Omicidio Neri, primi due indagati Interrogati per un’ora in Procura
A quasi 4 anni dalla morte del 28enne, il pm Sciarretta convoca due pescaresi dopo il racconto di un testimone Sotto esame il rapporto di conoscenza con la vittima e un giro di affari illeciti legati allo spaccio di droga
PESCARA. Spuntano i primi due nomi nel registro degli indagati per l’omicidio di Alessandro Neri, il giovane di 28 anni che l’8 marzo del 2018 fu ritrovato morto: ucciso con due colpi di pistola calibro 7,65, tre giorni prima del suo ritrovamento in una zona di campagna di Fosso Vallelunga. I due, uno pescarese doc e l’altro di adozione, ieri mattina sono stati interrogati dal pm Luca Sciarretta che conduce l’inchiesta su questo delitto ancora irrisolto.
Nell’avviso di garanzia notificato ai due, oltre al reato di omicidio viene contestato anche quello di sequestro di persona. Un capo di imputazione stringato dove si contesta ai due il concorso nell’omicidio di “Nerino”, come veniva chiamato dagli amici: un delitto che sembra affondare le radici nella microcriminalità pescarese, dello spaccio di stupefacenti di medio e basso livello, ambito nel quale anche «Neri avrebbe fatto parte non in maniera organica, ma collaterale», come disse l’allora comandante dei carabinieri, Marco Riscaldati, nel gennaio del 2019 all’indomani di una retata per droga dove venne arrestato anche un amico della vittima. E l’ambiente in cui si muoverebbero i due indagati di oggi dovrebbe essere molto vicino a quello citato dai militari. E ieri, nell’ufficio del pm Sciarretta, ad assistere agli interrogatori c’erano anche i carabinieri del Ros che da circa un anno hanno preso in mano le indagini che conducono in maniera autonoma e con riservatezza. Durante gli interrogatori sembra che il discorso droga, però, non sia stato neppure sfiorato: il magistrato sarebbe stato più interessato a chiedere ai due se conoscevano Neri; come lo avevano conosciuto; se erano a conoscenza delle attività della vittima. E, naturalmente, quando videro per l’ultima volta Alessandro e se per caso avevano partecipato alle sue ricerche nel marzo del 2018. I due sembra siano già stati sentiti, a sommarie informazioni, proprio nei giorni seguenti il ritrovamento del corpo anche perché uno dei due pare fosse presente fra i curiosi che si erano radunati quel giorno a Fosso Vallelunga. I due avrebbero ammesso la conoscenza e il fatto che erano frequentatori dello stesso circolo, ma nulla di più.
Una serie di domande che potrebbero indurre a ritenere che i due odierni indagati potrebbero rappresentare la strada che dovrebbe condurre a qualche altro personaggio coinvolto nell’omicidio e che potrebbe essere già nel mirino degli inquirenti, alla ricerca di qualche elemento in più per incastrarlo. Questo passo avanti degli inquirenti potrebbe essere legato alle dichiarazioni di un testimone che, alla fine della scorsa estate, sarebbe stato sentito dal pm Sciarretta, sempre alla presenza di due ufficiali dei Ros. Questo testimone potrebbe aver fornito qualche elemento in più per arrivare all’incriminazione dei due odierni indagati.
Un delitto che forse tale non doveva essere: magari doveva essere soltanto un avvertimento a brutto muso da chi aveva qualche sospeso con Alessandro, che lo avrebbe affrontato con una pistola in mano dalla quale sarebbe partito un colpo che raggiunse Neri a un fianco e soltanto dopo venne decisa la sua esecuzione con un colpo alla testa. Molto probabile che la vittima quel giorno avesse un appuntamento con il suo o i suoi assassini, visto che uscì di casa con ben 10mila euro intorno alle 18.05. Parcheggiò la sua 500 rossa in via Mazzini e intorno alle 18.30 era già nella zona di San Silvestro dove il suo telefono fu agganciato fino alle 20.30. Poi per Alessandro arrivarono soltanto due colpi di pistola e la morte.
