva in quella casa e trasferirsi a casa della madre, che la stava aiutando nel trasloco insieme a un’amica. Le operazioni erano praticamente arrivate al termine quando è accaduto il peggio. Dietro la porta di casa (chiusa), mentre la madre di Jennifer e l’amica aspettavano in strada, la 26enne è stata accoltellata più volte, 17 in tutto. E per lei non c’è stato niente da fare.
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