Tante le piste battute, come quella della Opel Meriva bruciata la notte tra il 5 e il 6 marzo a poche ore dall’omicidio, i cui pneumatici erano compatibili con le impronte lasciate sul luogo del ritrovamento. Un’auto, quella su cui lavorarono i Ris, prima bruciata e poi impacchettata nella pressa dello sfasciacarrozze.
Nell’avviso di garanzia notificato ai due, oltre al reato di omicidio viene contestato anche quello di sequestro di persona. Un capo di imputazione stringato dove si contesta ai due il concorso nell’omicidio di “Nerino”, come veniva chiamato dagli amici: un delitto che sembra affondare le radici nella microcriminalità pescarese, dello spaccio di stupefacenti di medio e basso livello, ambito nel quale anche «Neri avrebbe fatto parte non in maniera organica, ma collaterale», come disse l’allora comandante dei carabinieri, Marco Riscaldati, nel gennaio del 2019 all’indomani di una retata per droga dove venne arrestato anche un amico della vittima. E l’ambiente in cui si muoverebbero i due indagati di oggi dovrebbe essere molto vicino a quello citato dai militari. E ieri, nell’ufficio del pm Sciarretta, ad assistere agli interrogatori c’erano anche i carabinieri del Ros che da circa un anno hanno preso in mano le indagini che conducono in maniera autonoma e con riservatezza. Durante gli interrogatori sembra che il discorso droga, però, non sia stato neppure sfiorato: il magistrato sarebbe stato più interessato a chiedere ai due se conoscevano Neri; come lo avevano conosciuto; se erano a conoscenza delle attività della vittima. E, naturalmente, quando videro per l’ultima volta Alessandro e se per caso avevano partecipato alle sue ricerche nel marzo del 2018. I due sembra siano già stati sentiti, a sommarie informazioni, proprio nei giorni seguenti il ritrovamento del corpo anche perché uno dei due pare fosse presente fra i curiosi che si erano radunati quel giorno a Fosso Vallelunga. I due avrebbero ammesso la conoscenza e il fatto che erano frequentatori dello stesso circolo, ma nulla di più.
Una serie di domande che potrebbero indurre a ritenere che i due odierni indagati potrebbero rappresentare la strada che dovrebbe condurre a qualche altro personaggio coinvolto nell’omicidio e che potrebbe essere già nel mirino degli inquirenti, alla ricerca di qualche elemento in più per incastrarlo. Questo passo avanti degli inquirenti potrebbe essere legato alle dichiarazioni di un testimone che, alla fine della scorsa estate, sarebbe stato sentito dal pm Sciarretta, sempre alla presenza di due ufficiali dei Ros. Questo testimone potrebbe aver fornito qualche elemento in più per arrivare all’incriminazione dei due odierni indagati.
Un delitto che forse tale non doveva essere: magari doveva essere soltanto un avvertimento a brutto muso da chi aveva qualche sospeso con Alessandro, che lo avrebbe affrontato con una pistola in mano dalla quale sarebbe partito un colpo che raggiunse Neri a un fianco e soltanto dopo venne decisa la sua esecuzione con un colpo alla testa. Molto probabile che la vittima quel giorno avesse un appuntamento con il suo o i suoi assassini, visto che uscì di casa con ben 10mila euro intorno alle 18.05. Parcheggiò la sua 500 rossa in via Mazzini e intorno alle 18.30 era già nella zona di San Silvestro dove il suo telefono fu agganciato fino alle 20.30. Poi per Alessandro arrivarono soltanto due colpi di pistola e la morte.
Tante le piste battute, come quella della Opel Meriva bruciata la notte tra il 5 e il 6 marzo a poche ore dall’omicidio, i cui pneumatici erano compatibili con le impronte lasciate sul luogo del ritrovamento. Un’auto, quella su cui lavorarono i Ris, prima bruciata e poi impacchettata nella pressa dello sfasciacarrozze.